Una Piccola Paura Superata

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Suonò la sveglia. Quella maledetta sveglia. La spense ma non si alzò. Voleva andare in accademia, erano due giorni che mancava e gli mancava parlare con i suoi amici fuori le aule. Ma non poteva affrontare Orazio. Era troppo. Non avrebbe neppure potuto guardarlo in faccia. Si sarebbe immaginato dinuovo quella scena e non poteva, assolutamente non poteva.
Si sentì il viso dinuovo andare a fuoco.
OK! Si doveva alzare, alzare, fare cose, tenere occupata la mente.
Mangiò, si lavò e si vestì.
Si guardò allo specchio.
- Virgilio, ce la puoi fare. Non sei un animale. Hai controllo su di te e sul tuo corpo. Basta che... Si beh che non incontri Orazio, che non lo guardi. Fare finta che nulla si successo.
"Fare finta che non te lo stavi divorando"
Si diede uno schiaffo.
- NO! Controllo Virgilio. Sei un essere umano totalmente cosciente di te stesso. Puoi farcela. Si!
Uscì con tutta la determinazione che poteva racimolare e si diresse in accademia. Prima di entrare si nascose dietro un angolo per assicurarsi che Orazio non ci fosse. Via libera. Raggiunse Vario e Tucca.
- Ma buongiorno.
- Ciao - disse distrattamente Virgilio. Stava ancora perlustrando la zona.
- Tutto bene V?
- MhMh MhMh perché?
Tucca sollevò un sopracciglio.
Virgilio lo prese per le spalle e lo girò scambiando il suo posto con quello di Tucca.  Così poteva vedere l'entrata.
- Non ci credo. - esordì Vario. - Ti prego dimmi che non dobbiamo vederti scappare DI NUOVO nel bel mezzo della conversazione solo perché arriva Orazio.
- Mh? Nooo. Nonono tranquillo. Va tutto bene.
Manco finì di dire la frase che Orazio entrò in accademia.
- Cazzo.
Si guardò velocemente in torno per trovare un nascondiglio. Alla fine si nascose dietro la colonna.
- Ehy ragazzi. Scusate non posso fermarmi, devo correre il classe. Ci vediamo dopo?
- Certo.
- Bene. Ciao Virgilio.
Cazzo. Virgilio si affacciò completamente rosso e gli fece un cenno con la mano.
- Palese - lo prese in giro Vario - quella colonna è la metà di te. Ti si vedeva tale e quale.
- Ah grazie per avermi avvisato.
- Non sarebbe stato divertente.
Virgilio gli fece il dito medio e Vario si finse offeso. Finite le elezioni uscirono e Virgilio si autoconvinse che salutare Orazio era semplice. Non ci voleva niente. Una cosa che sarebbe durata 3 secondi. Poi se ne sarebbe andato. Invece no. Quando Orazio svoltò l'angolo con Puccitelli e Vario iniziò a impanicarsi cercando di nascondere la sua emozione che si intravedeva attraverso la veste.
- Cazzo cazzo cazzo - bisbigliò.
- Cavolo amico. Hai perso totalmente il controllo. Ti ha solamente salutato.
Virgilio aveva dimenticato la presenza di Tucca e arrossì cercando di nascondersi dietro la colonna.
- Invece di prendermi in giro dimmi che devo fare.
- Per fare cosa? - lo schernì.
- PER FARLO SCENDERE.
Forse aveva urlato un po' troppo, così quando alcuni si girarono per guardarlo, lui tentò nuovamente di sparire dietro la colonna.
Tucca rise di gusto.
- Non è ovvio?!
- In che senso? - Virgilio si affacciò, paonazzo in viso.
Tucca gli fece un esaustivo gesto con la mano.
- OH MIEI DEI NO!
- Virgilio?
- Mh?
- Ti sei già masturbato prima vero?
Solo a sentire quella parola Virgilio avvampò.
- Mhmh
- Virgilio?!
- Ok! Si ceh una volta. Più o meno.
- Che significa più o meno.
- Beh ero piccolo, avrò avuto boh 12 o 13 anni. Lo feci, ma mi sentì in colpa e non lo feci più.
Tucca girò la colonna per parlargli in faccia.
- Perché ti sei sentito in colpa?
Tucca l'aveva bloccato, in modo tale che Virgilio non potesse fuggire da quella conversazione.
Virgilio cercò di trasmetterli in suo imbarazzo attraverso lo sguardo, ma Tucca non mollò.
- Non lo so! La vedevo come una cosa... Sporca. Una cosa proibita da fare in solitaria....
- Virgilio hai 30 e passa anni. Credo che tu sia abbastanza grande da capire che è una cosa normale.
- Si beh forse non lo so.
- Ok. Allora tu ora vai a casa, e di corsa, ti metti comodo e lo fai. Ti devo spiegare il movimento?
Tucca stava passando la mano su e giù sul suo braccio.
- NO NO GRAZIE.
- Bene. Vai!
Virgilio gli lanciò un ultimo sguardo supplichevole ma Tucca lo spiense fuori dal suo nascondiglio e fù costretto a correre a casa.
Correre forse non è il termine giusto. Aveva un po' di difficoltà, così fermò una carrozza e si fece portare a casa.
Si chiuse la porta alle spalle e si buttò a pancia in giù sul letto.
Pessimo pessimo errore.
Si girò e cercò di calmarsi.
Forse poteva riprovarci? In effetti era piccolo e ad ora non c'era nulla di male nel farlo.
Prese coraggio, si alzò la veste e si abbassò le calze. Si imbarazzava anche se era da solo. Afferrò il suo membro e agitò la mano.
All'inizio non riusciva a pensare ad altro che al suo imbarazzo, si sentiva esposto anche se la stanza era vuota. Così si alzò. Chiuse la finestra con le ante di legno, chiuse la porta e si mise sotto una coperta. Così si sentiva più protetto. Lo riprese in mano e ricominciò. Non sapeva bene a cosa pensare, non avendo mai fatto nulla del genere. Poi però ripensò ad Orazio, a quando è piombato nella sua camera, a quando gli ha afferrato la testa e ha baciato le sue labbra quasi con rabbia e lo spingeva sul letto quasi per togliere tutto il vuoto che li circondava e restare vicini per sempre. Pensò a quello che avrebbero fatto se Orazio non lo avesse spinto via. Immaginò il suo dorso nudo e immaginò le sue mani che gli graffiavano la schiena.
Spalancò gli occhi, si tolse di scatto la coperta e muse un fazzoletto sulla punta della sua erazione. Era fatta, l'aveva fatto. Sentì un po' di orgoglio per se stesso per aver affrontato quella piccola paura, ma un'altro tipo di senso di colpa affiorò nel suo animo. Aveva pensato ad Orazio in quel modo. Al suo migliore amico, che non ricambiava. Gli sembrava ingiusto. Ma per una volta si godette quel piacere che gli invase il corpo e si lasciò andare sul letto.

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