21. La verità che si può trovare in un palaghiaccio

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"Lo scienziato che mise 'in ordine' i pianeti, fu Keplero, con le sue due leggi

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"Lo scienziato che mise 'in ordine' i pianeti, fu Keplero, con le sue due leggi. La prima scardinava un dogma millenario, secondo il quale le orbite degli oggetti celesti dovevano essere circolari. Dai conti di Keplero, tuttavia, risultava che per i pianeti funzionassero meglio orbite ellittiche attorno al Sole e che quest'ultimo si trovasse in uno dei fuochi dell'ellissi."


Non mi era mai parso di essere una persona ambiziosa o pettegola. Mi bastavano le cose che possedevo, non avevo aspettative o richieste troppo alte. Avevo passato diciassette anni della mia vita con Ruth, che sicuramente non aveva uno stipendio da miliardaria. A malapena riusciva a pagare la retta della mia scuola. Nemmeno ora che ero da Victor desideravo più di quello che era già in mio possesso. 

Certo era vero che, anche se non necessitavo beni materiali in più, quelli immateriali erano tutto ciò che il mio cuore potesse bramare. Domande, risposte, teorie. Tutto ciò che potevo portare sempre con me. 

Quindi sì, ero in cerca di risposte. 

Perchè il "nulla" che mi aveva offerto Kaleb non mi bastava. 

Sapevo che c'era qualcosa in più, altrimenti Archie non avrebbe reagito come un pazzo, come se gli avessi sparato a una gamba. 

Perciò non poteva essere nulla. Era qualcosa. E volevo scoprire cosa. Perchè oramai c'ero dentro, che a loro piacesse o no. 

«Sicura?»

Guardai Ness. Era già vestita con il completo della squadra di pattinaggio, i capelli legati in una treccia e le scarpe in mano. Intorno a noi, cori da stadio si sollevavano in aria, pronti per la partita imminente. Era la prima del campionato, giocata in casa. Gli Orsi della Morristone Academy avrebbero sfidato i Lupi della Titus High School, i nostri più grandi rivali. I ragazzi erano ancora tutti negli spogliatoi, mentre le cheerleader – ovvero la squadra di Ness e Bea – si stavano preparando a bordo campo, indossando i pattini. A Ness mancavano solo questi ultimi e tra pochi minuti sarebbe dovuta entrare in pista. 

«Certo che sono sicura. Non mi tiro indietro proprio ora» borbottai, osservando i genitori della squadra avversaria che sventolavano bandiere e sciarpe rosse. Il colore degli Orsi era il blu, quello della nostra scuola. Mentre i Lupi erano di un bel rosso magenta. Il campo era diviso a metà: da una parte il colore delle nevi perenni, dall'altro il fuoco del Sole. 

«Potresti» continuò lei, allacciandosi il pattino destro. 

«Cosa?» 

«Tirarti indietro. Se non sei sicura, intendo».

Le avevo raccontato tutto. A lei e a Bea, l'altra sera. Dovevo dirlo a qualcuno, altrimenti sarei impazzita. 

«No. Lo farò».

Ness sollevò lo sguardo. «Vuoi veramente farlo da sola?»

Mi strinsi nelle spalle. «Credo che sia la soluzione migliore. Tu occupati solo di non far entrare nessuno negli spogliatoi dopo la partita».

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