Malanno

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Era ormai gennaio dell'anno 41 a. C.
Erano passati circa 4 mesi dall'inizio dell'accademia e Virgilio stava iniziando ad abituarsi. Certo, era ancora solo un ascoltatore nel gruppo di Vario, ma si sentiva più a suo agio. Reputava ormai Vario un buon amico; dopo Orazio ovviamente. Cercava di spronarlo in tutto, e gli faceva vivere quel poco di divertimento che la vita gli offriva. Vario al contrario di Virgilio era una persona molto allegra e vivace che se si impegnava poteva parlare anche con i muri. L'aria burbera all'inizio della loro conoscenza a quanto pare era una situazione che vivevano tutte le sue nuove conoscenze. Quando gli chiese il perché lui rispose "da come le persone ti trattano nei momenti peggiori si capisce come ti tratteranno nei migliori". Non era molto d'accordo con quell'affermazione, ma visto che il suo gruppetto sembrava abbastanza unito gli offrì il beneficio del dubbio.
Molte volte metteva a paragone Orazio e Virgilio. Spiegava che loro due erano praticamente identici, ma forse Virgilio se spronato avrebbe potuto persino dire qualche battuta.
Virgilio non faticò a crederlo. Lui e Orazio erano soliti pranzare insieme per prendersi una pausa dall'espansività del gruppo, ma si passava da un eccesso all'altro. Pranzare con Orazio era come pranzare da soli. Restavano li in silenzio a mangiare ognuno il proprio cibo. A Virgilio non dispiaceva più di tanto, gli piaceva stare in sua compagnia. Ogni tanto prendevano coraggio e facevano qualche domanda e ogni giorno che passava la risposta era sempre più lunga.
Un giorno però Orazio non si presentò né a lezione né a pranzo. Se dapprima Virgilio ci fece poco caso, dopo aver pranzato da solo per 3 giorni iniziò a preoccuparsi. Chiese a Vario e al suo gruppo ma non ne sapevano nulla, ma per rassicurarlo gli spiegarono che si assentava spesso, soprattutto nel periodio invernale essendo lui un tipo cagionevole. Dopo essersi informato su dove abitasse, Virgilio si presentò davanti alla sua porta con del brodo caldo, un rimedio infallibile che gli preparava sua madre. Dopo aver bussato tre volte iniziò a pensare che magari non era in casa o che magari non voleva ricevere visite, ma quando fece per andarsene la porta si aprì. Affacciato ad essa c'era un ometto basso e un po' grassottello. Aveva il naso rosso e gli occhi lucidi. Era avvolto in una coperta e aveva un colorito abbasta preoccupante.
- ciao - disse con voce nasale.
Poverello, lo capiva benissimo, si prendeva sempre anche lui dei malanni ogni anno.
- Ciao, non sei venuto in accademia e ho pensato che stessi male, in realtà Vario ha pensato che stessi male così sono venuto a controllare e ti ho portato questo.
Gli porse il recipiente con dentro il brodo.
Orazio lo guardò stupito come se nessuno avesse mai fatto una cosa del genere per lui.
Si fissarono per un attimo.
- Se non vuoi peggiorare dovremmo entrare, si gela qui fuori.
Poi guardò i suoi piedi.
- Santo cielo sei scalzo, entra subito.
Orazio ubbidì e andò verso il tavolo e il camino.
Virgilio lo osservò prima di avanzare, sembrava... un nano, gli venne quasi da ridere.
Posò il brodo sul tavolo e chiese dove poteva trovare un cucchiaio. Orazio gli indicò un cassetto e lo ringraziò.
La casa era piccola ma confortevole.
Appena entravi, sulla destra trovavi il tavolo da cucina, poi il camino e poi il tavolo per mangiare, sulla sinistra invece c'era il letto e un leggio pieno di fogli con versi scritti sopra.
Mentre Orazio era distratto Virgilio si avvicinò allo scrittoio, prese un foglio e lesse: "Beato colui che, lontano dalle cure cittadine, | come gli uomini dell'età più antica, | ara i campi paterni con buoi che gli appartengono".
Ma non fu quella frase a lasciarlo stupito.
"Salpata con malo augurio esce la nave, portando il fetido Mevio". "Sorga Aquilone, come quando sulle alte montagne spezza le elci tremanti.
Né una stella amica appaia nella cupa notte, là dove Orione funesto tramonta".
Cosa gli aveva fatto quell'uomo per avere la speranza che affogasse in mare? Poi come poteva un uomo tanto silenzioso pensare a certe frasi?
Tornò al tavolo come se lo stesse guardando per la prima volta. Orazio sembrò capire il perché di quel cambio di umore.
- Hai letto i versi sul leggio?
Virgilio abbassò lo sguardo.
- Sei più sconvolto dal fatto che io mi sfoghi di determinate circostanze o che l'unica invettiva non anonima sia destinata ad un nostro compagno di corso?
L'unica? Ce n'erano altre?
Orazio lo guardò con profondo imbarazzo e ancora una volta Virgilio si stupì di quanto lo sorprendesse ogni giorno quel ragazzo.
- La seconda - rispose.
Orazio sembrò deluso dalla risposta, ma si limitò a dire
- Un giorno lo capirai, sappi solo che se l'è meritato
- Si merita di affogare in mare a causa di un naufragio?
Orazio non rispose così Virgilio gli credette sulla parola.
- Tieni, ora assaggia il brodo. Mia madre me lo preparava sempre quando ero malato
Orazio guardò i pezzi di carne indefinita che galleggiavano; non era molto entusiasta.
- Ma cosa c'è dentro?
Virgilio cercò di non ridere.
- Meglio non saperlo
Ma entrambi scoppiarono a ridere dopo aver assistito alla faccia schifata di Orazio.

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