Quando Virgilio si svegliò per poco non ebbe un infarto. Si ritrovò Vario, Tucca e Puccitelli a fissarlo con un'espressione strana, come se stessero trattenendo una risata.
-NO MA DICO, SIETE IMPAZZITI?! VOLETE UCCIDERMI? Ci sono modi miglio... Dov'è Orazio?
Quella domanda mise a dura prova la loro integrità, stavano per scoppiare.
- Perché avete quella faccia??
In quel momento entro Orazio totalmente rosso in viso.
- Ehm Virgilio la colazione è pronta.
-va bene...
Si alzò ma i compagni non accennarono a muoversi, lo seguirono solo con lo sguardo.
- Restate qui? Impalati?
- Si - squittì Puccitelli pentendosene subito perché la risata gli stava uscendo dalla bocca.
- Ok....
Appena uscì dalla camera e si chiude la porta alle spalle sentì i tre amici ridere a crepapelle. Se volevano nasconderlo non fecero un buon lavoro.
L'odore della colazione però fece sorridere Virgilio che si diresse in cucina.
- Cos'è questo profumino?
Orazio era in imbarazzo e ancora rosso, ma rispose.
- Muffin al cioccolato, spero ti piacciano.
- Molto.
Orazio sorrise.
- Volevo farti una sorpresa per risollevarsi il morale magari.
Risollevargli il morale? Perché?
Poi ricordò della notte precedente.
- Oh.... Giusto.
Orazio lo guardava con aria compassionevole, ma a Virgilio tutta quell'attenzione metteva in soggezione.
- Cos'hanno quei tre di là?
E Orazio diventò dinuovo paonazzo.
- Hanno visto che abbiamo dormito insieme... gli ho detto che non è successo niente, ma non penso ci abbiano creduto. Hanno iniziato a farmi domande così me ne sono tornato in cucina.Virgilio impallidì poi arrossì pure lui.
Non sapeva cosa dire.
- Oh.... Ok...
Doveva cambiare argomento.
- Ehm... d-da quanto stai f-facendo questi muffin?
- Mi sono alzato presto, quindi credo verso le 6.
Ora erano le 8 del mattino.
Virgilio si ritrovò a sorridere.
- OK MIEI PORCELLINI. Dobbiamo andare. Eravamo venuti qui per assicurarci che stessi bene, magari non troppo sconvolto ma a quanto pare se ne è occupato Orazio.
- N-non è successo niente Vario, e tu lo sai.
- Certo. La prossima volta dillo senza balbettare.
Puccitelli e Tucca scoppiarono dinuovo a ridere. Orazio era rosso come le fragole che stava lavando e Virgilio era in un mix tra istinto di omicidio e voglia di sotterrarsi.
- Oggi non c'è accademia?
- No V, qualcuno ha lanciato di tutto dentro le aule e stanno ancora cercando di pulirle.
- Cosa? Chi? Perché?
- Non lo so, siamo arrivati lì che Sireno ci ha detto di tornare a casa. Abbiamo pensato di venirti a trovare, ma a casa tua non rispondeva nessuno, tua madre ci ha raccontato cosa è successo ieri sera, così siamo venuti qui per chiedere a Orazio se sapeva dov'eri e beh... Era ovvio che lo sapeva.
- Mia madre?- chiese evitando l'ultima frase- come faceva a saperlo?
- Gliel'ho detto io. Stamattina. Spero di non aver fatto guai.
- No tranquillo.
- Fatto sta che non permettetemo più che te ne torni a casa da solo.
- Grazie Tucca, ma non credo sia necessario.
- Oh si invece- si intromise Vario - almeno finché non passi di moda.
Virgilio si rassegnò.I tre se ne andarono. Virgilio preferì restare.
- Non ti dispiace vero?
- No tranquillo , puoi restare qui quanto vuoi.
Calò un silenzio imbarazzante.
- Em.. Ti serve una mano con i piatti?
- Nono, ho quasi finito. Stavo pensando, se ti va, di andare al parco e magari sdraiarci sull'erba e leggere qualche libro. Che dici?
In un primo momento Virgilio mostrò uno sguardo di disaccordo. Non aveva voglia di uscire dopo la sera precedente. Però.... era una bella giornata, il sole non era ancora troppo caldo, ma neanche troppo freddo e la compagnia di Orazio su un prato a leggere lo attirava molto.
- Va bene - disse infine.
- Ottimo - il suo tono esprimeva un certo sollievo. - Preparo il cesto per il pranzo. Cosa ti andrebbe di mangiare?
- Mmmh... Frittata di patate?
- Ci sta. Puoi prendere 3 uova e sbatterle? Sono lì, sopra la menzola.
Mentre Orazio pelava le patate e le tagliava a cubetti, Virgilio sbattè le uova e le condì con formaggio, sale e un po' di pepe. Aggiunse l'olio alla pentola sul camino e con l'aiuto di Orazio rigirarono la frittata.
Alla fine aveva un bell aspetto.
La tagliarono in 4 e la disposero nel cesto insieme all'acqua, fazzoletti e qualche muffin.Al parco non c'erano molte persone così riuscirono a trovare facilmente un posto all'ombra. Spiegarono un lenzuolo e ci si misero sopra. Orazio si era portato le origines di Catone, mentre Virgilio il de oratore di Cicerone.
- Ascolta qua. “Non perdere tempo a discutere con gli sciocchi i chiacchieroni: la parola ce l'hanno tutti, il buonsenso solo pochi.”
- Che parole profonde. Ma ascolta questo “oratore perfetto e degno di un nome così illustre è solo colui che, qualunque sia l'argomento che dovrà essere illustrato con la parola, saprà parlare con cognizione di causa, con ordine, con eleganza, con buona memoria e nello stesso tempo con una certa dignità di gesti.” Tu hai una dignità di gesti Orazio?Virgilio scrutò l'amico con un sopracciglio alzato cercando di non ridere.
- Temo di no - risorse lui fingendo di asciugarsi una lacrima - oooh povero me, non sarò mai un perfetto oratore.Entrambi cedettero e risero. Erano passate circa due ore. Ogni tanto Virgilio si ritrovava a guardare Orazio mentre era disteso, leggendo il suo libro con il sole che gli schiarita i lineamenti e metteva in risalto i suoi occhi. Orazio se n'era accorto e si era girato chiedendo se era tutto ok. Sì, aveva risposto Virgilio. Ora mentre rideva sembrava che Apollo avesse creato un nuovo sole.
- Okkk - interruppe quei pensieri bizzarri - Io ho fame. Direi di vedere cosa possiamo creare unendo le nostre forze.
Presero il cestino e presero 2 fette di frittata a testa.
Virgilio diede un morso ma si bloccò. Orazio fece lo stesso.
- Emm... Un po' salatuccia non trovi?
- Salata? Troppo pepata semmai. Scusami, ho esagerato.
Orazio guardò la frittata.
- Dai non è così male.
Detto ciò continuò a mangiare.
- Noo non farlo! Fa schifo. Tutto quel pepe ti farà...
Non fece in tempo a finire la frase che Orazio vomitò il pranzo vicino ad un albero.
-....vomitare. Come stai?
- Ok no, non si può mangiare.
- Scusa.
- Tranquillo, abbiamo ancora i muffin e la frutta, però prima devo bere l'intera bottiglia d'acqua.
Virgilio rise e prese un muffin e lo passò ad Orazio.
- Tieni rifatti la bocca.
Orazio lo prese e lo addentò.
- Decisamente meglio. Non a caso l'ho fatto io.
Virgilio si fiondò su Orazio, gli bloccò le gambe e con una mano gli bloccò le braccia mentre con l'altra, munita di libro, lo riempiva di librate.
- Non ho capito bene scusa?
- VIRGILIO AHI. SMETTILA.
- Chiedi scusa.
Orazio rideva cercando di girare la testa per evitare di essere colpito agli occhi.
- Okok scusa scusa.
Virgilio lo lasciò e si mise seduto. Ma venne attaccato da Orazio. L'unico problema fu che Virgilio si liberò e lo rigirò sotto di lui. La posizione era un po' ambigua ma in quel momento pensava solo a prendere a librate Orazio.
- Come osiii. Colpirmi alle spalle. Ti-de-vi-ver-go-gna-re.
Scandì le parole con il suono del libro che colpiva Orazio.
- Che schifo.
A parlare era stato un uomo che passava lì vicino.
- Come scusi? - chiese Orazio.
L'uomo però non rispose e se ne andò.
- È l'uomo che stava all'accademia.
- Quello strano che non voleva andare via?
- Si.
- Ma che voleva?
- Non lo so.
Decisero di staccarsi.
Restarono nel parco fino al tramonto.- Sta facendo buio. Possiamo tornare a casa?
- Certo. Dormi da me?
Virgilio arrossì. Voleva ma sembrava strano dopo quello che avevano detto quella mattina i suoi amici. Però l'idea di tornare a casa da solo è stare nella sua casa vuota gli mise un'angoscia tale che accettò.
- Vabene, però cucini tu visto che sei uno cuoco professionista.
Orazio fece un inchino.
E insieme si diressero verso casa.
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carpe diem
FanfictionPer chi di voi ha studiato in latino Virgilio sa che lui non si è mai sposato e che non ha mai avuto figli, ma perché? Certo il suo carattere non gli rendeva facili le cose. Ma se ci fosse un altro motivo? Se Virgilio avesse voluto sposarsi e pronun...