Ecloga I

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"Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui Musam meditàris avena; nos patriae finis et dulcia linquimus arva."

"Titiro, tu sdraiato sotto il riparo di un ampio faggio, componi un canto silvestre con l’umile flauto; noi abbandoniamo la patria e i dolci campi."

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Altro giorno altra giornata in accademia. Virgilio come al solitò si svegliò alle 7 del mattino. Fece abbrustolire del pane, ci mise un po' di olio sopra e fece colazione. Si vestì ed uscì. Alle 8:30 si ritrovò in accademia con Orazio, Vario e gli altri e parlarono un po' prima delle lezioni.
- Allora, per domani. Dovete venire per le 8 a casa mia. O almeno tutti verranno a quell'ora dato che ho detto loro che la festa inizia alle 7. Voi potete venire prima e darmi una mano a sistemare o essere dei pessimi amici e venire più tardi. Non importa.
Vario fece un sorriso falso. Dovevamo essere tutti lì alle 7 per aiutarlo; gli importava eccome.
- Possiamo portare qualcosa?- chiese Orazio
- No, ho chiesto ad un mio amico che si occupa di eventi di organizzare il tutto; ha preparato qualche evento anche per conto di Augusto e beh... sa trovare solo il meglio... - fece un sorriso malizioso condiviso da tutti. Tutti tranne Orazio e Virgilio dove Orazio aveva un sorriso ma più per dire "non ti smentisci mai Vario" mentre Virgilio era arrossito e aveva una faccia un po' scioccata. Tutti la notarono e scoppiarono a ridere.
- Cerchiamo di non fare la stessa fine di Flaminia eh Virgy? - disse Castorione.
Virgilio arrossì ancora e guardò Tucca che fece un sorriso imbarazzato.

Il suono della campana alle 8:55 segnalò agli studenti di avviarsi verso le aule, così si salutarono e ognuno andò verso il proprio corso. Orazio e Puccitelli andarono con Virgilio da Sireno. Castorione e Tucca alla lezione di Ortografia e Vario nella biblioteca di composizione.

- Buongiorno discenti accomodatevi prego, oggi parleremo di Epicuro. Siete pregati di prendere appunti.  Sireno non diede loro nemmeno il tempo di sedersi che iniziò a parlare.
-Lui era un filosofo greco che ha vissuto ad Atene nel 270 a. C.. È stato il fondatore di una delle più importanti scuole filosofiche di quest'epoca, sono sicuro che la conosciate, è detta il "Giardino" perché ha sede in un giardino attiguo alla sua casa. Della sua opera, amplissima, essa comprende quasi 300 titoli, restano i frammenti di circa 9 libri. Sono in tutto 37. Nel suo pensiero, l'interesse dominante è per la vita pratica, e all'etica vanno subordinati nel sistema la fisica e la logica.
Chi sa dirmi che cos'è l'epicureismo?

Nessuno rispose.
- Dai ragazzi, queste cose dovreste saperle. Epicuro potrebbe essere vostro nonno suvvia.
Orazio alzò timidamente la mano.
-Oh Orazio dimmi.
-È una ottrina filosofica di appunto Epicuro, fondata principalmente sulla concezione materialistica, meccanicistica e pluralistica della realtà, e sulla ricerca di un sapiente equilibrio interiore, raggiungibile attraverso la serena padronanza di sé di fronte alle cose, nel soddisfacimento dei propri bisogni e nel godimento del piacere, e attraverso la liberazione dal timore della divinità e della morte.
- Mo-molto bene Orazio. Definizione eccellente. TUTTI VOI DOVRESTE PRENDERE ESEMPIO DA ORAZIO.

Tutti lo guardarono, anche Virgilio che però aveva dell'orgoglio negli occhi, mentre Orazio si fece piccolo piccolo e rosso mentre cercava di non ricambiare gli sguardi.
- Per rimediare alla vostra ignoranza voglio due pergamene su Epicuro e epicurismo entrò martedì.
Sbuffi generali scatenano la rabbia di Sireno.
- Ragazzi, quest'anno avete l'esame. Con Mecenate che vi giudicherà. Se volete continuare a studiare qui vi conviene rimediare alla vostra assoluta ignoranza. A me non può fregate più di tanto. Farò una brutta figura ma io resterò qui mentre voi andrete via. Quindi mettete la testa apposto e vedete che dovete fare.

Con il morale a terra uscirono dall'aula. Virgilio, Orazio e Puccitelli furono i primi a uscire. Tucca e Castorione dovevano fare ancora un'ora. Vario era sparito, forse era già a casa. Così Puccitelli girò a sinistra per andare a casa mentre Orazio e Virgilio giraro a destra. Camminarono per un po' in silenzio. Entrambi stavano pensando all'esame in preda all'ansia tant'è che tremavano.
Verso metà strada trovarono un uomo che elemosinava. Una signora gli lasciò una moneta. Lo stesso fece Orazio. L'uomo sorrise riconoscente. Più avanti si accorsero che la donna aveva un bambino che chiese alla mamma.
- Mamma perché quell'uomo è seduto per terra a chiedere monete? Non ha una casa?
La mamma lo prese in braccio per poterlo guardare negli occhi.
- No tesoro. Sai dopo che Augusto sconfisse i cattivi Bruto e Cassio, ricompensò molti soldati donandogli delle terre. Però queste terra vennero tolte ad altre persone, tipo quell'uomo lì. E quindi si sono trovati senza una casa.
Il bimbo sembrò pensarci.
- Ma non è giusto. Gli hanno rubato le case.
- Tesoro, quegli uomini hanno salvato l'onore di Giulio Cesare.
- E chi è?
La mamma rise.
- Non puoi saperlo, è vissuto prima che tu nascessi.
- Non è comunque giusto.
- Non importa Tulio, è così e basta. Loro hanno combattuto e sono stati ricompensati. Ora stai buono che dobbiamo fare la spesa.
Lo riportò a terra e mentre il bimbo era ancora dubbioso, entrarono nel panificio.
Virgilio dopo aver ascoltato il tutto abbassò lo sguardo.
- A volte mi sento in colpa - disse.
- Perché? - rispose Orazio
- Anch'io ho rischiato di perdere la mia casa a Roma, ma solo perché sono amico di Augusto, posso ancora tornarci. Non è giusto.
- Non devi. Io certo non posso capirti, vivevo a Lucca prima. Però al posto tuo sarei grato.
Gli sorrise e lo stesso fece Virgilio.
- Allora che regaliamo a Vario? - disse  per cambiare argomento.
- Mmmm.... Ho un'idea, ma non so dove trovarla. Devo parlare con Castorione. Ha un giro di amici che conoscono altri amici che a loro volta conoscono altri amici. Uno di loro saprà dove trovarlo.
- Ma cosa?
Orazio fece un sorriso misto tra malizia e imbarazzo.
- Poi vedi.

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