03. The introducion.

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Siamo in macchina da circa ormai quindici minuti e, a dirla tutta, il mio sedere si sta intorpidendo a causa del sedile duro; stupida Lamborghini. Harry ha ancora la mano poggiata sulla mia coscia e sembra non volerla levare - per la cronaca: ha le dita così calde che mi sta facendo maledettamente sudare.

«Senti coso.» lo richiamo guardando prima lui e poi la sua mano che emette calore come se fosse un termosifone.
«Se ci tieni realmente alla tua mano, levala di lì. Cazzo, sembra un ferro da stiro.» dico spostandogli lievemente la mano della mia gamba ormai surriscaldata.
«Sai?» inizia a parlare vagamente tendendo gli occhi fissi sulla strada.
«Noi umani siamo composti dal settanta percento d'acqua, ma tu... ho seri dubbi nel affermare che sei una di noi.» si indica fermamente fissando ancora il panorama al di fuori del parabrezza.
«Dato che sei composta dal novantanove percento di succo di limone data la tua acidità.» mi riprende puntando gli occhi sul mio corpo rannicchiato nel sedile. Ora lo ammazzo, sul serio, porca miseria!

Prendo un respiro profondo e cerco di evitare di scaraventargli  il mio iPhone contro un occhio, non tanto perché gli potrei far male, ma per non far danneggiare il mio cellulare costoso. Lo guardo con un'espressione omicida in viso e poi ritorno ad osservare le mie esili gambe. Lui, certo che io non me ne accorga, ogni tanto mi guarda di sottecchi e ghigna, sicuramente soddisfatto dell'accordo nato tra noi due. Mi fa altamente arrabbiare quel sorriso malizioso e provocatorio, gli tirerei volentieri un pugno dritto sul naso.
«La smetti di fissarmi? È inquietante.» parla d'un tratto facendomi notare che lo stavo guardando già da un po'.
«Disse quello che continua a sorridere squadrandomi.» rispondo ovvia alla sua lamentela.
«È fastidioso.» dice arricciando il naso in modo irritante, ma allo stesso tempo adorabile.
«Oh, scusa se cotanta bellezza,» indico il suo volto, «si può deturpare unicamente grazie allo sguardo della sottoscritta.» finisco di parlare indicando i miei occhi verdi.

Sbuffa sonoramente prima di far svoltare l'auto verso destra, segno che siamo arrivati nel mio quartiere. Scendo dalla macchina senza aspettare che lo faccia pure lui e, dopo aver preso al volo le mie preziosi chiavi - si, il rincretinito me l'ha tirate, ci avviamo verso la porta d'ingresso. Apro lentamente quest'ultima, evitando di fare rumore, ed entriamo in punta di piedi; se mia madre ci scopre ci uccide, letteralmente - quella donna è capace di tutto, nel vero senso del termine.

Sto per avviarmi verso la rampa di scale quando sento un tonfo dietro di me; giro di poco il capo lanciando uno sguardo omicida a quel energumeno che ha sbattuto contro il comò del salone. Stupida scimmia.
«Ma sei scemo?! Vuoi farci per caso scoprire? Idiota, fa un po' d'attenzione!» lo rimprovero andando verso di lui a grandi falcate, quanto le mie corte gambe permettono.
«Ed ora sbrigati.» concludo la frase indicandogli le scale dinnanzi a noi.
«Cosa ti fanno bere di mattina? Acido muriatico?» mentre provo a ribattere mi blocca iniziando a dire scemenze convinto di offendermi.
«Oh, scusa... l'acido muriatico è più dolce di te!» grida in un sussurro. Quest'essere è l'unico che riesce a ribattere i miei insulti con battute altrettanto taglienti; se le prepara la sera?

Saliamo le scale che ci dividono dalle nostre rispettive camere ed evitiamo, entrambi, il contatto visivo. Quando sto per afferrare la maniglia della porta della mia stanza - proprio accanto a quella del mio ''fratellastro'', mi prende il polso e mi fa girare violentemente facendomi sbattere contro il suo petto.
«Lezione di base: mai andarsene senza salutare.» dice prima di poggiare le sua labbra - tremendamente soffici e perfette, sulle mie carnose e rosse a causa del trucco. Quando si stacca rimango interdetta non sapendo cosa fare o come reagire. Mi guarda con una faccia interrogativa, segno che aspetta che io faccia qualcosa; ma se due fratellastri - appena diventati tali, si baciano, cosa si fa? Piego le mie labbra in un sorriso furbo e malizioso e poi mi avvicino al suo viso.
«Lezione di base per non fare figure di merda: mai far notare la propria erezione pulsante.» dico con voce roca e sensuale indicando la patta dei suoi jeans che nonostante non si sia fatta incredibilmente stretta, è abbastanza attillata.

Sex Lessons • H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora