Capitolo 33

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Marinette rimase in silenzio per qualche minuto, indecisa se il suo partner stesse dicendo la verità o se quello che era appena uscito dalla sua bocca fosse una bugia bella e buona, giusto per convicerla a unirsi alla loro follia.
"Non ti sto mentendo, se è quello che ti stai domandando."
"Pensavo volessi aiutare tuo padre." Convenne lei indurendo lo sguardo.
Chat Noir abbassò il capo per la vergogna.
"Non posso permettermi di perdere te, Marinette. Sei la persona più importante della mia vita e mi sento un verme per come ti ho trattato, ma è stato necessario. Non potevo rischiare che mio padre avesse sguinzagliato delle spie e fatto seguire. Dovevo fargli pensare che non ero più dalla tua parte."
"E dovrei crederti?" Ruggì e l'occhiata che gli lanciò fu peggio di un colpo in pieno petto.
Rabbia, delusione e non solo quello aleggiavano nelle iridi azzurre di Marinette, e se si guardava con più attenzione si potevano vedere delle fiammelle muoversi alimentate dall'odio nei suoi confronti.
Chat Noir deglutì "Sì. Non ho mai avuto intenzione di ferirti e non sai cosa farei per tornare indietro, ma non posso cambiare il passato con un semplice schiocco di dita. Ho bisogno di te, della mia Milady per fermare Monarch. Per fermare mio padre." L' ultima frase gli morì in gola.
"Mi dispiace, Chat Noir. Non posso farlo." Soffiò via riprendendosi il braccio quando il suo partner lo lasciò andare sotto suo preciso ordine.
"Che cosa devo fare per farti credere che non sto affatto mentendo?" Perché era chiaro che solo quello poteva essere il motivo del suo rifiuto difronte la richiesta d'aiuto.
"Non lo so." Marinette scosse il capo un paio di volte. "La fiducia non si riacquista con solo una parola, Chat Noir. Mi ci vorrà del tempo."
"Ma noi non abbiamo tempo..."
"NOI???" Fu quel pronome che fece andare il sangue alla testa a Marinette, mentre a Chat Noir si raggelò solo con il ruggito con cui l'aveva pronunciato. "Non c'è nessun 'noi', e sei stato tu a spezzare questo legame." Marinette puntò l'indice sul suo petto muscoloso un paio di volte facendolo indietreggiare.
"Marinette... Sono sincero se ti dico che mi dispiace ed ero sincero anche quando ti avevo promesso che avremo ripreso tutti i Miraculous; lo so, ho toccato il fondo quando in modo meschino ti ho rubato gli orecchini pugnalandoti alle spalle e me ne sono pentito subito dopo, ma a volte bisogna affondare per poi riuscire a risalire. Non sai quanto desidero riavere mia madre con me, ma so anche che il modo è sbagliato, potrei perdere te, e questo non dovrà mai accadere. Ti ho amato con tutto me stesso dal primo momento che ti ho vista, ci sei stata sempre e solo tu, e non me ne andrò da questa terrazza finché non mi dirai che tu non provi le stesse cose per me."
La corvina deglutì il nulla ascoltando quella dichiarazione d'amore in piena regola, pensando che era da mesi che desiderava sentire parole simili dal suo amato.
Marinette d'istinto lo schiaffeggiò con le lacrime agli occhi e con vigore, lasciando un bel segno rosso su quel bel faccino. Chat Noir rimase quasi impassibile perché se lo era meritato. "Sei uno stupido se pensi che possa cedere alle tue lusinghe. Io... Io... TI ODIO!" Gli urlò non credendo a mezza parola, in realtà Marinette voleva saltargli addosso e baciarlo con tutto l'amore che aveva dentro.
Un sogno che si avverò solo nel momento sbagliato.
Chat Noir divenne più bianco di un lenzuolo rendendosi conto che quella volta l'aveva combinata grossa, ma si era anche reso conto dell'enorme danno che aveva fatto quando lo sguardo gli cadde dentro la botola che Marinette aveva lasciato aperta.
La cameretta sempre in ordine ora era ridotta peggio di quando passa un uragano e abbatte parte della città.
"Marinette..." Soffiò avvicinandosi di piú  all'apertura per sincerarsi delle reali condizioni della stanza, venendo però bloccato dalla ragazza.
"Dove vai?" Gli domandò con gli occhi vitrei ed inespressivi.
"Scusami, Marinette... Non avevo idea... Di... Di..."
"Che cosa? Che mi potevi ferire?" Puntò lo sguardo inquisitore e agghiacciante sul suo affranto e colpevole. "Hai la vaga idea di come mi sto sentendo adesso?"
"Ti-ti ho chiesto scusa."
"E SECONDO TE BASTA???" Berciò.
"No." Abbassò nuovamente lo sguardo.
Nemmeno Chat Noir sapeva bene quali fossero i sentimenti che attanagliavano il suo cuore, quello che era certo però, non se ne sarebbe andato prima che Marinette gli dicesse che lo odiava veramente guardandolo dritto negli occhi.
"Bene, almeno abbiamo la consapevolezza di una cosa." Mormorò convinta.
"Marinette... Io... Non sono perfetto, ma so che l'unica cosa certa è l'amore che provo per te. E non ti sto mentendo, davvero, non so come dirtelo... Altrimenti perché sarei venuto qui da te? Se solo volessi aiutare mio padre starei con lui adesso, e invece sto cercando un modo per fermarlo e solo tu mi puoi aiutare..."
Marinette alzò lo sguardo solo per guardarlo negli occhi, non mentivano ed erano belli e sinceri, proprio come il riflesso della luna piena.
"... Siamo io e te contro il mondo, Milady..." Chat noir le allungò una mano con gli orecchini "... E questi appartengono a te."
La corvina li prese senza pensarci troppo e li indossò facendo comparire Tikki subito all'istante
"Marinette!" Esclamò la kwami alla sua portatrice abbracciandole il viso "...Adrien mi ha raccontato tutto..."
"Ora mi credi, adesso?" Le domandò volgendole uno sguardo sincero e tenero, se nemmeno la sua kwami era in grado di convincerla allora non sapeva davvero che cosa avrebbe dovuto fare.
Improvvisamente Chat Noir sentì schiena e bacino farsi incredibilmente caldi e le mani di Marinette accarezzargli amorevolmente la schiena muscolosa.
"Sei un cretino, Chat Noir." Gli disse appoggiando la sua testa sul petto del partner, di rimando, lui s'inebriò del profumo di fragola che i suoi capelli emanavano.
"Mi dispiace, Marinette. Non ho mai chiuso occhio a causa del tiro vile che ti ho giocato."
"Non farlo mai più."
"Mai." Seguì un momento di silenzio in cui Chat Noir riuscì a racimolare un pò di coraggio per chiederle una cosa "... È vero quello che mi hai detto poco fa?"
"A che proposito?" Marinette gli cinse il collo con le braccia e cominciò ad accarezzargli la nuca.
"Che mi odi"
La corvina sghignazzò perché la sua espressione truce e preoccupata la divertiva "Non ci riesco a odiarti, ma sono ancora arrabbiata."
"E cosa posso fare per farmi perdonare del tutto?" Chat Noir si avvicinò pericolosamente alle sue labbra rosa e dal sapore di vaniglia, Marinette lo assecondò arrivando a un soffio dalla sua bocca, per poi scansarsi all'ultimo quando Chat Noir aveva provato a baciarla.
"Mmm... Non così in fretta, chaton... Ti ho detto che sono ancora arrabbiata, ma ti aiuterò, se è quello che desideri."
Chat Noir fece una faccia di disappunto per il bacio mancato, ma infondo, se lo era meritato, Marinette non era una ragazza da cedere così facilmente, piuttosto avrebbe venduto cara la pelle.
L'adorava proprio per questo, per la sua tenacia e forza d'animo.
*
Non era stato difficile per i due ragazzi mettere in atto una strategia per cercare di contrastare Gabriel, ormai totalmente fuori di testa.
Adrien aiutò Marinette a mettere in ordine, per quanto possibile, la camera, ma certe cose le aveva proprio distrutte e la corvina avrebbe dovuto inventarsi qualcosa anche con i suoi di genitori.
Il biondo raccolse alcuni stralci di foto e una morsa gli si strinse attorno al petto rendendosi conto che questa volta aveva esagerato.
Non fece alcuna battuta a Marinette, ma si limitò a passare quei pezzi perché finissero nell'immondizia
"Ero arrabbiata!" Fu lei a rompere il silenzio.
"Se ti può consolare, avrei reagito allo stesso modo."
Marinette sospirò e cambiò argomento.
"Che cosa intendi fare ora?"
"Fargli credere che ha la vittoria in mano."
"Non sarà facile, tuo padre non mi sembra uno stupido."
Chat Noir scosse la testa "No, e infatti dovrei rientrare a casa prima che si chieda dove sono."
Con un balzo leggero saltò sul letto di Marinette per poi oltrepassare la botola ed uscire sul terrazzino, seguito dalla ragazza.
"Che cosa farai, adesso?" Gli domandò Marinette apprensiva.
"Sei preoccupata per me?" Rispose alzando un sopracciglio, proprio come chi la sapeva lunga.
"Certo che sì, non so se riuscirò a chiudere occhio sapendoti sotto lo stesso tetto di Monarch."
"Oh, tranquilla. Non mi farà del male. E comunque, me la caverò" Ammiccò saltando nella ringhiera volgendole uno sguardo pieno d'amore. "Buona notte, Marinette." La salutò dandole infine le spalle.
Ma Marinette non ci stava a mandarlo via così, non prima di averlo bloccato per un polso, tirato giù di lì e stampato uno dei baci più belli e romantici che sia mai stata in grado di dare.
Letteralmente da mozzare il fiato a entrambi.
"E questo?" Domandò Chat Noir annaspando alla ricerca d'aria.
"Mmm... Un incoraggiamento." Rispose portando una mano dietro la sua testa bionda per trarlo a sé e baciarlo nuovamente, perché anche Marinette aveva bisogno di sentirsi amata e trasmettere amore.
Marinette ci sarebbe sempre stata per Chat Noir e l'ultima cosa che desiderava era separarsi da lui, non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma non era semplicemente spaventata, ma terrorizzata dal fatto che a Adrien succedesse qualcosa, e in quel momento avrebbe tanto avuto bisogno del suo ottimismo.
Se Gabriel era davvero Monarch e conosceva la doppia identità di suo figlio, allora era in pericolo sul serio, ma Adrien era abbastanza sicuro di non correre alcun pericolo e a Marinette questo bastò.
"Tornerò" Le soffiò sulle labbra stampandole un ultimo bacio.
"Sarò qui ad aspettarti."
*
Era stato un bel pomeriggio quello.
Dopo tanto tempo a Londra era tornato a splendere il sole, Felix aveva conosciuto una bella ragazza con cui si era intrattenuto nei bagni della palestra, dopo le lezioni di karate, a pomiciare finché le labbra non avevano cominciato a fare male.
E a proposito di ragazze, il telefono del londinese trillò all'improvviso.
Una smorfia di disgusto ma anche di lusinga si materializzò sul suo volto.
Rispose in tono mellifluo e sereno, sulla bocca teneva ancora il sapore di caramello che quella sua compagna gli aveva lasciato.
Felix si strofinò le labbra con l'indice prima di dire "Pronto."
"Ci hai messo un po' prima di rispondere, come mai?" Chiese acida.
"Tsk... Devi ringraziarmi solo per lo sforzo di aver pigiato il tasto verde e non quello rosso."
"Mmm... Vedo che siamo di buon umore oggi."
"Senti, Lila, non ho tempo da perdere, mi vuoi dire che cosa vuoi da me e perché mi hai chiamato?"
L'italiana si lasciò cadere sulla poltrona presente in camera sua ed iniziò ad arricciare una ciocca di capelli.
"Affari..." Rispose rimanendo sul vago.
"Che tipo di affari?" Felix volse uno sguardo guardingo sul corridoio di casa, assicurandosi che nessuno stesse ascoltando quella telefonata, poi chiuse la porta dietro di sé.
"Puoi venire a Parigi, così parliamo di persona?"
"In realtà no, non ho nessun motivo per recarmi in quell' odiosa città." Disse con il disprezzo più totale.
"Diciamo che ho scoperto una cosa sul tuo adorato zietto... E immagino che sia stato lui a consegnarti il Miraculous del Pavone."
Felix deglutì il nulla, a quella ragazza non sfuggiva davvero niente.
"Dammi un paio di giorni e ti raggiungo."
Sul volto di Lila si materializzò un ghigno sadico "Bravo, ragazzo."
*
Continua

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