17. Please!

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Sono a casa, confusa più che mai, cercando di capire come mai vicino ad Harry ci fosse Miley e la piccola Noah che si guardava intorno spaesata. Decido di non pensarci più per questo pomeriggio ed inizio a controllare le notifiche di Twitter per ammazzare il tempo, non sapendo cosa fare di preciso.

Qualche minuto dopo sento la porta d'ingresso sbattere e sento la voce di Gemma sussurrare cose che, alle mie orecchie, arrivano senza senso. Ma credo sia del tutto normale data la nostra netta distanza. Mentre guardo attentamente il display del mio cellulare cercando di capire perché non vada la connessione internet, la porta colorata della mia camera si spalanca rivelando Angie in braccio a Gemma che si baciano con moltissima foga. Mi immobilizzo all'istante imbarazzandomi un bel po'; insomma capisco che Gemma e la biondina stiano  insieme, ma non mi mette proprio a mio agio vederle pomiciare in camera mia.

Dò un colpo leggero di tosse per far accorgere alle ragazze che si stanno scambiando effusioni che io sono silenziosa, ma presente in camera.
«Oh Dio, scusa, Holland. Pensavo fossi ancora con Allison!» dice mia sorella scusandosi mortificata e violentemente rossa in viso.
«No, tranquilla. Vado fuori in giardino a schiarirmi un po' le idee.» ribatto velocemente correndo via e giù per le scale.
Mi reco in giardino e prego il cielo che nessuno mi disturbi perché, davvero, non so il motivo, ma mi sento stranamente abbattuta. Come se volessi mettere fine alla mia vita, una vita inutile.

Insomma, se ci sono o non ci sono è la stessa cosa per molte persone, anzi, per molte di esse sarebbe meglio se io non esistessi. Lo noto da come mi parlano e con quale fastidio mi guardano imperterriti. Ho sempre pensato che ogni persona abbia qualcosa da nascondere e, naturalmente, anch'io ce l'ho. Non mi piace essere giudicata dalle persone perché: come un ragazzo può giudicare una ragazza solo in base al suo fisico o il suo viso? Mi dà nettamente fastidio! Solo Dio può giudicare le persone e, siccome nessuno di noi in Terra lo è neanche lontanamente, non possiamo dire qualcosa di negativo sugli altri solo perché ci sentiamo superiori. Odio questo tipo di atteggiamenti.

Strappo i ciuffi d'erba dal giardino innevato per il nervosismo che si sta scatenando in me e urlo dalla frustrazione prima di iniziare a piangere senza un motivo. Ad interrompere le mie lacrime è una mano che si poggia sulla mia spalla.
«Holland.» mi richiama Harry facendomi girare velocemente, non prima di essermi passata una mano il viso per non far notare la mia vulnerabilità.
«Harry.» lo imito alzandomi in piedi passandomi le dita tra i capelli cercando di levare tutti i fiocchi di neve che, sicuramente, si staranno sciogliendo nel mio cuoio capelluto.
«Cosa ci fai qui fuori tutta sola? C'è freddo.» dice prendendo il suo cellulare dalla tasca posteriore dei suoi amati jeans.
«Prendo il tè con una patata dell'orto. Tu che dici?» rispondo con sarcasmo e lancio uno sguardo omicida verso l'interessato che simula una risata.
«Ma che ridere!» fa l'ironico dandomi una leggera spinta che mi fa comunque barcollare. Stupida debolezza.

«Entriamo dentro.» dice autoritario prendendomi da un braccio.
«No.» dico tranquilla strappando la sua presa dal mio bicipite.
«Sei difficile, porca puttana!» urla mandandomi, educatamente, a quel paese alzando il dito medio.
«Io?! Io sarei difficile? Ma fammi il piacere, stupido. Cosa ci facevi con una ragazza più piccola e per giunta in compagnia della sorellina?!» chiedo dandogli un pugno sulla spalla provocando un gemito dolore, un mio gemito di dolore.
«Stupida ragazzina. Comunque ti ricordo che non sei nessuno per me. Né una vera sorella, né una fidanzata rompi coglioni - anche se li rompi, né una madre! Quindi, cara mia, non ti devo spiegazioni!» grida provocandomi una serie di brividi lungo la spina dorsale. Brividi di una sensazione che, fino ad ora, non avevo mai provato.

Rifletto velocemente su quello che posso fare e le mie ipotesi non sono né parecchie né intelligenti, ma qualcosa devo pur fare. Così, decisa più che mai, gli dò un calcio in mezzo alle gambe facendolo cadere a terra dolorante con le lacrime agli occhi. Penso di aver esagerato, ma, insomma, se lo meritava.

Sex Lessons • H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora