VI. Neve

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I giorni che seguirono furono vuoti.
Piangevo spesso ma cercavo di farlo quando Amy non era in casa.

Avevo iniziato ad avere gli incubi durante la notte.
La stessa scena si ripeteva, ma il finale cambiava sempre: venivo picchiato e non riuscivo mai a scappare; poi mio padre iniziava a colpire anche mia madre, a volte anche le mie sorelle, in tutti i modi possibili ed immaginabili.

Una notte mi svegliai urlando.
Amy mi raggiunse subito, stringendomi forte in un abbraccio.
Mi sussurrava parole che potessero farmi tranquillizzare: mi diceva che andava tutto bene, che erano solo sogni, che ero al sicuro.
Mi accarezzava la schiena invitandomi a controllare il respiro.

Accadde spesso, tuttavia Amy non chiese mai cosa mi fosse accaduto né cosa sognassi.
Era sempre lì quando ne avevo bisogno.

I segni fisici di quella notte sparirono nel giro di un mese.

I pensieri a mia madre e alle mie sorelle invece non andarono mai via: restavano lì, nascosti in un angolino della mia testa.

Non avevo mai provato ansia in vita mia, eppure mi ritrovavo spesso a sospirare con una stretta al cuore. Sul momento non riuscivo mai a dargli una motivazione, ero costretto a pensare per minuti interi per capire cosa potesse farmi stare male: era la paura di non sapere, e tutti i pensieri negativi che affollavano la mia mente, a farmi stare in quel modo.

Amy cercò di aiutarmi come poteva, mi prestava i suoi libri ed il suo pc per guardare film e serie. Era davvero gentile.
Aveva anche procurato un telefono usato da farmi usare, di modo che non potessi essere rintracciato né localizzato in alcun modo.
Distrarmi aiutava, ma di certo non poteva essere una soluzione.
Decisi che avrei dovuto uscire e passare meno tempo possibile da solo.

Una mattina, nonostante Amy fosse solita tornare a casa a tarda notte, si svegliò presto e mi accompagnò nella mia ricerca di un lavoro.
Riuscimmo a trovare un locale, situato nel quartiere confinante, che cercava personale.

Fu così che conobbi Jim. Era una persona molto stravagante, con una lunga barba ed i capelli brizzolati. A volte si comportava in modo strano ed inizialmente sembrava essere un po' scorbutico ma con il tempo mi resi conto che in fondo era davvero una brava persona.

Iniziai quindi a lavorare come cameriere.
Inizialmente facevo i turni la mattina e mi occupavo della colazione, dei caffè, del servizio ai tavoli e di qualche pulizia.
Non fu facile, visto che i clienti erano per lo più malviventi della zona. Non era raro essere schernito per i miei occhi a mandorla o per le mie lentiggini.
Nonostante ciò mantenni sempre calma e compostezza.

Amy diceva che erano solo invidiosi della mia bellezza e che un giorno avrei rubato il cuore ad un sacco di ragazze. A volte mi trattava davvero come se fossi un bambino.

In fondo, forse, quell'affetto mi rendeva felice e mi scaldava il cuore.
Con il tempo, stanchi probabilmente del mio ignorarli, smisero di fare quei commenti.

Grazie al lavoro riuscii finalmente a partecipare alle spese della casa: quella casa fredda, dall'intonaco che veniva giù, in cui avevo trovato un riparo sicuro, un rifugio, calore ed affetto.

Riuscii anche a ripagare per i vestiti che Amy mi aveva acquistato.

Così le mie giornate, in qualche modo, si riempirono e ciò mi lasciò meno tempo ed energie per sprofondare nei miei pensieri negativi.

La situazione migliorò ulteriormente quando fui promosso al turno serale.
Finalmente la tensione e l'ansia del primo periodo andarono via e Jim, vedendomi meno incerto, decise di spostare il mio turno di lavoro alla sera. La paga era più alta ma c'erano anche molti più clienti da servire, quindi si lavorava e si faticava molto di più.
Ciò mi permise di avere molto tempo libero durante il giorno.

Iniziai a dedicarmi ai dolci.
Ben presto però Amy mi vietò di cucinarli tutti i giorni, permettendomi di farlo solo una volta ogni due settimane. Diceva che altrimenti, così facendo, l'avrei mandata in ospedale per un attacco di diabete.
Iniziai allora a dedicarmi alla lettura.

Cominciai anche ad occuparmi di tutte le faccende di casa e della cucina.
Amy lavorava molto di più rispetto a me, lasciarle più tempo per riposare era il minimo che potessi fare.
Inizialmente fu contraria ma alla fine, in seguito al mio continuo insistere, accettò.

Ero felice di vederla riposare, leggere o dipingere.
Durante i miei primi giorni lì l'avevo vista sempre indaffarata, stanca... non aveva mai tempo per sé. Presto però iniziai a vederla più energica e solare.

Scoprii che a dipingere i quadri appesi alle pareti era stata lei: con i risparmi, quando poteva, comprava delle tele su cui dipingere ed i colori necessari. Il cavalletto l'aveva arrangiato lei con alcuni listelli di legno e dei lacci.

Era così rilassante vederla assorta nei colori mentre ascoltava musica classica.

Provò ad insegnarmi a disegnare ma ero davvero negato, mi arresi subito.
Preferivo ballare di fronte allo specchio durante il tempo libero: aiutava ad allontanare i cattivi pensieri e mi dava un sacco di energia.

Con il passare del tempo riuscii anche a stare più simpatico a Shaila.
Durante il primo mese non aveva fatto altro che guardarmi male e lanciarmi strane occhiate.
Era molto diffidente e, sinceramente, non le davo torto.
Amy mi consigliò di lasciar correre, disse che col tempo si sarebbe tranquillizzata.
E infatti fu così.

Ad allentare la tensione tra noi due aiutarono anche i miei biscotti, di cui si innamorò follemente. Arrivò anche a dirmi di mandarle un messaggio ogni qual volta li avessi preparati.
Scoprii che era una persona davvero vivace, a cui però piaceva molto lamentarsi.

Senza che me ne rendessi conto il tempo era volato: l'autunno aveva lasciato spazio all'inverno e si era arrivati alle porte del Natale.

Non fu facile per me.

Nonostante l'affetto che ricevevo dalle persone che avevo conosciuto in quel periodo, mi sentivo solo ed abbandonato.

Avrei tanto voluto tornare indietro nel tempo, non aver fatto quella inutile sciocchezza.

Mi mancavano gli abbracci e le carezze di mia madre, mi mancava giocare e scherzare con le mie sorelle, mi mancavano i miei amici ed i miei compagni di classe. Mi mancava la mia stanza, le mie cose, i miei fumetti, i miei poster, le mie coperte. Mi mancavano i miei nonni, gli zii ed i cugini, il pranzo ed il cenone di Natale in occasione dei quali si stava tutti insieme a ridere, scherzare e giocare a carte.

Poi però pensavo ad Amy, che aveva trascorso in solitudine chissà quanti di quegli inverni e chissà quante di quelle festività, e mi sentivo un po' meno solo.

Nonostante fossi triste cercai di fare del mio meglio per non rovinare l'atmosfera.
Convinsi Amy a decorare la casa durante i nostri giorni liberi: comprammo tante lucine e persino un piccolo albero di Natale.
Fu divertente addobbarlo insieme.
Preparammo anche una quantità infinita di biscotti.

La notte della vigilia di Natale io e lei andammo in chiesa per la veglia. Nonostante sembrasse un quartiere cupo, era tutto organizzato alla perfezione: ogni famiglia aveva portato qualcosa da mangiare cosicché, finita la messa, avessimo potuto fare un cenone tutti quanti insieme. Sembrava di stare in una grande famiglia felice.

Il giorno di Natale avevamo invitato a casa nostra Shaila e tutta la sua famiglia. Non aveva il padre, lei e sua madre sfamavano ben sei tra bambini e ragazzi.
Quella piccola casa, quindi, si riempì di tante voci e allegria.
Fu una giornata divertente e piacevole.

Il capodanno passò più o meno allo stesso modo, solo che fu Shaila ad invitarci a casa sua. Abitava in uno degli ultimi piani di un grande palazzo, quindi dalle finestre del suo appartamento era facile vedere i fuochi d'artificio.

Fu un'esperienza davvero magica, non ne avevo mai visti così tanti e così colorati.
Fu quasi come vivere un sogno. Dentro c'era un bel tepore ma sfiorando i vetri della finestra mi resi conto che fuori era davvero freddo.

Aveva iniziato a nevicare.

Vedere quella neve scendere giù dal cielo lentamente, mentre fuochi d'artificio danzavano velocemente su quello sfondo scuro, fu come assistere a qualcosa di surreale: sembrava di vivere in due universi in cui il tempo scorreva in modo completamente diverso.

Black petals of a Blue rose - MAXIDENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora