Quelle due semplici parole sono in grado di mettere in difficoltà una qualsiasi persona, sino a non farla respirare più; io, che non faccio eccezione, al momento, sono senza fiato.
«Holland è arrivato il momento per me di - » lo bacio, bloccando le sue parole perché, sinceramente, ho paura di quello che possa dire. Cielo, non voglio che mi lasci dopo tutto quello che abbiamo passato; ma non solo: non penso che potrei vivere con la consapevolezza di non avere Harry.
«Cazzo, Holland, sono serio. Fammi parlare!» si stacca, ma non prima di stamparmi un altro bacio piccolo e casto; un gesto che, nonostante abbia fatto milioni di volte, mi tranquillizza lievemente in questa circostanza.
«Okay, dimmi.» dico calma, cercando di non iniziare a respirare come fa Stan adesso che è estate; Dio, sarebbe imbarazzante.
«Io, non ci riesco...» non termina la frase, fermandosi con un'espressione in viso davvero molto spaventata.
«Harry, sono qui, dimmi.» dico dandogli un bacio nella mano che, al momento, è intrecciata alla mia.«Devo tagliarmi i capelli. Un taglio corto.» dice il tutto velocemente, così tanto che quasi penso sia questa la cosa importante di cui mi doveva parlare.
«Okay amore, ma non temporeggiare. Dimmi il perché di questa tanta serietà.» dico sorridendo e accarezzandogli una guancia il più delicatamente possibile.
«Piccola, te l'ho appena detto.» abbassa lo sguardo ed io non capisco se scherzi o se il suo sguardo, seppur calato, sia serio.
«Ma sei stupido, cazzo?!» gli dò una sberla, esclamando pesantemente e bruciandolo con lo sguardo; spero sia una presa in giro.
«Ma cosa ho fatto?» chiede innocentemente ed io, per tutta la volontà che il Signore Lassù mi dona, sto zitta e non lo ammazzo a legnate (come, onestamente, meriterebbe).Quelle parole, "dobbiamo parlare", mi hanno fatto quasi prendere un infarto. Non si possono dire queste cose ad una persona che, evidentemente, tiene ad un'altra più della sua stessa vita. Non che vivrei per Harry, ma sicuramente gli darei la mia vita se fosse necessario. Sono pronta a morire per qualcuno di così maledettamente importante, ma non potrei mai vivere per una persona; insomma, non potrei mai regalare gli anni della mia esistenza ad un altro che non sia io. Sarebbe egoista da parte mia, anche se, oramai, ho commesso così tanti peccati (alcuni con malizia e altri senza, ma pur sempre brutte azioni), che meriterei una bella batosta. Forte, così forte da non farmi più rialzare. Ma, anche in tal caso, ci sarebbe Harry che, poiché è una persona che tutti vorrebbero accanto per il suo dolce carattere (nascosto, ma esistente), mi aiuterebbe a rimettermi in piedi.
«Ti prego non mi lasciare.» mi faccio scappare, come se questo avesse senso in un contesto del genere. Diamine, perché ho detto qualcosa del genere?
«Amore, non ti lascio. Mi dovrai sopportare a lungo.» dice, puntandomi un dito contro e, come non mi sarei mai aspettata, provo un senso di pienezza che parte dal mio petto e si irradia in tutto il corpo fremente.
«Harry...» gli accarezzo i ricci e lo bacio con passione, ma allo stesso tempo con delicatezza perché, nonostante abbia diciotto anni, sembra ancora un bimbo. Ma non uno di quelli fastidiosi che non fanno altro che piangere, certamente no; uno di quelli che sorridono standosene sulle loro per non disturbare.~
L'indomani pomeriggio, siamo a casa ed io cerco di consolare un Harry piagnucolante; neanche avesse fatto un trapianto di reni.
Siamo stati due ore (e, no, non esagero; erano esattamente centoventi minuti) dal barbiere perché, che Dio mi punisca per le parole che sto dicendo, Harry sembrava un bambino di prima elementare! Non voleva che quel povero signore si avvicinasse a lui con le forbici ed il pettine; stava facendo esaurire sia me che il proprietario del negozio. Siamo andati addirittura da un professionista nel caso, parole di Harry - non mie, i suoi capelli avessero avuto bisogno di ottimi prodotti.
Quando ho accennato che forse stava esagerando, mi ha fulminato con lo sguardo; così, mi sono zittita e mi sono accomodata nella poltrona davanti lo specchio. Siamo stati quaranta minuti a decidere il taglio, venti a discutere se fosse la giusta decisione (come se stessimo decidendo il destino del nostro paese), ed un'ora per il taglio effettivo. Inutile specificare che ogni due minuti il mio ragazzo bloccava i movimenti della forbice e del rasoio che il tizio teneva accuratamente in mano. Dio, penso che, in qual momento, non fossi l'unica a voler uccidere il ragazzo dalla bocca larga e dalla chioma ribelle.
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Sex Lessons • H.S
FanfictionQuando il tuo fratellastro ti chiede se è il caso che tu prenda lezioni sul sesso da parte sua, la risposta dovrebbe essere sempre tendente al "no". Ecco perché, quando rispondo con un sonoro "okay", la mia stessa coscienza inizia ad urlarmi contro...