07. The school.

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La sveglia inizia a suonare e, gli unici pensieri che, momentaneamente, inondano il mio cervello sono due: l'odio che provo verso la scuola e il brutto pensiero che mi devo alzare. Poggio un piede a terra e mi metto in piedi definitivamente. Raggiungo il mio bagno e, pigramente, mi spoglio per poi infilarmi nella doccia e lavarmi con l'acqua fresca. Venti minuti dopo esco asciugando i miei lunghi capelli con un semplice asciugamano celeste che poi avvolgo attorno al mio corpo umido. Dopo aver passato la piastra, mi avvio verso la mia camera per potermi vestire: indosso una camicia lunga, che quindi uso come vestito, ed un paio di semplici Vans di colore bluastro.

«Buongiorno.» mi saluta Des appena mi vede camminare nel lungo corridoio.

Faccio un cenno col capo ed un piccolo sorriso per ricambiare e poi mi avvio verso la sala da pranzo, pronta ad addentare quelle pietre che mia madre cucina e chiama comunemente "frittelle". Mi siedo in uno sgabello del piccolo bancone in marmo e aspetto che mia mamma mi dia del cibo da mettere sotto i denti.

«Oh, buongiorno!» mi saluta come se io non provassi odio e rabbia repressa nei suoi confronti.
«Ciao.» rispondo semplicemente.
«Cos'hai preparato da mangiare?» chiedo con più interesse stavolta. Poggia un piatto vicino al mio braccio con dentro uova strapazzate e una fetta biscottata con della marmellata sopra. Alzo gli occhi al cielo per la fantasia scarsa di questa donna e inizio a mangiare per evitare di far brontolare il mio stomaco in classe.

«Buongiorno.» sento la voce roca di Harry risuonare in tutta la stanza, facendomi quasi accapponare la pelle chiara. Restituisco il saluto con un cenno del capo e gli porgo il piatto con la colazione prima di andare in camera mia.
«Non metterci troppo.» urlo dalla rampa di scale che mi divide dall'immenso corridoio.
«Arrivo.» borbotta salendo i gradini a due a due, raggiungendomi, così, in pochi secondi.
«Hai notato che la cucina di mia madre fa schifo, giusto?» chiedo prima che lui annuisca.

Apro la porta della sua camera per vedere cosa indossa e come vuole comportarsi arrivati a scuola.

«Beh, chi conosci?» dico mentre si infila una t-shirt bianca attraverso la testa.
«Niall, Louis, Liam, Zayn, Cindy e te.» dice passandosi una mano tra i ricci ancora umidi a causa della doccia.
«Mmh, elimina quella troia dalla tua lista.» dico semplicemente spostando i miei capelli da una spalla all'altra.
«Non è una troia...» divaga mordicchiandosi il labbro con fare nervoso, quasi come se volesse proteggere quella persona facilmente paragonabile ad una vipera.

Sbuffo e mi alzo velocemente dal suo letto dopo aver visto l'orario: siamo in ritardo di almeno undici minuti.
«Sbrigati.» dico afferrandolo dal braccio e tirandolo fuori di casa dopo aver preso i nostri zaini.
«Guido io.» dico prima di aprire la portiera e salire velocemente sul veicolo. Giro le chiavi e accendo il motore per poi immettermi nella strada.

Arrivati davanti l'edificio scolastico, parcheggio nei posti riservati alle auto degli studenti e mi avvio verso l'interno.
«In che classe sei?» chiedo al riccio di fianco a me che non smette di mordicchiarsi le unghie.
«Quarta G. Tu?» dice lasciandomi senza parole; sono maledettamente costretta pure a condividere la classe con questo energumeno.
«Uhg.» emetto un rumore oppresso con la gola e mi avvio verso la nostra classe.

Appena entriamo tutti ci, o meglio, lo guardano come se fosse qualcosa di nuovo, un qualcosa di mai visto sulla terra.
«Beh, cos'avete da guardare?!» ed ecco che il mio comportamento si fa riconoscere.
«No, seriamente, non avete mai visto un ragazzo dai capelli ricci?» rispondo ironica non facendo caso alla presenza del mio professore di matematica dietro la cattedra.
«Jonson!» urla il vecchietto richiamando una minima parte della mia attenzione.
«Mi dica.» dico spacciata prima di arricciare una ciocca di capelli attorno al mio indice con fare civettuolo.

Sex Lessons • H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora