Non Ora

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I giorni successivi furono abbastanza difficili. Virgilio e Orazio si evitarono per tutto il tempo, o meglio Virgilio ignorava Orazio. Lui se ne stava in disparte a fissarlo come se stesse cercando il coraggio di venirgli a parlare. Questo cambio di situazione doveva essere opera di Vario, ma Virgilio non ne voleva sapere più niente. Più gli stava lontano al momento e meglio era. Se fosse venuto a parlargli probabilmente non lo avrebbe nemmeno ascoltato. Non c'erano giustificazioni per ciò che aveva fatto. Facile chiedere perdono ora che sapeva. Il gruppo di amici era in imbarazzo costante. Non potevano parlare di uno quando c'era l'altro, appena uno si avvicinava l'altro si allontanava anche nel bel mezzo della conversazione. Era da un pezzo che non uscivano tutti insieme.
- Non tollero più questa situazione - disse Tucca quando entrambi se ne andarono.
- A chi lo dici - rispose Vario.
- Ma quindi ceh l'ha confessato. Orazio dico.
- Si Puccitè. Gli ho dovuto urlare contro ma si.
- Dobbiamo urlare pure a Virgilio?
- No... Al momento è ancora arrabbiato e Orazio lo sa. Quando sfumerà sono sicuro che gli parlerà. Probabilmente non gli dirà la vera ragione e torneranno amici, ma meglio di niente.

Virgilio si sentiva in colpa a doversi allontanare sempre dal gruppo quando vedeva Orazio. Vedeva il loro imbarazzo, ma al momento la rabbia era ancora forte. Forse più in là sarebbe riuscito a far finta di niente, ma al momento no.

-

Passarono un paio di settimane e la situazione era migliorata fino uscire tutti insieme senza parlare tra loro due. Per fortuna Vario e Tucca avevano una gran parlantina e riuscivano a rimuovere i silenzi imbarazzanti.
Dopo ancora un paio di giorni si erano detti buon giorno e successivamente riuscì a restare al fianco di Orazio in totale silenzio.
Era questo il momento di Orazio per porgere le sue spiegazioni.
Ma non lo fece e questo stizzò dinuovo Virgilio.
Sapeva che era dispiaciuto. Lo notava dai piccoli gesti. Lo faceva passare per prima alla porta, quando si accorgeva che a Virgilio mancava qualcosa gliela passava discretamente e molto spesso lasciava gli ultimi avanti dei piatti preferiti di Virgilio quando uscivano in compagnia.
Ma a Virgilio non bastava. Gli faceva piacere certo, ma era stato troppo male per poter dimenticare tutto per delle melanzane sott'olio.
E questa volta non l'avrebbe aiutato. Doveva fare tutto da solo. E sotto sotto non nascondeva che era una sorta di vendetta vederlo raccogliere il coraggio di dire cose che però non riusciva a dire.
Infantile? Forse, ma non gli importava.

Dopo un mese circa Vario gli venne vicino.
- Virgì, Orazio ti vorrebbe parlare in mensa.
- Oh finalmente, a qualcuno si è sciolta la lingua.
Vario stava per dirgli di non essere così cattivo ma guardando lo sguardo di Virgilio non disse nulla. In fondo lui non sapeva quello che sapeva lui.

Entrato in mensa Virgilio vide Orazio vicino alla finestra che faceva avanti e indietro con in mano una pergamena. Appena lo vide si bloccò.
- Sono qui. Parla - disse con forse un po' troppo sgarbo.
Orazio era troppo in imbarazzo e rosso per parlare così si avvicinò a Virgilio con la testa abbassata e gli porse il foglio.
- Cos'è?
- Leggi - disse con evidente sforzo.

𝓒𝓪𝓻𝓸 𝓥𝓲𝓻𝓰𝓲𝓵𝓲𝓸, 𝓶𝓲 𝓭𝓲𝓼𝓹𝓲𝓪𝓬𝓮 𝓭𝓪𝓿𝓿𝓮𝓻𝓸 𝓽𝓪𝓷𝓽𝓸 𝓹𝓮𝓻 𝓺𝓾𝓻𝓵𝓵𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓱𝓸 𝓯𝓪𝓽𝓽𝓸, 𝓼𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓵𝓮 𝓼𝓬𝓾𝓼𝓮 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓹𝓻𝓪𝓽𝓲𝓬𝓪𝓶𝓮𝓷𝓽𝓮 𝓲𝓷𝓾𝓽𝓲𝓵𝓲...

Non finì nemmeno la prima frase che accarttocciò la lettera e gliela spinse sul petto.
- SUL SERIO?! Mi fai una predica tanta sul mio problema del bloccarmi davanti alle persone e poi mi vieni a dare una lettera di scuse, scuse penose per lo più, perché non hai il coraggio di dirmi in faccia le cose?

Piccola vendetta personale.
Orazio aveva gli occhi lucidi.
- No io...
- Dimmi! Hai scritto una pagina intera con le tue patetiche scuse. Dimmele. A voce. Voglio sentire quelle parole dalla tua bocca. VOGLIO SENTIRE DALLA TUA LURIDA BOCCA IL MOTIVO PER CUI MI HAI CACCIATO DOPO ANNI, ANNI DI AMICIZIA DOVE MI RIPETEVI CHE ERI IL MIO MIGLIORE AMICO, CHE NOI CI CAPIVAMO A VICENDA, CHE ERAVAMO SIMILI...
- Ma è così!
- E ALLORA SPIEGAMI PERCHÉ MI HAI ALLONTANATO! SPIEGAMELO PERCHÉ IO NON CI ARRIVO. NON ARRIVO A CAPIRE PERCHÉ TU, L'UOMO PIÙ DOLCE E PREMUROSO CHE CREDEVO DI CONOSCERE, MI HAI VOLTATO LE SPALLE DOPO UN PRESUNTO ERRORE CHE HO COMMESSO. LO SAI QUANTO SIA INSICURO SU QUESTE COSE, SAI QUANTO IO ABBIA DIFFICOLTÀ CON LE PERSONE. LO SAI! LO SAI PERCHÉ MI SONO APERTO. MI SONO CONFIDATO. MI SONO FIDATO. E TU MI HAI CACCIATO VIA. COME SE GLI ULTIMI ANNI NON AVESSERO UN MINIMO DI SIGNIFICATO PER TE.
Virgilio stava letteralmente urlando. Non si sarebbe sorpreso se uscendo dalla mensa avesse trovato una gran folla a spettegolare su cosa stesse succedendo lì dentro, ma a Virgilio non importava. Aveva le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore.
- Sai, io mi sono esposto per te. Ho zittito la mia paura, l'ansia, tutto! E sai perché? Perché ti voglio bene Orazio. Nonostante tutto io ti voglio bene. Ma mi hai ferito, e questo non posso dimenticarlo.
Quindi per favore. Ti supplico. Dammi una ragione a tutto ciò. Dimmi che c'è una ragione a tutto questo casino. Dimmi che non è stato tutto... finto.
Orazio ormai era in lacrime. Voleva dirgli davvero tutto quello che aveva nella testa, ma non riusciva. Sperava che la lettera lo avrebbe aiutato, ma Virgilio aveva ragione, aveva il diritto di sentirlo dalla sua bocca. Ma non poteva mica dirgli la verità. Che poi neanche lui sapeva la verità. Virgilio era più di un semplice amico. Bene ma cos'era?
- Virgilio... Io... Non posso. Non ora.
Lo sguardo ferito e deluso di Virgilio si fece spazio tra le innumerevoli lacrime.
- Bene!
Senza dire altro si diresse verso la porta.
- No ti prego Virgilio aspetta!
Ma lui non lo ascoltò uscì dalla mensa. Stranamente non c'era nessuno ad origliare se non i suoi amici.
- Virgilio che è successo?!
Ma lui arrabbiato e in lacrime corse verso casa lasciando Orazio accasciato per terra nella mensa insieme alla sua sofferenza.

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