XXXI. Coraggio.

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Qualche settimana dopo quella sera di inizi marzo, Amy venne chiamata per prepararsi all'operazione.

Era costantemente ansiosa e anch'io lo ero, anche se, per sostenerla, cercavo di non darlo a vedere.

Comprammo dei pigiami nuovi che fossero comodi, preparammo diverse tovaglie, vestiti ed altri effetti che le potessero servire una volta lì.

Non le permisero di portare il computer ma mise in borsa il telefono ed un caricabatterie nuovo dal cavo più lungo, che le avevo recentemente comprato.

Sospirava per il nervosismo costantemente.
Faceva su e giù per la casa, seguendo la lista che aveva preparato sul telefono, ricontrollando più volte che ci fosse tutto.

"Mi serve una spugna per la doccia" disse ancora con tono affranto.

"Vado io" dissi scendendo giù e prendendone una nuova nello scaffale della spesa.

Tornai su e gliela porsi, lei la mise in valigia.

Sospirò nuovamente, era davvero, davvero ansiosa.
Mise le mani in faccia.

"Andrà bene" la consolai.

"Lo spero, lo spero con tutto il cuore"

"Dai su, ce la farai"

"Ti giuro mi viene da piangere, ho così paura"

"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, la dottoressa ti ha detto che l'equipe è davvero brava"

"Lo so, ma tutte quelle ore in anestesia... se solo ci penso..."

"Beh, tu non vedrai nulla, no?"

"No, però..."

"Lo so che è difficile, ma prova a non pensarci, okay?"

Sospirò di nuovo.

"Abbraccio?" le domandai.

Annuì con la testa, allargando le braccia.
La strinsi forte.
"Andrà bene, l'importante è che respiri. Profondi respiri e andrà tuuutto bene" dissi accarezzandole dolcemente la schiena per tranquillizzarla.

"E se non mi risvegliassi?"

"Ti risveglierai, non ti faranno mica un sedativo per elefanti"

Rise.
Poi cominciò a sussultare.
"Ho paura." disse cominciando a piangere.

"È normale avere paura.
Pensa al fatto che dopo starai meglio, che potrai ricominciare a fare la babysitter, potrai tornare al locale con noi e fare cose normalissime"

"Mi sembra un sogno"

"Non lo è. È la realtà ed è molto vicina"

"Grazie, davvero." disse asciugando le lacrime e stringendomi forte.

Chiusi gli occhi, godendo di quel calore e della bellezza di quell'abbraccio.

Tutti i miei sforzi non erano stati vani.

"Ci sono sempre per te, lo sai" risposi.

Ci separammo lentamente quando il suo telefono cominciò a squillare.

Lo prese dalla tasca.
"È Shaila" disse prima di rispondere, asciugandosi le lacrime.
"Pronto?
Oh, okay okay.
Felix puoi aprire alla porta?" chiese in tono sconsolato.

Scesi giù ed aprii il portone, facendo entrare la ragazza.

"Hey" disse dandomi un bacio sulla guancia una volta entrata.
"Come andiamo?"

"Male, ma non malissimo"

"È nervosa?" chiese a bassa voce.

"Abbastanza"

Black petals of a Blue rose - MAXIDENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora