Quattro giorni. È da quattro giorni che non esco di casa per questa maledetta febbre ed è da quattro maledettissimi giorni che non vedo Harry o, meglio, ci vediamo ma non parliamo. Ed io ho stranamente bisogno di parlare con quel ragazzo che, anche se mi ha spezzato il cuore in un millesimo di secondo, è sempre qui per me quando ne ho bisogno - lo devo ammettere.
Ieri, per esempio, mi ha portato un brodo di pollo; certo poi mi ha mandato al diavolo per il mio ingiusto e assordante silenzio, ma almeno si preoccupa per me. E la cosa mi piace, ma soprattutto mi fa capire quanto in realtà tenga a me. Insomma, non che io voglia approfittarmi di lui (mai sia, Santo Cielo), ma mi piace l'idea che io possa essere presente nei suoi pensieri.
«Come ti senti?» mi ha chiesto Harry, il giorno in cui il termometro indicava che la mia temperatura corporea superava di poco i trentotto gradi.
«Non tanto bene.» ho, quindi, risposto ridacchiando per la sua domanda retorica.
«Beh, cosa ci fai ancora qui?» ho domandato dopo qualche secondo di silenzio dove lui osservava le sue mani intrecciate sul grembo. Lui ha corrugato la fronte e delle piccole e giovanili rughette si sono intrufolate tra le sue sopracciglia. Ovviamente non ha capito del tutto la mia affermazione, infatti ha chiesto più spiegazioni.
«In che senso?» la sua voce roca mi ha fatto attorcigliare ancora di più lo stomaco.
«Sì, perché non vai dalla tua ragazza Cindy?» l'ultima parola della mia proposizione - un nome che appena viene pronunciato mi fa salire alle stelle un senso omicida - l'ho pronunciata con tale fastidio ed enfasi che quasi non sembrava neanche la mia reale voce.«Vaffanculo, Holland.» ha detto semplicemente prima di alzarsi e dirigersi verso la porta chiusa di camera mia.
«Dove stai andando?» ho domandato, allora, prima che le spalle fossero scomparse dietro il legno.
«Dalla mia ragazza Cindy.» e, così, ha utilizzato lo stesso tono che precedentemente avevo utilizzato io e mi ci è voluto un minuto buono per riprendermi del tutto. È stato persino più crudele di me e, so per certo, che per superare la mia cattiveria bisogna essere allenati o quantomeno cattivi di natura. Dio, in quel momento ho capito cos'era Harry. Il mio fratellastro è uno stronzo nato, proprio come me e, questo, non fa altro che legarci maggiormente.Ed ora, ora invece sono qui, stesa sul mio comodo letto a sentirmi un completo schifo; insomma, ho sempre pensato che l'influenza fosse una delle malattie temporanee peggiori. Non riesci a muoverti bene, hai il bisogno costante di una fonte di calore e non riesci a respirare bene attraverso quei due buchi al centro della faccia o più comunemente chiamati: narici. Santo Cielo, in questo momento, l'unica cosa che voglio è la mia migliore amica; perlomeno posso sfogarmi con lei e ingerire chili e chili di pizza con cui mi consolereiper la mia situazione sentimentale e per la morte di mio padre.
Così, in meno di un secondo, prendo il cellulare e invio un messaggio ad Allison chiedendole se può raggiungermi.
Da Allison: Sono con Luke, ma appena posso ti raggiungo. Come stai, piccola?
Dice il messaggio che non tarda ad arrivare sul display del mio iPhone. Sospiro e digito un ''okay'', prima di bloccare il cellulare e riporlo al suo solito posto, ovvero sotto al mio cuscino. Ricordo quante volte mio padre mi ha rimproverato per questo inutile e pericoloso gesto che porta le radiazioni direttamente al cuore; mi mancano le sue assurde prediche, anche se non le sentivo già da un po' a causa del divorzio.
Cerco di riposare cercando di calmare il mio mal di testa quando, senza bussare, qualcuno entra dalla porta dirigendosi verso il mio letto. Troppo stufa, arrabbiata e stanca, faccio finta di dormire per evitare qualsiasi tipo di conversazione che quel qualcuno che è appena entrato in camera mia vuole intraprendere con me. Sento che qualcosa di estremamente freddo viene poggiato sulla mia fronte, contrariamente, caldissima, quasi bollente.
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Sex Lessons • H.S
FanficQuando il tuo fratellastro ti chiede se è il caso che tu prenda lezioni sul sesso da parte sua, la risposta dovrebbe essere sempre tendente al "no". Ecco perché, quando rispondo con un sonoro "okay", la mia stessa coscienza inizia ad urlarmi contro...