"Nelle notti d'estate le stelle si mettevano a danzare sulle note di una musica leggera e travolgente, carica d'amore e felicità. Erano allegre e passavano le serata a ridere e a ballare, a chiacchierare e ballare ancora, fino allo spuntare del Sole. La Luna, sola e lontana, le osservava con malinconia, nei suoi occhi una scintilla d'invidia. «Perchè ballate?» chiese un giorno. La Stella Polare la guardò e sorrise. «È l'unica occasione che abbiamo per sentirci vicine come delle vere sorelle». Ma la Luna era sola. Lei non aveva sorelle. «Balla con noi», dicevano le stelle. «Danza e sarai nostra sorella». Ma la Luna non voleva. «Io non sono come voi. Noi non siamo sorelle». Le stelle non sapevano come convincerla, non sapevano come farle capire che anche lei sarebbe potuta essere una di loro. Ma una stella – la più luminosa del firmamento – ebbe un'idea. Lei era gentile e buona, aiutava sempre tutti. Non voleva che la Luna fosse da sola. Sirio si fece avanti e prese per mano la Luna. «Siamo tutte figlie del cielo. Sei nostra sorella. Sei come noi». E la Luna ballò."«Posso sapere dove cazzo sei stata?»
Non mi rispose. La mia migliore amica – quella grandissima testa di minchia – sembrava appena uscita da una battaglia contro un esercito di zombie e che avesse perso. I suoi meravigliosi capelli biondi erano uno schifo, raccolti sulla testa in uno chignon disordinato, anche se la maggior parte di essi le ricadevano sulle guance. Aveva delle occhiaie imbarazzanti, il volto pallido e gli occhi spenti.
Mi dovetti correggere. Gli zombie l'avevano portata dalla loro parte. Era più morta che viva.
«Potresti... non urlare?»
«Non sto urlando».
«Sì, invece».
«Io penso che le tue orecchie non funzionino nel verso giusto».
«Credo che tutto il suo cervello non funzioni nel verso giusto».
Mi girai. A parlare era stato un ragazzo alto e muscoloso, con una massa di capelli castani che gli ricadeva sulla fronte. Indossava una felpa grigia chiara sotto cui intravedevo una canottiera bianca. Aveva una paio di jeans neri che gli fasciavano perfettamente le gambe e al collo portava una catenina argentea su cui era appeso un ciondolo che però non riuscivo a scorgere dato che era nascosto tra la felpa e la maglia. Non mi ci volle molto a riconoscerlo.
Aveva due profondi solchi violacei sotto le palpebre, ma per il resto sembrava sempre lo stesso. «Vedo che la serata di ieri ha avuto violente ripercussioni anche su di te, Nial». Sorrisi, felice di rivederlo.
Lui sollevò le spalle e i suoi occhi grigi come il ghiaccio s'illuminarono. «Che ti posso dire, non lascio mai niente al caso».
Lanciai un'occhiata a Ness, ancora ciondolante dietro le mie spalle. «Immagino di dover ringraziare te per com'è messa la nostra piccola Delorence».
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Under the Stars
Подростковая литература/stél·la/ sostantivo femminile Corpo celeste dotato, a differenza dei pianeti, di luce propria. In una piccola cittadina del Vermont - così insignificante che a volte non viene nemmeno riportata sulle mappe - esiste una villa gigantesca. Viene chia...