XL. Party

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Per quanto Pedro fosse stronzo, forse ogni tanto mi stava simpatico.
Quando? Quando si presentava con dei vestiti, gioielli o profumi nuovi; quando offriva da bere a me e alle ragazze; quando ci procurava sigarette gratis o riusciva a farci imbucare a qualche banchetto.

E quella sera, sul finire di agosto, organizzò una festa.

Prese possesso dell'appartamento più grande tra quelli di Maxime ed invitò tante di quelle persone da riempire quasi a tappo centinaia di metri quadri.

Probabilmente era adibito proprio alle feste, perché non solo era la prima volta che mi ci recavo, ma non riuscivo ad immaginare che altro uso si potesse fare di quelle sale enormi completamente sgombre.

Anche le altre ragazze dissero di non esserci mai state, tranne Corina, la veterana.

Ovviamente anche loro erano state invitate. Furono presenti tutte. Tutte tranne Ania.

Chiesi alle ragazze se avessero sue notizie, una di loro mi disse che le aveva fatto sapere di stare poco bene e che quindi non si sarebbe unita a noi.

Che lei e Pedro avessero litigato?
Era strano che non fosse lì anche lei.

Eppure Pedro non sembrava così di malumore.

Come al solito, anche se quella era più una serata di svago che di lavoro, ci preparammo nell'appartamento che usavamo come base.
Indossammo degli abiti adatti all'eleganza della festa e profumi e gioielli che non furono da meno.

Scendemmo con l'ascensore e fuori c'era il solito furgone scuro ad aspettarci.

Guidò fino all'edificio in cui si trovava l'appartamento, giusto a qualche chilometro di distanza.

Quando scendemmo era così evidente che si stava tenendo una festa in quel piano, dalle finestre si vedevano le luci impazzite della sala da ballo e tutto il piano sembrava essere illuminato.
Ebbi pena dei vicini.

Entrammo nell'edificio, salutando il ragazzo alla hall che ci accolse calorosamente, controllando i nostri nominativi nella lista, per poi accompagnarci al lussuoso ascensore.

"È davvero un peccato che Ania non sia venuta" commentò una delle ragazze.

"Secondo me Pedro gliel'ha impedito e lei si è solo inventata una scusa" commentò un'altra.

"Perché avrebbe dovuto?" domandai.

"Perché è geloso" rispose Corina.

"Come se non la facesse prostituire..." commentai.

"È perché-" fece per dire a bassa voce, mentre le porte dell'ascensore si aprirono.

Quella risposta si perse e la mia curiosità venne dimenticata non appena fummo investiti dalla musica e dal vociare così intenso.

Venimmo accompagnati verso il guardaroba, dove lasciammo giacche e borse.
In quell'appartamento sembrava fare piuttosto caldo, nonostante l'aria condizionata fosse freddissima.
Restai in camicia nera e pantaloni.

Seguii le altre ragazze verso la sala da ballo.
Non che mi andasse molto di ballare.
Infatti presto mi separai da loro, avvertendole che mi sarei diretto verso il bancone degli alcolici.
Ormai quello sembrava il mio unico obiettivo ad ogni festa.

Mi avvicinai prendendo quello che era diventato il mio cocktail preferito come rituale d'inizio: il Moscow Mule.

Intravidi Pedro tra la folla e pensai che non mi sarebbe dispiaciuto fare finta di non averlo visto.
Purtroppo per me, si accorse della mia presenza ed iniziò ad avvicinarsi dopo aver abbracciato quello che supposi fosse un suo amico.

Black petals of a Blue rose - MAXIDENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora