Virgilio non tornò a casa di Castorione. Aspettò l'alba in riva al fiume, bagnato e infreddolito. Avrebbe fatto i conti con un brutto raffreddore se non una polmonite. Gli pizzicava già il naso. Ma non voleva assolutamente tornare in quella casa. Prese la prima carrozza disponibile e tornò a Napoli da solo. Tornò a casa e si gettò sul letto. Iniziò a prendere a testate il cuscino.
- Stupido stupido stupido.
Si addormentò. Nonostante l'agitazione quella notte non aveva chiuso occhio e la stanchezza si era fatta sentire. Dopo un paio d'ore venne svegliato da qualcuno che bussò alla porta.
Si alzò per aprire e si sorprese di trovare Tucca davanti a sé.
- Oh scusa ti ho svegliato?
- Si ma tranquillo, mi sarei comunque dovuto alzare. Vieni Entra. Posso offrirti qualcosa? Biscotti?
- Si mi piacerebbe un biscotto grazie.
Mentre Virgilio ai diresse verso la cucina Tucca parlò.
- Vario mi ha detto cosa è successo. O meglio quello che ha sentito. Orazio non ha voluto dire una parola. Ti... ti va di parlarmene tu?
Virgilio si bloccò, con un biscotto fermo a mezz'aria. Il ricordo delle labbra di Orazio premure contro le sue fecero sentire freddo e vuoto il viso di Virgilio. Si riprese e portò i biscotti a Tucca. Non voleva assolutamente ricordare quel momento.
Così non rispose.
Era buio e seppure era primavera Virgilio aveva freddo e aveva acceso il camino. "Mi starà salendo la febbre" pensò.
Si sedette sulla poltrona accanto a Tucca e fissò le onde ardenti che danzavano.
Tucca gli poggiò una mano sulla spalla.
- Lo sai che con me puoi parlare vero?
Virgilio pensò a quella volta in cui parlarono di Tucca e Vario.
- Quanto ci hai messo per dimenticare Vario?
Tucca sembrava sorpreso.
- Un po'... Credo, ma perché mi chiedi questo?
Poi sembrò captare quella piccola confessione.
- Cosa è successo in quella stanza?
Virgilio girò la testa per l'imbarazzo.
- V sono sicuro che Orazio prova lo stesso per te.
Virgilio arrossì, ma per la rabbia.
- Non è vero!
- Oh si V. Ne sono più che sicuro fida-
- NON È VERO. Altrimenti non mi avrebbe spinto via.
- Spinto via? In che senso?
Virgilio si alzò e si diresse verso il leggio per non guardare in faccia Tucca, ma lui capì lo stesso.
- Lo hai baciato vero?
Silenzio.
- Lo hai baciato ma lui ti ha spinto via e allora credi che ti abbia respinto perché non prova lo stesso.
- Esatto - disse con tutto il coraggio che aveva in corpo - ora la nostra amicizia è andata a farsi fottere.
Tucca sembrava su una crisi di nervi, si morse il pugno e acquisì tutto l'autocontrollo possibile per non esplodere.
- Perché non ci parli?
- Assolutamente no. Adesso mi odierà. No... Tu come hai fatto... Con Vario.
- Non lo so. Il tempo credo. Nullus dolor est quem non longinquitas temporis minuat ac molliat. (Non vi è nessun dolore che un lungo lasso di tempo non diminuisca o allevi).
Virgilio si voltò e gli sorrise. Era più un sorriso amareggiato. Non credeva molto in ciò che l'amico gli diceva, ma stava cercando di tirarlo su e lo apprezzò molto. Restarono un po' così, a distanza e in silenzio mentre Tucca mangiava i biscotti e Virgilio rifletteva su cosa fare. Poi si salutarono e Virgilio ritornò nella sua solitudine. Si rigettò sul letto e lasciò che le sue guance si bagnassero del suo dolore.
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carpe diem
FanfictionPer chi di voi ha studiato in latino Virgilio sa che lui non si è mai sposato e che non ha mai avuto figli, ma perché? Certo il suo carattere non gli rendeva facili le cose. Ma se ci fosse un altro motivo? Se Virgilio avesse voluto sposarsi e pronun...