Il giorno del mio compleanno era già passato ed era già Ottobre.
Non ricordo bene il trascorso dei giorni che precedettero.
Ricordo solo che era un pomeriggio autunnale particolarmente caldo. Nonostante in generale in quei giorni avesse iniziato a far freddo, le temperature si erano alzate improvvisamente, come ormai accadeva spesso con il clima impazzito.
La giornata sembrava essere particolarmente lunga ed il sole restare alto in cielo.O forse, ero io che percepivo tutto come se il tempo si fosse fermato.
Non un filo d'aria passava per le finestre spalancate, le cui tende semitrasparenti non accennavano a muoversi.
Sistemavo alcune scatole quando ricevetti quella telefonata.
Sentii qualcosa rompersi, in quel silenzio irreale.
Un vaso di vetro, quello che fino ad un attimo prima tenevo in mano, cadde a terra. Mille frammenti."Parlo con Felix?" disse una voce femminile dall'altra parte.
Il mio cuore già saltò un battito.
"Sì, sono io"
"Felix... ascoltami con attenzione e non agitarti..."
Questo non aiutava, non aiutava per niente.
"Amy ha avuto un malore ed è stata portata in ospedale con un'ambulanza... I medici non ci hanno detto nulla, forse faresti meglio a raggiungerla..."
Non ricordo altro di quella telefonata.
Poco dopo la donna mi scrisse un messaggio con le coordinate della struttura in cui avevano ricoverato Amy.
Mi ci volle molto per arrivare, utilizzando la metro e la bici.Pedalavo ma non pensavo a nulla, solo a seguire le indicazioni fornite dal navigatore sul mio telefono.
Tuttavia, quando arrivai in ospedale, tutti quegli sforzi si rivelarono vani.
Mi dissero che non potevo vederla né potevano darmi informazioni.
Avrei dovuto aspettare che fosse lei a contattarmi.
Ipotizzai che avesse perso conoscenza.Quel giorno andai a lavoro.
Mancava già Amy, non potevo lasciare il locale in quel modo.
Tuttavia fui completamente inutile.
Ero distratto, non riuscivo a finire un compito senza pensare ad altro e combinai anche diversi pasticci.La giornata sembrò non finire mai.
In un modo o nell'altro mi ritrovai nel mio letto.
Non ricordavo la strada di ritorno verso casa, non ricordavo di essere entrato né di aver fatto la doccia.
Il mio corpo aveva fatto tutto in automatico.Dave mi disse di continuare con il lavoro e di essere fiducioso. Presto avrei avuto notizie.
Dovevo cercare di non affondare nei miei pensieri e nel panico.
Nei primi momenti di lucidità avuti ricordai di avvisare Shaila. Fu difficile chiamarla, parlare di quello che mi era stato detto. Non facemmo altro che consolarci a vicenda.Continuai a lavorare regolarmente ed occuparmi della casa, seppur con non poche difficoltà, per diversi giorni.
Una mattina venni svegliato da una telefonata.
"Il signor Lee?"
"Sì, con chi parlo?"
"Chiamo dall'ospedale di St. Patrick, la signora Aifa ci ha chiesto di contattarla per lei e di farle sapere che può venire a trovarla oggi a partire dalle 12"
"La ringrazio infinitamente per avermi aggiornato, mi recherò in ospedale a quell'ora "
"Perfetto, le auguro una buona giornata"
"A lei"
Forse dovevo solo essere paziente.
Con un messaggio, avvisai Shaila del fatto che Amy fosse finalmente cosciente.
Poi chiamai Dave: gentilmente si offrì di darmi un passaggio.
Passò poco dopo e mi fece scendere, dopo diversi minuti di macchina, a circa un centinaio di metri dalla struttura.
Non era molto grande. Avevano scelto la clinica più vicina, nonostante fosse molto piccola per gli standard newyorkesi.Entrai.
Ad accogliermi, alla reception, c'erano un ragazzo ed una ragazza.
Mi avvicinai, aspettando il mio turno."Buongiorno sono Lee Felix" dissi rivolgendomi al ragazzo.
La ragazza si voltò verso di me.
"Ci siamo sentiti oggi, aspetta un attimo, contatto la mia collega e le chiedo di accompagnarti alla stanza" mi disse rivolgendomi un sorriso gentile.Compose un numero al telefono ed iniziò a parlare alla cornetta, mentre il suo collega si occupava di assistere le altre persone.
Arrivò una ragazza alta con gli occhi chiari ed i capelli corti, indossava anche lei un camice bianco.
Mi invitò a seguirla.
Salimmo ad uno dei piani superiori con l'ascensore.
Mi chiese se fossi un parente di Amy, le risposi che ero un suo amico fraterno.Mi accompagnò alla stanza facendomi entrare.
Le pareti erano azzurro chiarissimo, quasi bianco.
La stanza era molto grande ed oltre ad Amy, nonostante ci fossero diversi letti, non c'era nessuno.
Il sole era alto in cielo e filtrava dalle tende bianche.
Amy era sveglia.
L'infermiera controllò alcuni parametri, prese alcuni documenti e andò via.Amy mi fece un grande sorriso.
"Non mi dici nulla?""Se dicessi qualcosa probabilmente scoppierei a piangere"
"Mi dispiace averti fatto preoccupare, purtroppo non ho avuto modo di farti contattare prima" disse mestamente.
"Cos'è successo?" domandai sedendomi, dopo aver preso la sedia accanto ad un tavolinetto
"Non lo so. Improvvisamente ho iniziato a sentirmi male. Avevo la nausea e la testa per aria, poi sono svenuta. Non so per quanto tempo sono rimasta incosciente, non ho chiesto in realtà... quando mi sono svegliata ero già qui"
"Ti hanno detto nulla?"
"No, solo che faranno ulteriori accertamenti prima di pronunciarsi"
Sospirai.
Le strinsi la mano."Non preoccuparti, su. Sono sicura che non è nulla di grave. Vogliono solo accertarsi che stia bene, prima di rimandarmi a casa" disse provando ad incoraggiarmi con un sorriso.
"Tu come ti senti?"
"Un po' stanca ma per il resto sto benone.
Spero di non aver creato troppi problemi a lavoro, mentre ero via..." aggiunse poi."Abbiamo chiamato Sasha quando c'era più folla, era anche ora che iniziasse ad abituarsi anche lei..."
"Com'è andata?" chiese.
"Meno traumatizzante di quello che pensavo..."
"Capisco..."
"Ti stanno facendo mangiare cose strane?" domandai.
"Nemmeno troppo. Tante robe semplici, tipo pudding, purè, zuppe, queste cose qui insomma. Non è male devo dirti..."
"Ti hanno già dato la fattura?"
"Non ancora. Ma in ogni caso non devi preoccuparti di nulla, okay?" disse sospirando fra una frase e l'altra.
Abbassai lo sguardo.
"Promesso?" insisté.
"Promesso..." dissi a bassa voce.
Passammo poco meno di un'ora parlando del più e del meno, quando un infermiere passò dalla stanza per comunicarci che il tempo di visita era quasi terminato.
"La prossima volta ti porterò dei fiori, stavolta è stato tutto molto frenetico e non c'è stato tempo" le dissi stringendole la mano.
"Non preoccuparti, ma figurati. E poi non potrei neppure dipingerli..."
"Ti porterò anche il blocco da disegno e l'astuccio allora... piuttosto... fammi sapere se ti serve qualcosa da casa così passo a portartelo"
"Ti mando un messaggio, okay?"
"Ah ecco, ti ho portato il caricabatterie. Così almeno per quello non hai problemi "
Mi ringraziò e ci salutammo.
Uscii lentamente dall'edificio.
Il sole stava già tramontando.
Camminando, mi avviai verso la fermata della metro più vicina e tornai a casa.___________
Note dell'autore: so che questo capitolo potrà sembrare improvviso, strano e sconnesso però il mio obiettivo era quello di descrivere nel miglior modo possibile un evento negativo che stravolge la regolare routine di una persona e tutto il disorientamento e la confusione che possono seguirne.
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Black petals of a Blue rose - MAXIDENT
Mystery / ThrillerQuesta storia è nata prendendo ispirazione dalle prime scene del primo trailer di MAXIDENT, Stray Kids. Trama. Un ragazzo si ritrova catapultato in una grande città senza una meta ben precisa. Cosa lo ha condotto lì? Chi è? Riuscirà a fuggire abbast...