IV. Quadri senza cornice

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Varcammo il portone di ingresso ed entrammo in casa: era fredda, i muri erano malandati e l'intonaco cadeva giù. Nonostante ciò sembrava avere un'aria accogliente.
L'ingresso dava su una rampa di scale in legno, costeggiata a destra da un piccolo corridoio. Una stanza dava su di esso. Restai immobile ad osservare i dettagli.
Doveva essere un edificio davvero vecchio.

Amy mi riportò alla realtà invitandomi a seguirla, entrando nella stanza che dava sul corridoio.
Era una cucina-soggiorno e sembrava essere in condizioni migliori rispetto all'ingresso.
C'era un tavolo al centro, un divano alla parete di fronte la porta e a sinistra una cucina un po' arrangiata.

Era proprio strana, era piuttosto grande e sembrava quasi vuota.
L'unica cosa che dava un po' di vita all'ambiente, oltre che alle piante, erano i quadri appesi al muro, i quali raffiguravano fiori e natura morta.
Fu strano notare che nessuno di essi aveva delle cornici.

Amy si avvicinò a me con una tazza di thè caldo.
"Spero ti piaccia il thè... vuoi dello zucchero?"

Annuii con il capo.

"Non restare in piedi, siedi pure..."

Il nostro era stato un incontro parecchio bizzarro.
Non ti aspetteresti che uno sconosciuto ti offra riparo vedendoti conciato a quel modo, così come probabilmente Amy non si aspettava che accettassi la sua proposta senza pensarci troppo. Ma d'altronde, cos'altro avevo da perdere? Niente sarebbe stato peggio della situazione in cui ero già e, tra le tante possibili opzioni, questa mi era sembrata la meno rischiosa.

"Felix, giusto?" domandò per accertarsi di non aver sentito male prima.

Annuii.
"Amy?" domandai.

"Ah già, Shaila deve aver detto il mio nome"
Intuii che questo fosse il nome della sua amica.
"Sei di New York?"

"No, vengo da un'altra parte. Ho viaggiato per ore prima di arrivare qui." risposi.

"Fa un po' freddo... finisci di bere il thè. Se hai fame rovista il sacchetto che ho lasciato all'entrata. Io vado a prepararti un bagno caldo ed il letto." esordì dopo poco, allontanandosi.

Aveva fatto entrare in casa un perfetto sconosciuto, malconcio, e adesso lo stava pure lasciando da solo nel piano inferiore di casa sua.
Non aveva paura? Che avessi potuto rubare qualcosa? O magari nascondere un'arma?
In effetti non avevo bisogno di nasconderla, quella era una cucina. Come faceva a fidarsi così di uno sconosciuto?

I languori del mio stomaco iniziarono a risuonare. Mi alzai dalla sedia e seguii le sue indicazioni. Trovai diversi pacchetti ma scelsi i biscotti.
Finito di mangiarli e di bere il thè mi avviai su per le scale.

Il corridoio era buio e non era difficile sapere dove Amy fosse, visto che c'era una sola stanza da cui proveniva della luce.
La trovai intenta a sistemare le coperte.
Era una bella stanza. Le pareti erano ricoperte da carta da parati azzurra, su cui risaltavano vari disegni: doveva averli fatti un bambino.

"Era la stanza del mio fratellino questa, non viene usata da un po'..." spiegò Amy.
"Dormirai qui" aggiunse dopo poco con tono gentile ma fermo.

"Perché mi stai aiutando?" dissi subito.

Interruppe ciò che stava facendo ed alzò lo sguardo per incontrare i miei occhi.
"Perché sei in difficoltà" rispose .

"Non hai paura? Non sai chi sono... potrei essere una cattiva persona-"

"Di cattive persone ne ho incontrate tante e non penso tu lo sia. I tuoi occhi sono calmi e gentili, non vieni da questa realtà." disse decisa.

"Non hai paura che mi trovino e ti portino in galera?"

Black petals of a Blue rose - MAXIDENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora