19. The bad messagge.

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«E quando dovremmo partire scusa, papà?!» chiede Harry lasciando cadere la forchetta sul piatto che, purtroppo, causa un fastidioso stridio.

Mi guardo un po' intorno per capire le espressioni facciali dei presenti in tavola. Gemma al momento ha gli occhi sbarrati ed il suo cellulare in mano mentre le sue dita pigiano veloce sopra il display. Harry è scioccato, come me d'altronde, e sta cercando di regolare il respiro, lo noto da come ha la mascella serrata e la mano tra i suoi ricci. Infine ci sono io: china in avanti, con le mani sul tavolo che cerco di capire cosa caspita significa quel "ai Caraibi per due settimane e tre giorni". Sì, certo, ammetto che sarà qualcosa di meraviglioso, ma avvisare di punto in bianco in questo modo, non mi sembra neanche tanto corretto.

«Dopodomani, ragazzi.» dice tranquillamente e con nonchalance, come se fosse una cosa del tutto normale.
«E quando pensavi di dirmelo, eh?!» scatta Harry sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi facendo tremare le stoviglie sopra la tovaglia. In realtà, a mio malgrado, non ha tutti i torti. Non penso sia normale avere così poco preavviso. Insomma, capisco che sia solo una vacanza, ma cambieremo continente tra poche ore, dirlo almeno due settimane prima mi sembra il minimo.

«Beh, ragazzi, stiamo via solo due settimane.» afferma alzando gli occhi al cielo e mettendo un pezzo di pollo in bocca.
«Un sentito vaffanculo, eh.» borbotta Harry isterico prima di alzarsi dalla tavola - strisciando la sedia a terra - per poi rifugiarsi in camera sua.

Mi alzo da tavola scusandomi con Des e raggiungo la camera accanto alla mia, meglio conosciuta come quella di mio fratello.
«Posso?» chiedo mentre giro la maniglia per poter creare almeno un contatto visivo con il diretto interessato.
«Sei Holland?» domanda retoricamente guardandomi negli occhi.
«Sì.» rispondo ovvia alzando gli occhi al cielo con fare teatrale e lui, come se fosse una cosa abbastanza carina da dire, afferma: «E allora no.».

È aggressivo il riccio mentre si alza e si avvicina alla porta sbattendola per chiuderla. Ma, prima che l'uomo con le mestruazioni davanti a me possa chiudere quest'ultima, metto il piede in mezzo, bloccandola.
«No.» dico spingendola fino ad entrare nella camera poco vivace del ragazzo.

«Cosa vuoi?!» chiede stufo di me. Non gli dò torto però, anch'io se fossi in lui sarei stanca di me.
«Voglio che si risolva tutto tra noi due, sì, perché vivremo a lungo assieme, quindi tanto vale stare in pace e non in conflitto.» dico passandomi una mano tra i lunghi capelli sciolti.
«Quindi... Aspetta, non ho capito bene. Tu vuoi risolvere con me solo perché dobbiamo vivere insieme?» domanda curioso avvicinandosi, aspettando una risposta.
«Certo.» affermo non capendo la sua espressione che, per la cronaca, è alquanto ambigua ed offesa.
«Fuori dalla mia camera.» dice indicando la porta.
«Ma - » cerco di ribattere ma lui mi interrompe alzandosi dal letto in cui si era seduto un secondo fa.
«Ho detto fuori!» urla con tutta la forza presente nel suo corpo, mandandomi via.

Salto sul mio posto per l'aggressività con cui mi ha mandato al diavolo e afferro la maniglia aprendo la porta di scatto per poi uscire velocemente fuori.

Mi reco in camera mia, sospirando pesantemente per gli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi e desidero di non aver mai conosciuto Harry. Ma, d'altro canto, sono davvero fortunata ad aver conosciuto quel ragazzo che mi ha fatto sentire viva per le prima volte nella mia futile vita. Vorrei poter riavviare tutto, come un disco, e non accettare mai quella stupida proposta sulle lezioni sul sesso.
«Odio la mia fottuta vita!» urlo parlando da sola, come solo una persona normale farebbe, soffocando l'odio represso nel mio cuscino fresco. E, in questo momento "buio", ci vorrebbe mio padre con le sue fantastiche carezze a dirmi che quando si sta così male è perché dopo deve accadere una cosa bellissima, ma purtroppo lui non è qui.

Sex Lessons • H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora