Orazio

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Le giornate di Virgilio passarono in fretta; alcune erano interessanti, altre noiose. Incontrò molte volte Vario e per sua sorpresa era sempre lui a cercare un conversazione, ma mantenendo sempre un tono molto burbero e a causa di cio Virgilio tendeva ad ascoltare molto e a parlare poco. Un lunedì pomeriggio dove aver ascoltato il maestro Sirone, si diresse verso l'uscita. Era piuttosto stanco, inoltre quella notte non aveva dormito molto. L'unica cosa che voleva fare era tornare a casa, mangiare qualcosa e buttarsi sul letto, magari avrebbe buttato giù qualche verso. Non aveva nessuna voglia di parlare con qualcuno, così quando vide Vario con altre persone abbassò lo sguardo e cercò di camminare il più velocemente possibile, ma quando arrivò vicino all'uscita purtroppo si sentì chiamare.
-Straniero
Virgilio si fermò, fece un respiro profondo, accennò ad un sorriso educato e si diresse verso il gruppo di intellettuali.
- Salve - disse facendo passare gli occhi su ogni persona.
- Virgilio questi sono Puccitelli, Castorione, Tucca e Orazio
Virgilio li salutò man mano che Vario li presentava con un cenno del capo. Si sentiva altamente a disagio. Troppa gente.
- Da dove vieni? - chiese Tucca.
- Roma - rispose Virgilio in modo secco per evitare la scenetta avvenuta con Vario.
- Ti trovi bene qui a Napoli? - chiese Castorione
- Si
- Non è di molte parole vedo, sei così anche nelle tue poesie? - lo schernì Tucca.
Fecero tutti una risatina, tutti tranne l'ultimo, Orazio. Lui lo fissava. Carino...
Avrà avuto 23, massimo 24 anni. Era il più basso tra loro e forse il più giovane.
Virgilio cercò di sfuggure al suo sguardo e lui forse comprendendo il suo disagio distolse lo sguardo.
Virgilio cercò di allontanarsi con una scusa ma Vario lo costrinse a cenare con loro. Ottima notizia per il suo sonno.

Vario li ospitò tutti a casa sua offrendo cibo in abbondanza e vino, Tucca apprezzò soprattutto il vino...
Parlano principalmente delle idee di scrittura che avevano in mente e si chiesero se Sirone dormisse la notte visto che parlava sempre con un tono di uno che sta avesse fatto le ore piccole e ipotetizzavano sul motivo delle sue notti in bianco. A quelle battute Virgilio sbiancò e decise che aveva bisogno di una pausa così con la scusa di osservare le stelle e la luna uscì.
Stando a cena con loro aveva capito che non erano cattive persone, ma semplicemente cercavano di includerlo e metterlo a suo agio, Virgilio apprezzava lo sforzo ma la loro impresa non aveva avuto successo. Poi c'era Orazio che probabilmente aveva passato cio che aveva passato lui poiché anch'esso era di poche parole. Questo però non lo salvò dall'etichetta di strano, continuava a fissarlo come se gia lo conoscesse e cercasse in tutti i modi di associare la sua faccia a un nome. Era inquietante.
Virgilio successivamente si incantò realmente a guardare le stelle e il paesaggio che aveva davanti a se. Erano su una collinetta e la luna illuminava le strade dalle quali provenivano i rumori degli zoccoli o delle carrozze. Poi si soffermò a guardare l'ambiente circostante formato principalmente da alberi. Sarebbe rimassò lì per sempre con gli occhi chiusi ascoltando il concerto che i grilli avevano organizzato quella sera.
- Cosa pensi di Augusto?
Virgilio sobbalzò. L'inquietudine che si era affievolita guardando il paesaggio si era manifestata dinuovo tutta insieme.
Orazio era sull'orlo della porta a fissarlo, che novità. Era la prima volta che sentiva la sua voce, era... normale, non troppo profonda, come tutte le voci dei ventenni
- Che vuoi dire?- rispose
Orazio rimase in silenzio come se non si aspettasse una risposta.
- Ti piace Augusto?
Virgilio pensò che lui era strano, ma quel tipo lo superava di gran lunga.
- Si... Siamo abbastanza amici, andavamo alla scuola di retorica insieme
- Quale?
- Em... Di un certo Epidio
- Quanto ci sei stato?
- Per poco
- E dopo, la tua amicizia con Augusto è continuata?
Ma cos'era un interrogatorio? Tutt'ad un tratto si era sbloccato? Un po' lo invidiava, ma non doveva vederlo in azione proprio con lui, di certo Vario sarebbe stato più contento di rispondere alle sue domande.
- Si, ho lavorato per un po' come veterinario per i suoi cavalli, inoltre ha evitato che mi confiscassero le terre.
- Hai mai pensato di entrare anche tu in qualche carica politica come lui?
Ok stava esagerando e si stava addentrando in discorsi che non lo riguardavano.
- Ok, direi basta con le domande. Tu? Lo conosci?- a questo punto si sentiva in diritto di fare delle domande anche lui.
- Si
Virgilio aspettò che aggiungesse altro, ma non lo fece.
- Come lo conosci?
Si accigliò
- Non ricordo come ci siamo conosciuti, so solo che a volte ci parlo
- Sei un suo schiavo?
- NO!- ora sembrava arrabbiato - Tra noi c'è rispetto e cordialità-
Ok, dovette ammettere che non se lo aspettava, suppose che non fosse la prima volta che lo dettero per scontato.
- Scusa - si limitò a dire
Orazio abbassò lo sguardo mettendo in risalto il doppio mento e il suo sguardo mutò da arrabbiato a triste.
Restarono in silenzio per un po'.
Virgilio voleva sprofondare, super in imbarazzo.
- Scusami è che non sono tanto abituato a parlare con le persone- disse Orazio - preferisco scriverle le cose piuttosto che dirle.
Lo stesso valeva per Virgilio e questo attirò la sua attenzione.
- Perché sei venuto a parlarmi allora?
L'altro fece spallucce.
- Non so, credo di aver pensato che magari... si beh... eravamo simili- disse in modo impacciato.
Virgilio non poté far a meno di concordare, sapeva quanto era difficile cercare di parlare quando si era a disagio, e beh... ognuno affrontava la difficoltà a modo suo. Forse non era del tutto strambo.
Si girò e gli porse la mano.
- Amici?
Orazio lo guardò e si fece scappare un sorriso, poi strinse la mano.
- L'unica cosa... non fissare la gente
Orazio rise. Entrambi poi restarono in silenzio ad ascoltare i grilli insieme a Tucca leggermente brillo che dall'interno aveva iniziato a cantare. Virgilio ora non era più in imbarazzo, ma era felice di aver trovato una persona che potesse capirlo e che l'aveva persino fatta ridere.

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