Bucoliche

42 2 1
                                    

Campane, sveglia, colazione, vestiti. Una solita domenica mattina, o quasi. Oggi avrebbero esposto il suo libro nelle librerie e biblioteche e doveva partecipare ad un evento per presentarlo. Stava morendo dall'ansia. Si mise davanti allo specchio per tipo mezz'ora a provare sorrisi e facce varie, ma il risultato era un'espressione che faceva anche mentre andava in bagno. Si abbassò e sbattè leggermente la testa sul lavandino tre volte.
- Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare.
Qualcuno bussò alla porta. Si rialzò e andò ad aprire. Si ritrovò Vario e Orazio davanti alla porta.
- Quella città che chiaman Roma, Melibèo, io la credevo, nella mia ignoranza simile a questa dove noi pastori portiamo spesso gli agnelli appena nati.
Vario iniziò a recitare i suoi versi entrando in casa con il SUO libro in mano.
-Così, sapevo, i cuccioli son simili alle cagne- proseguì Orazio con tono enfatizzante- così i capretti alle madri, così paragonavo il grande a ciò che è piccolo.

Virgilio arrossì vedendo i suoi amici recitare in modo teatrale la sua opera.
Li guardò e sorrise.
- SIGNORI E SIGNORE - proseguì Vario - HO L'ONORE DI PRESENTARE IL GRANDISSIMO, FAMOSISSIMO, PAZZESCHISSIMOOOOO VIRRRRGILIOOO. APPLAUSIII.

Orazio seguì Vario nell'applauso e Virgilio, imbarazzato, fece un piccolo inchino sorridendo. Era felice di averli li.
- Guarda qua, che libro.
Vario gli passo il libro rilegato in pelle con il titolo e il nome incisi e colorati con il dorato.
Preso il libro tra le mani, Virgilio provò le farfalle nello stomaco.
Ce l'aveva fatta, il libro era finalmente disponibile. Tutti avrebbero potuto vederlo, comprarlo, leggerlo... E chissà, magari studiarlo.
La paura del fallimento si era leggermente affievolita, ma non del tutto scomparsa. Aveva la costante sensazione che la libreria sarebbe stata vuota e che nessun suo libro sarebbe stato venduto.
- OKK AMICO MIO. CONOSCO QUELLO SGUARDO.
Prese Virgilio per le spalle e lo spinse in una carrozza.
- Non ti preoccupare rilassati e sfoggia il tuo miglior sorriso.
Virgilio fece un sorriso terrificante di proposito per creare sdegno in Vario e la risata in Orazio.
Si diressero alla libreria e Virgilio concentrò la sua attenzione su ciò che vedeva per distarsi.
Napoli era bellissima. Le case si ergevano per tutta la strada con qualche albero qua e là. In lontananza si vedeva il Vesuvio circondato dalle nuvole bianche. La strada era fatta di San pietrini, che tra l'altro non amava particolarmente. La vita caotica della domenica era piacevole. Le donne si scambiavano cesti con vari cibi, chi scambiava un pollo con un coniglio, chi delle mele per dei limoni. I bambini correvano di qua e di là e alcuni giocavano a campana mentre le bambine spazzolavano le bambole. Gli uomini avevano in spalla i fucili, probabilmente si preparavano per una battuta di caccia.
Dietro l'angolo si trovava la libreria e Virgilio trattene il respiro finché, girando, non vide la numerosa folla che si stanziava lì davanti.
Virgilio buttò l'aria fuori e per poco non si strozzò con la saliva.
Tossì e Vario preso dall'entusiasmo, forse più di Virgilio, iniziò a dargli forti pacche sulla schiena.
Dopo essersi ripreso guardò Orazio che lo guardava con uno sguardo pieno d'orgoglio. Virgilio ricambiò finché la carrozza non si fermò.
- Mecenate deve aver diffuso la notizia, sono per lo più componenti del circolo e amici di quell'ambito.
- Perché lo ha fatto? Non sono ancora partecipe del circolo, devo andarci la settimana prossima per la prima volta...
- Lui è così. Allora sei pronto?
Virgilio annuì e uscì dalla carrozza.
La folla applaudì.
Entrato lo scortarono fino ad un tavolo dove vi erano impilati i suoi libri pronti per essere firmati.
Dopo una serie di foto e dichiarazioni per il giornale iniziò a firmare le copie. Scrisse nomi, dediche e, strano a dirsi, baciò teste di neonati, manco fosse Apollo a spartire benedizioni. Dopo una ventina di persone si preparò al prossimo signore.
- Ciao, a chi lo dedico?
- Mecenate.
Virgilio alzò lo sguardo e si ritrovò la faccia sorridente del giudice del suo esame accademico.
- Oh-oh signore, anche lei qui. Sono onorato.
- L'onore è mio ragazzo. Sto per ricevere una tua copia firmata. Io come.. Tante altre persone.
Virgilio fece scorrere lo sguardo sulla folla fino a ritornare su di lui.
- A proposito signore, grazie per aver diffuso la voce. Senza di lei probabilmente sarebbe stato vuoto qui.
- No non credo - gli sorrise di nuovo.
Virgilio percepì fiducia nel suo volto e gli firmò il libro.
"A Mecenate, l'uomo che so sarà il mio punto di riferimento. Virgilio"
Dopo aver letto la dedica Mecenate chiuse il libro e fece un cenno col capo.
- Ci vediamo giovedì Virgilio, goditi la giornata.
- Si signore.
Si ritrovò una pacca sul collo.
- E bravo a Virgilio - era Tucca - Entrato nelle grazie di Mecenate. Ora lo firmi anche a me il libro?
- Nah, non lo meriti.
Tucca gli diede un'altra pacca sul collo e gli porse il libro.
"A Tucca, mio grande amico. Ricorda: Audentes fortuna iuvat". (il destino favorisce chi osa)
Dopo Tucca toccò a Puccitelli e Castorione.
- C'è posto anche per me?
Virgilio guardò Orazio.
- Ovvio che si.
"A Orazio...
Virgilio si bloccò. Non sapeva che scrivere. Non voleva scrivere una frase come quella di Tucca, voleva scriverne una più.... Profonda.
- Tutto ok?
- Sisi.
- Non sa esprimere le sue emozioni al momento - Lo schernì Tucca.
Virgilio roteò gli occhi.
"A Orazio, il più caro amico che ho. Ricorda: ego ibi tibi ero". (per te ci sarò).
Sorrise e arrossì leggermente nel rileggere la frase. Voleva fargli capire che per lui ci sarebbe sempre stato, sia nel bene che nel male, è che poteva contare sempre su di lui.
- Io direi di farci anche un cuoricino affianco.
Virgilio diede una gomitata nel fianco di Tucca e consegnò il libro a Orazio che a differenza di Virgilio arrossì fino alle orecchie di un rosso acceso.
Gli sorrise e scappò verso l'uscita.
- Ho detto qualcosa di male secondo te?
-  Oh nono, secondo me hai centrato in pieno.
Virgilio non capì perché Tucca e gli altri si scambiavano occhiate d'intesa.
Non è che lo scherzo su lui e Orazio non aveva una base di verità??
Sperò per loro di no. Avrebbe deluso il loro sogno. Lui e Orazio era migliori amici e lui arrossiva continuamente.
Finì di firmare i libri e uscirono. Erano circa le 5. Non avevano pranzato così lui e Vario andarono a mangiare qualcosa in una locanda. Gli altri tornarono a casa.
-Allora, sei felice?
Virgilio riflettè sulla domanda. Aveva bevuto due bicchieri di vino ed era già un po' brillo. Vario era il sesto che si scolava e sembrava totalmente sobrio.
- Si - rispose alla fine.
- E dimmi, come mai.
- Beh, vivo nella città che amo, frequento la scuola che volevo, ho degli amici meravigliosi che mi sostengono, ho... pubblicato la mia prima opera...
Sull'ultima ancora non ci credeva. Le ultime ore passate in quella libreria sembravano offuscare, come se fossero state parte di un sogno.
- E Orazio?
- Che c'entra Orazio?
- No dico, sei felice di avere Orazio?
- Certo che si, è il mio migliore amico.
- E perché è il tuo migliore amico?
Virgilio lo guardò. Perché gli stava facendo quell'interrogatorio?
- È simile a me. La pensiamo allo stesso modo. Mi capisce anche se non parlo e basta uno sguardo per fare intere conversazioni. Mi fa star bene, mi tira su il morale...
Mi piace quando ridiamo insieme fino ad avere mal di pancia, ma mi piace anche quando restiamo in silenzio, seduti sull'erba fuori casa tua, ad ammirare il paesaggio.

Vario sorrise come se un suo piano malefico stesse avendo esito positivo. Virgilio però bevve un'altro bicchiere di vino e mordicchiò dei grissini all'olio d'oliva senza darci troppo peso.
- Ultima domanda. Credi che avrai mai un rapporto con un'altro del gruppo come quello con Orazio?

Che domanda era? Mica erano gelosi della loro amicizia? Voleva bene ad ognuno di loro, tantissimo. Con Orazio era semplicemente...
- Diverso
- Come?
-Voglio bene ad ognuno di voi, ma con Orazio è diverso. Non voglio però che pensiate che voi valiate di meno per me.
- Oh no, non era per questo. Quindi... Diverso?
- Semplicemente diverso - confermò Virgilio.
- Va bene...Su è il momento di tornare a casa. È quasi il tramonto e non voglio portarti in braccio quindi posa quel bicchiere.
Virgilio guardò il bicchiere di vino che aveva in mano e lo posò.
- Va bene.
Pagarono il conto, si salutarono e ognuno proseguì per la sua strada.

-

- Ragazzi è totalmente cotto.
- Orazio pure. 3 bicchieri e ha confessato che al mare è successo qualcosa che li ha messi in imbarazzo. Non sappiamo cosa, ma è il motivo per cui si sono evitati per settimane prima di rinchiuderli in mensa.
- Un bacio?
- Non credo, altrimenti la sua faccia sarebbe diventata così calda da poterci cucinare sopra della pancetta.
- Mmmh. Io non ritiro la mia scommessa.
- Si Vario abbiamo capito
- Dobbiamo fare qualcosa.
- Del tipo?
- Io ho un'idea, ma è a lungo termine...
- Non mi aspettavo altrimenti.
- Ok ora vi spiego...

carpe diem Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora