Capitolo 30

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Adrien non smise di pensare alla discussione avuta con Plagg, e leggere rabbia e delusioni nei suoi occhi felini gli fece andare il cuore letteralmente in frantumi.
Plagg era sempre stato un ottimo amico e consigliere, una spalla su cui piangere sempre pronta a confortarti ed a tirarti su nei momenti più bui.
Petulante e irritante a volte, certo, ma gli voleva bene anche in quelle circostanze. Anzi, vederlo così gli tirava sempre su il morale.
Il biondo si giro' e rigiro' l'anello divenuto ora nero, invece del solito platino, chiedendosi se effettivamente stava facendo la cosa giusta.
Tutto quel pensare gli fece venire un grande mal di testa, ma alla fine prese la sua decisione.
Giusta? Sbagliata? Non aveva importanza, perché quella notte, Adrien avrebbe tradito qualcuno e qualcuno sarebbe rimasto deluso da lui.
Fare quella scelta non gli risultò per niente facile e brividi di terrore gli percorsero la spina dorsale che lo fecero sussultare e desiderare di essere lui un sentimostro e non Felix, così sarebbe bastato chiedergli di schioccare semplicemente le dita per porre fine alla sua vita.
Adrien avrebbe tanto voluto urlare e piangere per esternare quelle emozioni miste che gli attanagliavano il cuore e che lo facevano sentire totalmente inadeguato per il ruolo da super eroe che ricopriva e per il quale era stato accuratamente scelto.
Mai nella sua vita avrebbe creduto di cedere al fascino del male e che si sarebbe alleato con qualcuno che lo costringesse a venir meno una promessa sincera fatta alla sua lady.

"Se non te la senti, ci pensero' io!" Gli aveva detto suo padre senza farsi alcun scrupolo quel pomeriggio dopo che erano usciti dal nascondiglio segreto nei sotterranei della casa.
"Si fida di me, non sarà difficile prenderle gli orecchini."

Ma vedere Gabriel con quello sguardo fiero addosso nei suoi confronti, gli riscaldò il cuore.
Era già tanto se suo padre lo salutava prima che lui uscisse di casa, tramite un monitor, ovviamente, sia mai che lo stilista si scomodasse in un abbraccio o anche semplicemente in una raccomandazione paterna.
Quindi, per Adrien, vedere tutta quella premura, lo fece sentire come un bambino nella mattina di Natale, ed era da tanto che non percepiva sulla pelle quella bellissima sensazione di amore incondizionato.
In ogni caso, sperava, che quella sua manifestazione d'affetto, non fosse solo legata al fatto che aveva scoperto che Adrien vestiva i panni di Chat Noir, e quindi che la bella favola sarebbe svanita una volta che avrebbe avuto ciò che desiderava.
Adrien aveva cercato di far ragionare più volte suo padre mentre si trovavano nei sotterranei, dicendogli appunto che doveva andare avanti e lasciarsi alle spalle l'amore che provava per Emilie, gli aveva anche detto che sarebbe stato disposto ad accompagnarlo da uno psicologo per superare il lutto, proprio come aveva fatto lui per qualche tempo, ma quello che aveva ottenuto era stato l'effetto contrario: Gabriel gli aveva imposto di tradire Lady Bug trasformandosi davanti a lui in Monarch, altrimenti non ci avrebbe pensato due volte ad akumatizzarlo e costretto così, sotto la sua influenza a portarle via i suoi orecchini.
D'un tratto ad Adrien venne in mente la triste storia che le aveva raccontato la sua partner relativa alla sua trasformazione in Chat Blanc, ed il suo cuore aveva perso un battito, pensando che tutto quello che Lady Bug aveva vissuto nell'altra realtà fosse tutto vero, e Adrien, per l'amore che provava per lei, per Marinette, avrebbe fatto meglio ad evitare tutto ciò.
Entrambe sarebbero morte e lui non poteva vivere con questo rimorso che avrebbe finito per divorargli anche l'anima.
*
Ancora qualche minuto e avrebbe incontrato Lady Bug al solito posto, le aveva lasciato un messaggio in segreteria molto impersonale e distaccato, omettendo il luogo dell'appuntamento, ma non era necessario, lei avrebbe capito dove.
Non era pronto.
Non lo sarebbe mai stato.
Adrien si portò le mani all'interno dei capelli biondi, scompigliandoli, stringendoli, maltrattandoli, finchè le unghie non gli si conficcarono quasi all'interno della cute.
Il cuore gli batteva all'impazzata e controllava l'orologio digitale attaccato alla parete ogni secondo, finchè non segnò le ventuno e trenta.
Era giunto il momento di andare da lei.
Tremolante ed ansante, Adrien prese il Miraculous del Gatto Nero da sopra il comodino, fece un bel respiro profondo e lo infilò all'anulare destro.
Tutto successe in fretta, perchè sapeva bene che se Plagg avesse avuto il tempo di parlare nuovamente, lo avrebbe convinto a lasciare perdere tutto e magari a lasciare la città, nascondendosi in qualche angolo remoto della Terra.
Adrien, dopo ver pronunciato le parole magiche, venne avvolto dalla solita luce verdastra e al posto suo apparì Chat Noir.
Si guardo' allo specchio non riconoscendo la persona nel suo riflesso.
"Perdonami!" Sussurrò affranto mentre si apprestava a saltare dal balcone per raggiungere Lady Bug sul luogo designato per l'appuntamento.
*
Chat Noir arrivo' tardi all'appuntamento, circa un quarto d'ora dopo, tanto che Lady Bug continuava a chiamarlo credendo gli fosse successo qualcosa di grave durante il tragitto.
Ed invece se ne stava appollaiato, nascosto dal buio della notte, nel comignolo difronte, continuando a guardare quello che faceva la coccinella su quella terrazza.
A dire il vero nulla di strano, camminava avanti ed indietro con il BugPhone attaccato all'orecchio, con la speranza che gli rispondesse prima o poi.
Ma fu dopo la trentesima chiamata che Chat Noir si degno' di balzare nella sua direzione, scusandosi per il ritardo e se l'aveva fatta preoccupare.
Il sorriso che Lady Bug gli aveva riservato era una delle cose più belle che gli erano capitare fino a quel momento.
"Ti vedo strano, sei sicuro di stare bene? Il messaggio che mi hai lasciato mi ha fatto preoccupare" gli domando' accarezzandogli dolcemente una guancia, alzandogli poi il volto che continuava a tenere abbassato per la troppa vergogna.
I suoi occhi intrisi del riflesso della luna erano bellissimi e sinceri, e non come i suoi traditori.
Ma del resto era nella natura del gatto comportarsi cosi'.
Si fanno accarezzare, ti fanno le fusa facendoti entrare nel loro cuore e poi... Ti artigliano una mano, lasciando un segno indelebile e sanguinante mentre loro se ne vanno soddisfatti della loro opera, sperando così di essere lasciati in pace la prossima volta.
"Si-si" Farfuglio' poco convinto prendendole la mano per baciarla poi.
Lady Bug si senti' pervadere da un senso di calore, ma anche di disagio, in quanto gli occhi di Chat Noir erano spenti e non espressivi come di consueto.
Forse gli era successo qualcosa nella vita privata e lui aveva bisogno di raccontarglielo.
"Ti vedo strano." Gli disse nuovamente buttando giù il nulla.
"Sto bene" Le confermo' volgendole uno sguardo vitreo.
Segui' un attimo di silenzio che duro' il tempo di dieci rintocchi scanditi dalla Cattedrale di Notte Dame.
"Chat Noir" Mormoro' lei avvicinandosi lentamente "...sei come un libro aperto per me e non c'è bisogno di mentirmi." Lady Bug appoggio' i palmi delle mani sulla ringhiera di metallo, molto vicine a quelle del collega.
"Ho paura" Riusci' a dire l'eroe gatto con voce roca.
"Perche'?" Chiese perplessa alzando il volto verso di lui.
"Che questa storia finisca male per colpa mia."
"Siamo una squadra Chat Noir, e ci aiutiamo a vicenda, nulla andra' storto per colpa tua, ne sono sicura."
La spina dorsale di Chat Noir venne scossa da brividi di freddo.
"Lo, lo so." Disse poco convinto distogliendo lo sguardo da quello di lei.
"Perché fai così? Ho-ho fatto qualcosa o detto che non andava?" Lady Bug si avvicino' a lui e d'istinto, Chat Noir l'abbraccio' stringendola forte a se'.
Lady Bug senti' indistintamente le convulsioni del suo petto contro il suo, stava piangendo e non capiva perché.
La coccinella si limito' a rimanere in quella posizione e ad accarezzargli amorevolmente la schiena non chiedendogli più niente, non perché non le importasse, ma perché sentiva che il suo partner aveva bisogno di piangere, forse tutta quella tensione dovuta alla difficile missione che stavano affrontando, lo aveva fatto crollare emotivamente, e lei era lì per sostenerlo ed asciugare anche le sue di debolezze ora.
Del resto lui era stato la sua roccia, il suo porto sicuro fino a quel momento, non si sarebbe di certo aspettata un simile gesto da parte sua.
Freddo...
A Chat Noir bastarono pochissimi secondi, per non dire una frazione, per toglierle gli orecchini con un solo gesto ed allontarsi qualche metro da lei, rimanendo raggelato all'istante.
*
C'era stato poi un silenzio quasi irreale, si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo.
Chat Noir stava ancora imbambolato ad osservare Marinette.
Marinette di rimando non riusciva a muovere un muscolo, intenta ancora a capire se si trovava in uno dei suoi incubi notturni peggiori, oppure se veramente era stato Chat Noir a prenderle il suo Miraculous.
La bocca si muoveva in modo convulsivo mentre si tocca a i lobi delle orecchie dove poco prima c'erano gli orecchini, non riuscendo a proferire alcun suono, attonita ancora per quel gesto vile ed inaspettato.
"Mi dispiace" Riusci' a dire Chat Noir stringendo i pugni punto i fianchi.
Ora che conosceva l'identita' della persona che si trovava dietro la maschera quella sua azione gli mando' il cuore in frantumi all'istante.
La sua lady era niente di meno che la sua migliore amica Marinette, era sempre stata accanto a lui in tutto quel tempo.
"Che hai fatto?" Riusci' a dire Marinette con voce roca.
Chat Noir degluti'.
"Quello che dovevo!" Induri' lo sguardo.
"Perché? PERCHE'" Ripete' isterica puntando i piedi a terra.
"Non capiresti"
"Che significa?"
"Non rendere le cose più difficili, Marinette." Rispose lui dandole le spalle.
"Ti ho detto che una volta sconfitto Monarch avremo rivelato le nostre identita', ma cosi'... Cosi'..."
"Non e' per le identita' che l'ho fatto." La interruppe.
Chat Noir voleva girare i tacchi e andarsene via di li' per la vergogna, aveva deluso la sua partner, la sua migliore amica e l'amore della sua vita.
Ora era tutto finalmente chiaro a Chat Noir!
Il perche' ultimamente si sentiva strano quando era vicino a Marinette, perché desiderava assaggiare le sue labbra, perché il suo sorriso gli riscaldava sempre il cuore mandandolo fuori di testa, perché era geloso se altri ragazzi le ronzavano attorno anche solo per chiederle quando ci sarebbe stata la prossima riunione di classe... Senza accorgersene si era innamorato anche della sua parte più timida ed impacciata.
"E ALLORA PERCHE'??" Marinette era furiosa, e come darle torto.
La persona di cui si fidava aveva appena affondato dritto sulla sua schiena una lama affilata che raggiunse presto anche il suo cuore facendolo sanguinare dalla rabbia e delusione.
Quelle grida di disperazione rimbombarono all'interno della testa di Chat Noir, il quale si accascio' a terra tenendosi il capo.
Nella sua mente si susseguivano le parole di suo padre in contrasto con quelle di Marinette che lo implorava di ridarle gli orecchini.
Ogni verbo era un'agonia che gli faceva mancare il respiro.
Marinette, nonostante il tiro mancino, si precipito' da lui per sorreggerlo.
La fronte di Chat Noir era gronda di sudore e le gote colore cremisi e bollenti, sembrava avere la febbre.
"Che ti prende?" Gli domando' lasciando che la rabbia gli scivolasse via di dosso mentre gli asciugava con il palmo della mano.
Chat Noir non rispose.
"Parla con me, chaton..." Gli sussurro' stringendogli la testa tra le braccia continuando ad accarezzargli i capelli.
Il super eroe gatto si domando' che cosa spingesse quella ragazza ad essere ancora così gentile con lui nonostante quello che le aveva fatto.
"Perdonami..."
Marinette abbozzo' un sorriso.
"L'ho già fatto."
"Senza conoscere il perché del mio gesto?"
"Se avessi voluto farmi del male o portarmi via il Miraculous, te ne saresti andato via, ed invece sei rimasto."
Dopo quelle parole piene di sentimento e di amore verso i suoi confronti, per Chat Noir sarebbe stato difficile spalleggiare il folle piano di suo padre.
*
Continua

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