XXII. Bilico - nebbia

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Tornai a casa.

Nella testa non avevo nulla e continuavo a rigirare tra le dita quel biglietto da visita blu dalle scritte in bianco. Non volevo nemmeno leggerne il contenuto.

Anche i rumori erano attenuati e l'unica cosa che percepivo era il suono dei miei passi e della suola delle scarpe che sfregava sull'asfalto ruvido.

Quanti mesi erano passati da quell'incidente?
Contai mentalmente...
Quasi quattro.

Era così difficile ricordarsi che fosse già inverno, con quel clima impazzito.
Non l'avevo realizzato, fino a quel momento.

Camminai lentamente verso casa e nel tragitto diversi lampioni si spensero al mio passaggio.
Chissà perché... forse era la mia aura di immensa negatività...

Salii i gradini d'entrata, notai che c'era dell'acqua che fuoriusciva dai vasi. Sicuramente le sorelle di Shaila avevano provveduto ad innaffiare le piante, visto che non accennava a piovere da tempo.
Conservai il biglietto in tasca e presi le chiavi.
Le inserii nella toppa e girai, la porta si aprì.

"Sono a casa" dissi richiudendola alle mie spalle.

Entrai subito in cucina.
Quella sera a fare compagnia ad Amy c'era Maila.
Quando entrai nella stanza alzò la testa dai libri, mi osservò per un istante per poi tornare immediatamente al suo studio.

"Ho preparato un po' di carne e del purè, sono in frigo" disse.

"Ti ringrazio" dissi prendendo un bicchiere d'acqua.
"Amy?" domandai.

"È andata a dormire quasi un quarto d'ora fa" rispose.

In effetti erano le undici di sera...

"Ha preso le medicine?"

"Sì, non preoccuparti" disse chiudendo i libri e riponendo le sue cose all'interno dello zainetto.

"Tu piuttosto... dovresti prenderti cura di te" disse con il suo solito tono severo.

Aveva qualche anno meno di me, eppure sembrava così adulta... persino più di me, forse.

Sospirai.

"Ti ammalerai così, poi non dire che non te l'avevo detto" continuò.

"Vedrò cosa posso fare... ti ringrazio per il tuo aiuto..."

"Di niente. Ci vediamo domani." disse andando via.

Chiusi la porta a chiave e automaticamente il mio corpo si recò davanti al frigo e lo aprì.
Trovai il piatto a cui si riferiva Maila.
Sembrava buono e avevo pure fame.
Ma non avevo appetito.
Richiusi lo sportello del frigo e mi sedetti a tavola.

Mi dissi che non avrei dovuto pensarci troppo.
Dovevo pensare a riposare ed andare a lavorare il giorno dopo.

Sospirai.
Succedeva continuamente oramai.

Mi alzai da tavola e mi recai verso la mia stanza.
Una volta giunto davanti alla porta tornai indietro e controllai che Amy stesse dormendo.
Respirava con calma.

Potevo stare tranquillo e dormire.
Mi spogliai e mi misi a letto, ripensando a quello che mi era accaduto quella sera e, misteriosamente, riuscii ad addormentarmi in fretta.

Il giorno dopo a lavoro ero costantemente distratto. Mancò poco che un'auto mi mettesse sotto durante il tragitto per andare a lavoro, al bar i ragazzi mi fecero notare che sembravo assente.
Già, perché la mia testa ripeteva in loop la scena della discussione con quell'uomo di nome Steve.
Forse era stata una cattiva idea andare lì.

Andava tutto bene: dovevo semplicemente ignorare ciò che mi aveva detto e continuare per la mia strada. Era quella la scelta giusta, l'unica scelta giusta.

Black petals of a Blue rose - MAXIDENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora