Animae dimidium meae

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Nei giorni successivi Virgilio era felice. Non era mai stato così felice in via sua. Lui ed Orazio trascorsero molto tempo insieme. Spesso il più grande era rimasto a dormire dal più piccolo, anche perché sarebbe stato imbarazzante trovarsi sua madre davanti al camino mentre si scambiavano dolci baci. Virgilio amava il fatto che il numero di essi fosse notevolmente aumentato, dai più dolci ai più appassionati.
Molte volte Virgilio provò ad approfondire quei baci, ma Orazio si tirava sempre indietro. Virgilio all'inizio credeva fosse spaventato, ma la cosa continuò e qualcosa non gli tornava. Infondo era lui che doveva aver paura su questo proposito, no?
- Posso farti una domanda? - gli chiese sul letto una sera dopo una festa di Vario. L'alcool che aveva ingerito lo aiutò a pronunciare quella domanda.
- Certo, puoi dirmi quello che vuoi.
- Cosa... ehm... cosa ti frena?
- In che senso?
Virgilio non rispose, si limitò a guardarlo cercando di fare lo sguardo più gentile e comprensivo del mondo. Non voleva essere opprimente o mettergli ansia, voleva solamente capire.
Orazio sembrò capire.
- Oh... - si agitò - intendi quello...
- Non voglio forzarti o altro, vorrei solo capire. Mi hai detto che l'hai già fatto altre volte quindi... Insomma dovrei essere io in ansia da quel punto di vista no?
- E lo sei? In ansia intendo.
- Stai scherzando? Sono terrorizzato! Insomma, è la prima volta... C'è l'ansia delle aspettative lasciate magari da altre persone, molti dicono che è doloroso e poi... insomma ci sono tante paranoie che mi girano. Ma poi ti guardo e mi viene da mandare tutto all'aria perché non riesco a pensare a nessun'altra persona con cui vorrei farlo.
Con un dito gli sollevò il mento e posò lo sguardo sul suo.
- È con te che voglio farlo perché mi fido di te e so che con te sarà bello.
Orazio gli sorrise, poi prese coraggio.
- Ho paura, di te.
- Di me? - chiese Virgilio confuso.
- Si, di quello che puoi farmi.
- Che potrei farti? Cosa?! Io non ti farei mai del male!
- Non volontariamente!
Stavano alzando un po' la voce e si misero seduti.
- Ascolta... - continuò Orazio - È vero, non è la prima volta per me. Ma è proprio per questo che ho paura. Ho sempre cercato qualcuno che... insomma, mi restasse accanto. Invece ho condiviso il letto con donne e uomini che non la pensavano allo stesso modo. E la mattina successiva mi ritrovavo da solo nel letto e con qualche soldo in meno nel portafoglio. Con te è diverso, sia la concezione con cui voglio farlo, sia nella paura che...
- Che dopo averlo fatto possa andarmene anch'io... - concluse Virgilio.
Orazio annuì è abbassò lo sguardo.
- Ho solo tanta paura di perderti. Che tu un giorno capisca che non sono un granché e te ne vada come hanno fatto gli altri. E lo so che è una cosa brutta da dire perché tu non sei quel tipo di persona, però...
- Ehy! - Virgilio prese la testa di Orazio tra le mani e se la portò al viso. Notò che i suoi occhi erano lucidi.
- Io non ti lascerò ok?! Non di mia spontanea volontà. Chiederei agli dei di rendermi immortale solo per stare con te per sempre. E soprattutto, non potrò mai e dico mai stancarmi di te.
Orazio iniziò a piangere commosso e Virgilio per smorzare la situazione disse:
- Poi se ti lasciassi, il gruppo non mi perdonerebbe mai, non dopo gli sforzi che hanno fatto per farci mettere insieme.
Orazio rise e Virgilio gli asciugò le lacrime. Si diedero un dolce bacio e si accucciarono abbracciati sotto le coperte. Ma nessuno dei due dormì quella notte.
Virgilio non riusciva a pensare ad altro. Voleva assolutamente dimostrare che per Orazio ci sarebbe sempre stato.
Pensò a lui fino a notte fonda quando si accorse che anche Orazio era sveglio.
Si era alzato per bere. Lo raggiunse nella cucina determinato a trasmettergli tutto l'amore possibile.
- Ehy.
Orazio saltò spaventato facendo cadere il bicchiere d'acqua.
- Ehy, sei tu! Perché mi sbuchi alle spalle?
- Scusa - disse mentre si abbassava per raccogliere il bicchiere.
Era agitato. Non riusciva a vederlo nel buio della notte.
Intravedeva solo il suo sguardo grazie alla luce di un lampione fuori la finestra.
- Ehy tutto ok?
Virgilio buttò tutto fuori.
- Orazio, io non so cosa ci riserverà il futuro. Ma una cosa la so. Tu mi rendi felice. Da quando mi hai chiesto cosa pensavo di Augusto sotto l'albero ho sentito che mi hai mosso qualcosa dentro. Mi hai aiutato a tirar fuori il me stesso che tentavo di sotterrare. Mi hai fatto ridere, piangere, arrabbiare,.... eccitare, mi hai fatto provare delle cose che non credevo di poter provare. Ad esempio il mio irrefrenabile impulso di baciarti quando arrossisci, o di abbracciarti quando parli delle tue insicurezze cercando in qualche modo di soffocarle. La strada che ci ha uniti è stata lunga e tortuosa, ma adesso che finalmente ci siamo uniti non riesco a pensare ad una vita senza di te. Perché ormai tu sei parte di me. E ti prometto che non ti abbandonerò mai. Possa Zeus colpirmi con i suoi fulmini se venissi meno alla mia promessa. So che sembrano parole vane, ma devi credermi quando ti dico che... Ti amo Orazio, ti amo più di ogni altra cosa al mondo.

Non sapeva perché, ma gli lacrimavano gli occhi.
Orazio per poco non si sciolse.
- Animae dimidium meae - rispose.
- Virgilio tu sei la metà della mia anima. Il tempo purtroppo è una cosa imprevedibile che nessuno può controllare. L'unica cosa che si può fare è viverlo nel migliore nei modi, vicino alle persone che si ama. Mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto, o meglio fissato, in accademia. Ho capito subito che eri come me, due anime affini separate all'alba della creazione. Come hai detto la strada che ci ha unito è stata molto difficile, anche se abbiamo ricevuto molti aiuti; ma se mi proponessero di tornare indietro e percorrere un sentiro più facile rifiuterei. Perché è il percorso che abbiamo tracciato a parlare di noi. Due uomini totalmente diversi dalla società attuale ma così simili tra loro. Se dovessimo separarci, una parte di me scomparirebbbe con te e sentirei un vuoto nel mio cuore. Virgilio ti amo.
A Virgilio tremavano le gambe. Entrambi scoppiarono a piangere e si asciugarono le lacrime tra un sorriso e un bacio.
Restarono vicini con le fronti unite mentre si osservavano negli occhi.
Virgilio riprese il bacio che diventò sempre più profondo.
Si accorse dopo di quello che stava succedendo e si staccò.
Si schiarì la gola con il fiato corto dovuto ai singhiozzi e al bacio.
- C-credo sia il momento di ehm andare a dormire.
Si diresse verso la camera da letto cercando di calmare ogni parte del suo corpo.
Orazio era un attimo paralizzato, anche lui con il fiatone.
Gli turbinavano mille emozioni. Una di queste però prevalè sulle altre. La determinazione.
Andò a passo svelto verso Virgilio, lo girò e si fiondò sulle sue labbra.
Virgilio per quanto volesse farlo si costrinse a staccarsi.
- C-cosa fai?!
Orazio guardò fisso le labbra di Virgilio per poi passare ai suoi occhi.
- Colgo l'attimo.
E si rigettò su Virgilio.


NDA: oooookkk ce l'ho fatta finalmente. Scusate se c'ho messo tanto, ma è stata particolarmente difficile da scrivere. Ancora una volta ringrazio la mia amica Vale che si sta subendo tutte le bozze e che continua a darmi consigli e dritte.
Spero che questo capitolo vi piaccia <3.
Volevo solo dire che Orazio definì davvero Virgilio Animae dimidium meae. È stata questa frase a scuola a farmi shippare loro due.
Oltre al loro carattere simile e al fatto che nessuno dei due si sia mai sposato.

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