Più Avanti Vedrò

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39 a.c.

Virgilio aprì gli occhi sentendo delle campane in lontananza. Strano. Di solito di mattina non suonavano mai se non la domenica. Si fermò un attimo a pensare che giorno fosse. Mercoledì. Restò un momento a fissare il soffitto bianco. Nell'angolino si stava formando della muffa. Doveva assolutamente pulirla prima di prendersi qualche malattia.
Odiava l'inverno. Portava sempre umidità, pioggia e malanni. Doveva alzarsi, altrimenti avrebbe fatto tardi, ma non aveva il coraggio di alzare le coperte.
Dopo dieci minuti decise di dare uno strattone, rapido e indolore. Prese coraggio e si tolse le coperte pentendosene subito, ma ormai il danno era fatto. Nello spostare le coperte uno stormo di fogli si liberò in aria. Li aveva dimenticati. Ultimamente stava lavorando ad un progetto che gli occupava spesso le serate prima di addormentarsi. Le avrebbe sistemate dopo. Si alzò a fatica e andò verso la cucina, aveva molta fame. Prese del pane, e andò verso il bagno ancora assonnato. Prima però guardò fuori e si meravigliò di vedere la città in piena attività. Poi alzò lo sguardo verso il campanile sul quale c'era un grosso orologio visibile anche da casa sua.
Le 12:35.
- MERDA
Aveva perso metà mattinata di accademia e tra 25 minuti iniziavano i corsi pomeridiani e quelli non poteva proprio perderli. Il maestro Sireno avrebbe spiegato le modalità dell'esame di fine anno e non poteva assolutamente perdersi quella spiegazione. Uno perché altrimenti avrebbe avuto difficoltà dopo, e due perché Sireno lo avrebbe rimproverato se avesse sbagliato qualcosa all'esame.
Si diresse correndo verso la camera con ancora il pane in bocca e si cambiò veloce. Gettò sul letto le vesti da notte per mettersi quelle normali. Dopo aver indossato una veste blu e delle calze nere molto pesanti, si diresse verso il bagno dove teneva gli stivali. Guardandosi allo specchio però notò di avere la veste al contrario.
- MERDA
ripeté.
Si ricambiò di nuovo quasi non sentendo il freddo per l'agitazione e si avviò verso il leggio mentre cercava ancora di infilarsi gli stivali. Arrivato al leggio prese qualche foglio sparso e una piuma e li scaraventò nella sacca.
Riguardò il campanile.
12:48
-MERDA MERDA MERDA.
Si precipitò verso la porta quasi dimenticando le chiavi e uscì di casa.
Stava praticamente correndo. Normalmente ci impiegava venti minuti per arrivare all'accademia, ma in quel momento aveva a disposizione undici minuti. Corse più velocemente possibile, ma non era un tipo sportivo, anzi. Si fermava ogni 100m e andò a sbattere più volte contro pali e persone, ma cercò di non arrendersi. Tra una pausa e l'altra cercava di respirare continuando a camminare, ma aveva freddo e il sudore non aiutava. Fece un ultimo scatto e arrivò in accademia. Guardò l'orologio sul muro e per poco non svenne.
13:15.
Ci aveva messo più tempo di quando camminava.

Si lasciò sfuggire un'imprecazione e si appoggiò al muro per riprendere fiato. Non poteva certo presentarsi così davanti al maestro. Ormai era già in ritardo, 2 min in più non avrebbero potuto rendere peggiore la sgridata del maestro. Appena si riprese cercò di entrare lentamente dalla porta per cercare di passare inosservato, ma la porta sbattè dietro di sé con un gran frastuono amplificato dall'eco della classe.
- Accidenti - bisbigliò.
- Ma guarda un po' chi si vede, il nostro amato dormiglione. Non solo non si presenta alle lezioni mattutine, ma fa pure tardi a quelle pomeridiane. Signor Marone, per questa volta l'accetto alla lezione solo perché è di vitale importanza per l'esame e io brutte figure non voglio farle. Ma la prossima volta la caccerò fuori con le mie stesse braccia - sorrise in modo malefico - e per tutte le muse, si sistemi quei capelli. Cos'ha un nido di uccelli in testa?

Virgilio era diventato prima bianco cadeverico poi rosso come un pomodoro e alla fine bordeaux.
Non sapeva se doversi inventare qualche scusa, ma non riuscì a parlare per il troppo imbarazzo, così decise di trovarsi un posto a sedere.
Quella lezione si svolgeva nella sala più grande dell'accademia e a parteciparvi erano tutti gli studenti. Faticò a trovarsi un posto, ma alla fine scorse la faccetta sorridente di Orazio che gli fece un segno; gli aveva tenuto un posto.
Gli sorrise.
Si affaccendò ad accomodarsi prima che il maestro lo sgridasse di nuovo e quando si mise seduto poté finalmente respirare. Era tutto rosso, tutto sudato e tutto infreddolito. Orazio lo guardò sorridendo per prenderlo in giro.
- Tu non parlare. Non ci provare.
Orazio alzò le mani in segno di resa.
- Non ho detto niente
- Non ancora

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