N.b: prima di iniziare con la lettura volevo ringraziare chi continua a seguire questa storia con entusiasmo e costanza, non immaginavo che questa mia idea potesse attirare un pubblico così grande.
Vi abbraccio immensamente tutti ❤️❤️❤️ e se volete fare quattro chiacchere con me a riguardo di Miraculous, o semplicemente anche di altro, vi lascio il link di un gruppo Telegram a tema Miraculous a cui sono iscritta: https://t.me/+ROSMKpMVpBY4YjZkCi vediamo lì 🥰🥰
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Marinette vagò da sola per le strade illuminate di Parigi, le gambe si muovevano da sole verso la via di casa con una tenaglia che le stringeva forte il cuore e che non accennava a lasciarla, anzi, se prova a solo a smuoverla, questa si chiudeva sempre di più.
Ogni tanto alzava gli occhi al cielo perché aveva come la sensazione di essere seguita, e invece era tutto frutto della sua immaginazione.
Poco distante un paio di ragazzi fumavano una sigaretta semi celati dal buio della notte, gli sembrarono anche alticci quando Marinette li sentì aprire bocca per chiederle se si era persa e aveva bisogno d'aiuto. Avranno avuto si e no diciotto anni al massimo.
Solo il suo sguardo da cane rabbioso li fece indietreggiare. Marinette non se ne era accorta, ma aveva ringhiato e mostrato i denti come un mastino a cui gli hanno appena levato via l'osso da bocca.
Ancora qualche via e sarebbe arrivata a casa, controllò l'orologio da polso, era quasi mezzanotte e per lei non sarebbe stato difficile passare inosservata visto che i suoi sicuramente stavano già dormendo.
La giornata successiva sarebbe stata estenuante, in quanto era periodo di cresime e comunioni, e suo padre aveva una ventina circa di torte da preparare e consegnare.
Era il giusto prezzo da pagare per essere abili a lavorare con le materie prime e conosciuti in tutta la città.
Marinette però non era pronta a buttarsi sul morbido letto, perché sapeva già che non sarebbe stata in grado di chiudere occhio.
Adrien era Chat Noir.
Chat Noir l'aveva tradita.
Adrien aveva entrambi i Miraculous e voleva consegnarli a suo padre, Monarch, per cambiare la realtà.
Marinette continuava a camminare lentamente con questo chiodo fisso nella testa, in cerca di un modo per rimediare anche a questo errore, mentre il senso di colpa la divorava dall'interno.
Salì i gradini di un piccolo ponte di ferro ed invece di proseguire, preferì fermarsi ed appollaiarsi sulla balaustra osservando il fiume scorrere sotto di lei.
Quanto profondo poteva essere? Se si sarebbe gettata sarebbe morta, oppure sarebbe riuscita a salvarsi?
Avrebbe sbattuto la testa contro una roccia contundente, oppure si sarebbe solo rotta una gamba atterrando sul fondo?
Pensieri poco puri attanagliavano mente e cuore della giovane, che vennero scacciati via solo quando alzò lo sguardo e vide ancora le luci della Liberty accese.
Non c'era stato alcun concerto e Juleka non aveva menzionato a nessuna cena con parenti o amici sulla barca, Luka, in ogni caso, stava sul ponte a suonare il violino.
Quella dolce melodia attirò Marinette verso di lui, la quale rimase immobile sulla riva ad ascoltare quelle note vibrare dallo strumento all'aria con una tale dolcezza e armonia da farle accapponare la pelle.
Quando terminò, Luka volse lo sguardo verso Marinette rimanendo impietrito.
I capelli erano arruffati e il suo sguardo triste e sconsolato, gli occhi contornati di nero e i bulbo arrossato.
"Ma-Marinette?" Mormorò poggiando a terra lo strumento per raggiungere l'amica giù "Che ci fai qui? È notte fonda... Dovresti essere a letto."
Ma lei non rispose, si gettò senza pensarci tra le sue braccia ed iniziò a piangere in maniera convulsiva perdendo il conto di quante volte lo aveva fatto nel giro di poche ore.
"Lu-luka" Riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.
"Vieni, andiamo in casa, sei gelata" le disse toccandole le braccia per condurla all' interno.
Luka era da solo in casa, Juleka era andata a dormire da Rose e Anarka era a un festa con la sua vecchia band.
Marinette si accomodò sul divano e il musicista non perse tempo, le preparò una tazza di tè caldo che tenne in mano per riscaldarsi un pò ed inalare quel vapore per liberare il naso dal muco.
Luka non chiese nulla a Marinette anche se fremeva dalla voglia di chiederle che cosa ci faceva a mezzanotte in giro per le strade di Parigi, da sola e con quell'aspetto.
Sicuramente era successo qualcosa di grave e l'istinto gli suggeriva che c'entrava qualcosa Chat Noir o Adrien, in quanto la ragazza non era tipo da girare da sola a quell' ora, forse era nelle sue veste da super eroina e ora che la osservava bene non aveva i suoi orecchini.
Sì, era successo qualcosa di estremamente grave.
*
Marinette riuscì finalmente a calmarsi dopo una decina di minuti e dopo aver terminato la sua bevanda calda.
Porse la tazza a Luka ringraziandolo per l'aiuto.
Si tolse la coperta di dosso e si alzò con l'intento di tornare a casa.
"Dove credi di andare?" Luka non l'avrebbe lasciata andare via senza prima aver avuto una spiegazione e soprattutto non da sola, da gentiluomo qual era, non sarebbe stato tranquillo se prima non l'avesse saputa al sicuro e questo includeva accompagnarla a casa.
Marinette intuiva già che Luka non le avrebbe permesso di lasciare casa sua, non in quelle condizioni.
Gli occhi le iniziarono a bruciare nuovamente ai lati, trovando sollievo momentaneo quando le lacrime uscirono e oltre ad ardere le guance, le infuocarono anche la gola.
Le parole uscirono come carta vetrata mente vuotò il sacco con Luka, raccontandogli di essere Lady Bug e del casino che aveva combinato fino a quel momento, in cui non solo aveva perso tutti i Miraculous, ma anche il suo.
E quel che era peggio e che le faceva più male, era il fatto di essere stata raggirata dalla persona che amava.
"Adrien non ti farebbe mai del male" Mormorò lasciandola di sasso.
Marinette spalancò gli occhi e sperava di aver capito male, in tutto quel racconto ingarbugliato gli aveva confessato di essersi innamorata di Chat Noir e che era stato lui a sfilarle gli orecchini per spalleggiare il folle piano di Monarch.
"Ma come..." Riuscì a dire senza terminare la frase.
Luka abbassò lo sguardo sapendo già che anche lui l'avrebbe delusa.
"Lo so da quando abbiamo combattuto contro Whismaker, ma non ho detto niente per non turbarti."
Quella era davvero una giornata 'no', ma Marinette non ebbe la forza di arrabbiarsi anche con lui perché aveva riservato tutto per Adrien.
"Sai... Un pò me lo aspettavo, infatti quel giorno non ho insistito perché mi fido di te, e non a caso avevo scelto te per confidare a Su-Han l'identità di Chat Noir."
"Mi dispiace, Marinette."
"Non sai quanto a me" Rispose credendo si stesse riferendo a quanto successo con Adrien.
"Intendevo per averti nascosto questa cosa."
Marinette lesse sincerità nei suoi occhi, e lo abbracciò d'istinto.
"Qualunque cosa accada sai che potrai sempre contare su di me."
"Lo so, Luka."
Il bruciore negli occhi di Marinette scomparve nel momento esatto in cui si separarono e lei prese la consapevolezza di non essere sola.
Presto tutto sarebbe finito e di questi momenti di assoluta tristezza non ce ne sarebbe più stata traccia e Marinette sperava che nel nuovo mondo tutto sarebbe cambiato e che anche lei avrebbe smesso di provare dispiacere.
"Ora devo andare, è molto tardi" Disse Marinette tirando su con il naso e mentre si passava la mano sulle gote per asciugare le ultime lacrime versate.
"Marinette..." Mormorò Luka guardandola negli occhi ottenendo la sua più assoluta attenzione "... Tu e Adrien siete fatti l'uno per l'altra e come ti ho già detto prima non credo che arriverà a usare il potere derivante dai due Miraculous. Ti ama troppo per riservarti un simile smacco e vedrai che troverà un modo per non cederli a Monarch."
Marinette scrollò le spalle "Mi piacerebbe avere il tuo ottimismo, a volte."
"Sono realista, Marinette e sono sicuro che andrà così."
*
Com'era prevedibile, Marinette non riuscì a chiudere occhio, troppo grande era stata la delusione subita che nemmeno le parole di Luka erano riuscite a confortarla al cento per cento.
Si alzò a stento dal letto, solo perché sua madre l'aveva chiamata al telefono dicendo che lei e suo padre avevano consegne fuori territorio da fare e che sarebbero rincasati solo a sera tardi.
Lanciò un'occhiata alla specchiera e Marinette vide una ragazza disperata, il volto scavato dalla spossatezza e le occhiaie nere che risaltavano i suoi occhi azzurri, il volto aveva una colorazione che girava dal bianco latte al grigio spento.
Si toccò una guancia cercando di fare sparire il segno del cuscino, non riuscendoci, ovviamente.
Si sfregò così forte che ora i segni erano due ben visibili, di cui uno rosso e ben accentuato.
E dalla rabbia e nervoso sbatté i pugni sulla superficie del legno così forte da creparlo lasciandola di stucco e con un'idea malsana che gli balenò in testa.
Successe tutto in un istante, in un raptus di follia.
Marinette iniziò a buttare giù e a rompere tutto quello che le capitava a tiro, urlando e scalciando fino a che le braccia e i piedi non le iniziarono a fare male e lei guardandosi attorno con rabbia non si rese conto di aver semi distrutto camera sua, compresa la sua amata macchina da cucire, il manichino con addosso un vestito che stava confezionando per il ballo di fine anno scolastico, foto di Adrien che aveva recuperato da un cassetto e la scatola del cucito con all'interno la Miracle Box.
Disperata, lanciò un urlo spettrale che le grattò la gola, lasciandola afona per qualche ora.
*
Come nulla fosse poi, quando le luci iniziarono ad illuminare la città di Parigi, Marinette uscì sul suo terrazzino e si appolaiò sulla ringhiera con l'intento di vedere per l'ultima volta quel panorama mozzafiato da cui si poteva godere dall'alto di casa sua.
Chissà quando Monarch avrebbe cancellato tutto e riscritto io mondo come voleva lui.
"Bonsoir" Una voce soave, mesta e conosciuta la distolse dai suoi pensieri, Chat Noir era lì in piedi, dietro di lei che ammirava la sua schiena coperta dal pigiama di raso e dai capelli lisci e corvini che le cadevano morbidi.
Finalmente aveva tolto quei codini da bambina per lasciare spazio ad un look più maturo.
Ma Marinette era splendida in ogni caso.
"Sei venuto a terminare l'opera?" Gli domandò senza voltarsi, perché avrebbe fatto nuovamente male vedere il suo volto che cercava di cancellare con ogni mezzo.
Aveva persino eliminato il suo contatto telefonico dalla rubrica, ma si era rivelata una mossa stupida e infantile, in quanto, Marinette, conosceva il numero di Adrien a memoria.
"No! Sono venuto a chiederti perdono e di aiutarmi."
La corvina sussultò e si voltò di scatto verso il suo interlocutore.
Aiutarlo? Dopo quello che le aveva combinato? Dopo il suo tradimento? Dopo averla quasi fatta impazzire?
"Tu non ragioni, non ti aiuterò mai! Né te, né tuo padre!" Sentenziò in maniera ferma e convinta ritornando alla posizione iniziale.
"Marinette... Ho bisogno che tu aiuti me e nessun altro." Chat Noir si avvicinò alla figura della partner e poggiò i palmi delle mani sulla ringhiera, molto vicine a quelle di Marinette.
"Mi dispiace, Chat Noir. Non voglio più avere niente a che fare con questa storia! E ti chiedo di farmi un favore: vattene e non parlarmi mai più'" La corvina si avviò di fretta verso l'apertura della botola, ma di tutta risposta venne bloccata per un polso.
"Lasciami o mi metto ad urlare." Disse in maniera perentoria.
Chat Noir obbedì "Non è così che rivoglio mia madre, Marinette. E ho bisogno del tuo aiuto per fermare mio padre."
*
Continua

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Promises
Fanfic[MIRACULOUS LADYBUG] ***ATTENZIONE: SPOILER QUARTA STAGIONE*** Chat Noir fa una promessa a Lady Bug. Una promessa che intende mantenere ad ogni costo, perchè sa che lei è la persona perfetta per ricoprire il suo ruolo. Ora sono davvero solo loro due...