32. Wanning and memories.

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È arrivato il giorno del matrimonio, dopo tanta fatica e sudore per arrivare viva in questa fatidica giornata di maggio. Nonostante abiti a Londra, oggi fa particolarmente caldo; è quasi insopportabile e, oserei dire, troppo umido. Per questo, ho potuto indossare uno dei tanti vestitini che Harry mi ha regalato durante tutti questi mesi di relazione; malsano o no, ma sempre un legame amoroso è. Un abito nero, corto che fascia perfettamente le mie curve, come ha affermato il mio ragazzo quando ho aperto il pacchetto che mi aveva appena fatto trovare sopra il cuscino del nostro letto.

Sto sudando dento questo magnifico completo e le ragioni sono due: oltre al caldo asfissiante, c'è Harry che mi guarda maliziosamente e l'ansia che provo per il discorso che devo fare mi sta opprimendo.

Cammino per la sala e mi sforzo di mettere a fuoco qualcuno, ma, Dio del Cielo, c'è troppa gente affinché io possa riuscirci. Penso ci siano più persone in questa sala che ad un concerto dei Coldplay e la cosa è nettamente fastidiosa; insomma: a cosa serve? Qual è esattamente lo scopo di invitare tutti questi individui per un evento che, seppur importante (o, almeno, dovrebbe esserlo nel principio), dura meno di una giornata? Non capisco mai le persone, la pura e cruda verità è questa: non sono mai stata brava in nulla che riguarda i sentimenti altrui; infatti lo si può notare da tutto il male che ho fatto a coloro che mi circondano.

Comunque sia, poiché la mia testa elabora milioni di supposizioni diverse sul perché la gente abbia accettato di venire qui in ghingheri solo per vedere mia madre e Des baciarsi e fare le persone carine e gentili (aggettivi che si addicono solo all'uomo della coppia), decido di sedermi un secondo. Poco tempo per raccogliere le mie idee ed asciugare le mie mani a dir poco sudate: per l'amor di Dio, devo solo fare un discorso! Certo, in realtà, sembra facile, ma non lo è per niente; devo parlare davanti a centinaia di volti, di una cosa che non mi interessa minimamente.

«Jacob?» pronuncio tra me e me il nome del mio vecchio compagno delle elementari; perché è qua?
«Jonson Junior?» mi guarda stupito ed io ridacchio a quel così vecchio soprannome; anche se, a dirla tutta, l'unica che mi abbia mai chiamato così è lui.
«In carne ed ossa.» assumo una posizione da fotomodella, com'ero abituata tra i banchi del mio precedente istituto primario.
«Non ci posso credere!» viene verso di me e mi abbraccia fortemente, quasi spezzandomi le ossa, ma ammetto che è un fastidio piacevole.

Ricambio l'abbraccio perché, onestamente, non posso fare altro; insomma, non lo vedevo dai tempi in cui i Pokemon erano i miei idoli - Dio solo sa quanto ho desiderato avere un vero Pikachu nella mia vita.
«Sai, mi sei veramente mancata!» dice ridacchiando, alzandomi leggermente da terra.
«Anche tu, brutto nano.» scoppio in una fragorosa risata anche se, devo ammettere, che ormai questo vecchio soprannome non ha più fondamenta: è una spanna più alto di me. Dio, perché tutti crescono ed io, invece, resto ai piani inferiori? Resterò sempre del parere che quel povero disgraziato di Giacomo Leopardi (pace all'anima sua) abbia ragione riguardo la Natura Matrigna; quell'uomo aveva capito tutto fin dalla nascita.

«Ciao, sorellina.» Harry, con un tono che nasconde più ironia di quella che si può evidentemente notare, giunge afferrandomi un fianco con il suo braccio muscoloso.
«Sorellina? Mi sono perso qualcosa?!» chiede Jacob sorridendo a trentadue denti.
«Il nuovo marito di mia madre ha due figli e, così, la mia famiglia si è allargata.» spiego indicando il mio fratellastro che, a giudicare dallo sguardo, è divenuto abbastanza geloso.
Ma, ad essere sincera, il mio ragazzo sarebbe capace di ingelosirsi pure delle mutande che indosso, quindi non mi preoccupo più del dovuto.

«Già. Io sono Harry, suo fratello a tutti gli effetti.» dice il ragazzo accanto che a me, tendendo di fronte a sé la sua grande mano.
«Piacere, sono Jacob. Sei fortunato ad aver conosciuto Jonson Junior, è sempre stata una persona d'oro anche se con un carattere molto particolare.» ridacchia tirandomi leggermente un boccolo rosso che ricade sulla mia spalla.

Sex Lessons • H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora