Tempo

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L'indomani Virgilio e Orazio si svegliarono uno accanto all'altro. Non avevano fatto nulla se non abbracciarsi l'un l'altro studiando i lineamenti del volto di chi avevano di fronte. Erano entrambi sdraiati sul fianco verso il centro, faccia a faccia. Ormai le candele si erano spente, ma la debole luce dell'alba riportò la visibilità nella stanza. Virgilio si svegliò per primo. Non si era mosso da quella posizione e non ne aveva alcuna intenzione. Svegliarsi trovandosi Orazio che dormiva davanti agli occhi gli faceva credere di star ancora sognando. E quando anche lui aprì gli occhi entrambi sorrisero.
- Buongiorno - disse Orazio con la voce impastata dal sonno.
- Buongiorno - rispose Virgilio.
- Che ore sono?
- È un po' tardino.
- Dovremmo alzarci.
- Già dovremmo, ma non ne ho voglia... Sto così bene.
Portò le mani sui fianchi di Orazio e se lo tirò a se in modo tale da poterlo abbracciare.
- Lo so, sono caldo e morbido, ma dobbiamo alzarci. Vario sarà qui a momenti.
- Secondo te è una buona idea farmi trovare qui? Dovremo subirci tante prese in giro.
- Beh a me non interessa. Credo che ormai possiamo uscire pian piano allo scoperto no?
Virgilio sorrise cercando di nascondere la paura. Era una cosa bella in fondo no?
Annuì.
Orazio con uno scatto si alzò.
- Noooooo - protestò Virgilio che si era ritrovato ad abbracciare il vuoto.
- Muoviti!!
Virgilio era già vestito visto che era andato a letto con i vestiti del giorno prima. Così si diede solo una rinfrescata mentre Orazio preparò la colazione. Mangiarono insieme e mentre fu Orazio a prepararsi, Virgilio rilesse i versi da dire quel giorno. Non erano un granché, non aveva avuto molte idee.
- Te hai scritto i versi sul tempo?
- Si - urlò il più piccolo dall'altra stanza.
- Che hai scritto?
- È un segreto, lo scoprirai solo stasera.
- Dai, i miei fanno schifo, e se faccio schifo io devi far schifo anche tu.
Orazio uscì dalla camera con un sopracciglio alzato.
- Secondo quale criterio scusami?
- Beh....
Fù interrotto da qualcuno che bussò alla porta. Vario, pensò.
Il più grande andò ad aprire e si ritrovò Vario tutto ben vestito appoggiato allo stipide della porta. La carrozza dietro era trainata da due bellissimi cavalli bianchi.
- Ma guarda un po' chi è rimasto a dormire dopo una cena a lume di candela. Virgilio caro. Qualcosa da dire?
- Non sono affari tuoi Vario - rispose Virgilio con un sorriso sarcastico.
- Non abbiamo fatto niente - intervenne Orazio.
- Ma dai, fallo stare un po' sulle spine almeno, fallo dannare un po'.
- Andiamo, siamo già in ritardo. Visto che però non dobbiamo passare a casa di Virgilio risparmiamo del tempo.
- No dobbiamo passare a casa mia. Devo prendere le mie cose per stanotte.
- Uffa.

Caricata la roba si avviarono verso Roma.
Virgilio e Orazio erano seduti uno accanto all'altro e il più grande aveva trovato il coraggio di porgere la mano al più piccolo che subito gliela strinse. Entrambi evitarono lo sguardo compiuto di Vario, seduto di fronte, facendo finta di niente guardando ognuno un lato della carrozza.

Si accomodarono al tavolo di Mecenate. Qualcuno aveva portato dei dolcetti e Virgilio ne prese un paio sia per lui che per i suoi amici. Amico e più che amico, si corresse. Non sapeva ben definire Orazio, ma per ora non se ne preoccupò.
- Miei cari amici, vi ringrazio per essere dinuovo qui. Volevo dirvi che giovedì possimo il circolo non si terrà visto che è il compleanno di Augusto. Molti saranno occupati nelle sue amministrazioni, me compreso, quindi ci rivedremo tra due settimane.
Tutti annuirono.
- Bene allora, io direi di iniziare subito con i versi sul tema del tempo annunciato l'altra volta.
Virgilio e Orazio vennero chiamati per ultimi.
- Virgilio tocca a te.
- Allora non ho scritto una poesia intera, ma frasi scollegate tra loro, spero vi piaceranno.
Omnia fert aetas, animum quoque.
(Il tempo porta via tutte le cose, anche i ricordi.)
Forsan et haec olim meminisse iuvabit.
(Magari un giorno persino queste cose ci faranno sorridere, a ripensarci.)
Breve et irreparabile tempus omnibus est vitae.
(Il tempo della vita è breve e irreparabile per tutti.)
- Ok Virgilio, avrei preferito un'unico testo, ma va bene lo stesso, grazie per averli condivisi con noi. Orazio?
- Si... Ehm... Ok.
Tu non chiedere, è vietato sapere, quale fine gli dei abbiano assegnato a me, quale a te , o Leuconoe, e non consultare l'oracolo babilonese. Quanto è meglio, qualsiasi cosa sarà, accettarla!
[...] Mentre parliamo sarà fuggito, inesorabile, il tempo: carpe diem, confidando il meno possibile nel domani.
- Molto molto bello Orazio. Cogli l'attimo. La vedi personale come tematica?
- Molto. Questo è più un'incitazione a me stesso. Sono ben consapevole che la vita è breve, ma per paura molto spesso non la vivo a pieno, e questo mi dispiace molto. Carpe diem significa letteralmente afferrare il giorno e ci invita a vivere la nostra vita al massimo, smodatamente e senza regole. Ovviamente in modo figurativo; non è che domani appicco un incendio solo per vivere.
- Parole molto profonde Orazio. Complimenti, grazie per aver condiviso con noi i tuoi versi.
- Menomale che dovevano fare schifo, sono meravigliosi!
Orazio arrossi.

Restarono lì per un paio d'ore e usciti dalla sala si diressero verso casa di Castorione.
- Si sono baciati!! E Virgilio gli ha fatto una cena a lume di candela!!! E stanotte hanno dormito insieme!!!! Hanno detto di non aver fatto nulla, ma insomma....
Entrambi arrossirono mentre Vario e Tucca parlarono animatamente di loro due.
- Ti va di dormire anche stanotte con me? - chiese il più grande.
- Va bene. Basta che non mi baci all'improvviso mentre dormo.
Virgilio fece una smorfia e Orazio gli diede un piccolo e dolce bacio sulle labbra. Sentì la mascella di Castorione cadere dietro di lui.
- È fatta quindi.
- Direi di sì. Manca solo l'atto finale.
- Arriverà arriverà dagli tempo.
- Altro tempo?
Entrambi risero e andarono a letto lasciando Virgilio e Orazio a parlare di cose inutili ma dolci.

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