E Togliamocelo Da Mezzo Sto Esame

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Luglio 39 a.c.

-Che ansia che ansia che ansia che ansia.
Virgilio camminava avanti e indietro per l'atrio dell'accademia sussurrano e imprecando.
Orazio era seduto su una panchina immobile a fissare il pavimento come se avesse visto un fantasma. Tucca era in un angolo a fare domande a Castorione il quale in preda all'ansia dimenticava tutte le risposte. Vario invece eri spaparanzato su una sedia, tranquillo, sorridente, come se l'esame che stavano per affrontare non avrebbe inciso sulla sua permanenza lì.
- Che ansia che ansia che ansia.
- Virginio calmati - intervenne Vario - mi stai facendo venire il mal di testa. Tranquillo, andrai alla grande. I tuoi versi, sono sicuro, andranno benissimo. Vero Orazio?
Nessuna risposta, il diretto interessato era ancora immobile a fissare il pavimento.
- Incentevole...
Virgilio per poco non ebbe un esaurimento.
- Ok ora guardami - Vario si era alzato e aveva fatto in modo di guardarlo negli occhi - TU andrai benissimo. Non ti cacceranno, Mecenate amerà i tuoi versi e ti chiederà di entrare nel suo circolo. A dirla tutta ci sono persone non competenti e lui li ha accettati comunque. Guarda alla persona e tu sei il suo tipo di allievo.

Virgilio fece un respiro di sollievo.
- Grazie Vario, non so come.... Ma aspetta un momento... Tu come lo sai?
- Cosa?
- Chi c'è al suo circolo
- Perché incontro quei tipi strani tutti i giovedì?
- TU FAI PARTE DEL CIRCOLO DI MECENATE?!
Aveva urlato un po' troppo.
- Ehy sisi, ovvio che si. Dove credi che me ne vada ogni giovedì? A fanc-
- MA CHE NE SO. NON PENSAVO ANDASSI A ROMA DA MECENATE. MECENATE. MECENATE!
- SI ABBIAMO CAPITO DA MECENATE. Credevo lo sapessi...
- Come potevo saperlo? Non me l'hai mai detto?? ECCO PERCHÉ SEI COSÌ TRANQUILLO.
- Beh si, ma anche se non conoscessi Mecenate sarei tranquillo. Troppo faticoso stare in ansia e non ha senso.
Comunque sono sicuro di averlo detto, non è colpa mia se tu e Orazio  andate a infrascarvi per fare chissà cosa!
- EHY!!! IO E ORAZIO NON FACCIAMO NIENTE. VOGLIAMO SOLO STARE IN SILENZIO QUALCHE VOLTA.
- Certo... Fatto sta che io è un anno che lo ripeto. Ecco perché non mi hai mai fatto le congratulazioni.... E io che credevo fossi geloso Ah pensa un po'...
- UN ANNO?! GELOSO?! COSA?! NO!!! NON SONO GELOSO.... non sono geloso, anzi sono felice per te, ma avrei voluto saperlo tutto qui...
- Tranquillo V. Ripeto Mecenate può sembrare scorbutico, ma quando si affeziona ad una persona stai sicuro che ci muore. Però ti metterà in difficoltà. Questo si. Deve vedere se sei preparato.
- Ah ma grazie.
- Di niente amico =)

L'ansia era alle stelle. Uomini di tutte le forme ed età eramo lì a camminare in tondo, a ripetere, a disperarsi. Uno stava piangendo dal nervoso. Tutti tranne Vario, che rideva. Ora si che era invidioso. Ad un certo punto si sentì un rumore di porta e il brusiò cessò.
Virgilio in panico si girò lentamente e lo vide.
Mecenate. Era lì ad osservarli tutti. Un branco di uomini pallidi sul punto di vomitare.
Aveva i capelli molto corti e scuri.
Il suo naso prorompeva su tutta la faccia e il mento era sporgente. In linea generale aveva i tratti del viso molto severi, ma gli occhi erano marroni e dolci.
Virgiliò lo fissò.
Lui doveva esserci abituato perché camminò avanti senza degnarlo di uno sguardo.
Entro nell' aula magna e si rinchiuse la porta alle spalle raggiungendo gli altri insegnanti.
- O mia musa o mia musa o mia musaaaaaaa.
Il brusiò ricominciò più forte finché un uomo uscì dall'aula magna con una pergamena e annunciò.
- Asinio Pollione.
Tutti si zittirono alla ricerca di quel povero disgraziato capitato per primo.
Un uomo si alzò. Era in ansia, ma non voleva mostrarlo così si nascondeva dietro uno sguardo determinato.
Entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Passarono le ore. Uno dopo l'altro molti poeti entravano ed uscivano. Una volta vittoriosi, una volta arrabbiati, una volta in lacrime.
- Strabone
L'uomo nell'angolino che 3 ore prima era in preda ad un attacco nervoso entrò e ne uscì sorridendo.
Dai forse per Virgilio c'era speranza.
- Plozio Tucca.
Tucca alzò lo sguardo dalle pergamene.
Vario gli diede una pacca sulla spalla e lo spinse verso la porta.
Lui prese un ber respiro ed entrò.
Virgilio per quelli che parvero infiniti minuti fissò la porta dal quale uscì un Tucca afflitto.
"nononono"
- No Tucca ti prego dimmi che non ti hanno bocciato.
Tucca alzo lo sguardo con gli occhi lucidi, guardò prima Virgilio, poi Vario.
Sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Invece scoppiò in una sonora risata.
- SONO PASSATOOOO E MECENATE MI VUOLE NEL SUO CIRCOLO.
Virgilio dapprima disperato ora era arrabbiato e gli tirò un pugno sul braccio.
-Idiota mi hai fatto prendere un colpo.
- Sei carino quando ti preoccupi Virgì.
- Lucio Vario Rufo.
- Tocca a me. A dopo.
E si diresse tutto contento verso la porta.
- Che t'hanno chiesto???
- Ehy non perdi tempo. Mi hanno chiesto Terenzio, Polibio e Panezio.
Virgilio sbiancò.
- Panezio?! Chi è Panezio!!!!
- OH quel filosofo storico greco.
- Ah sisi. Okok.
- Ti devi calmà Virgì.
- Sisi hai ragione.
Vario uscì dalla porta dell'aula magna come se fosse appena uscito dal bagno.
- Allora?
- Mh? Ah si passato.
E con disinvoltura andò a sedersi.
- Io non lo capisco.
- Quinto Orazio Flacco.
Orazio era ancora a fissare il pavimento. Non s'era mosso di una virgola.
Vario lo spinse e per poco non cadde.
- Ehy!! Tocca a te!!
- Cosa?! A me?! Ora?!
- MUOVITI!!!
Orazio corse verso la porta e per poco non inciampò.
- IN BOCCA ALLA LUPA ORI.
Orazio si girò e gli lanciò un sorriso.
Anche Vario e Tucca si scambiarono un sorriso anche se Virgilio non capiva perché.
Per tutta la durata dell'esame di Orazio, Virgilio era in ansia. Iniziò a pensare a come sarebbe stato se o lui o Orazio non avrebbero superato l'esame. Lui sarebbe rimasto a Napoli? Si sarebbero più rivisti? Non voleva perderlo.
Quando Orazio uscì Virgilio gli buttò le braccia al collo.
- Ti prego dimmi che l'hai passato.
Orazio rise. Perfetto.
- Si l'ho superato, grazie.
Nessuno si staccò finché l'uomo pergamena uscì dinuovo.
- Publio Virgilio Marone.
" Oh mentula" (oh cazzo)
- DAJE V. SPACCA TUTTO.
- Si Virgì, noi ti aspettiamo qui. Orazio dagli un bacetto portafortuna.
Virgilio sbiancò sperando che Orazio non avesse sentito, ma dal rossore della sua faccia aveva sentito eccome. Ma gli diede solo una pacca sulla spalla.
- Andrà bene. Fidati.
Virgilio gli sorrise ancora in imbarazzo.
- Speriamo.
Entrò e si chiuse la porta alle spalle.

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