Capodanno era sempre stata una di quelle feste per cui il nostro gruppo aveva una tradizione. Per Natale non facevamo mai nulla, perché Elia e Flora partivano per Roma, dove sarebbero andati a trovare tutti i parenti che vivevano lontano da loro, e Nicolò era sempre obbligato a passare la giornata come babysitter per i cugini più piccoli. Io me ne restavo a casa, con Lenticchia e mamma, aspettando con ansia la fine dell'anno.
Il trentuno dicembre, alle dieci in punto, ci trovavamo a casa dei gemelli, ognuno con un diverso gioco da tavolo e qualcosa da mangiare o sgranocchiare. Ci sedevamo nel salotto, dove i loro genitori ci aprivano i due divani letto e, in mezzo a coperte e cuscini, avremmo passato l'intera serata. Il nostro obiettivo era arrivare a mezzanotte, tutti svegli, per augurarci un buon anno nuovo, ma spesso Elia si addormentava molto prima ed eravamo costretti a svegliarlo.
Eravamo già nei nostri pigiami, con diversi piattini ricoperti di patatine e popcorn, la switch già accesa e collegata alla tivù. Nicolò ed Elia stavano litigando per chi dei due avrebbe dovuto giocare con Bowser su Mario Kart.
«Tu non sei un tipo da Bowser! Non hai alcun diritto di giocare con lui» stava quasi urlando Nicolò.
«Non esiste un tipo da Bowser, e se esistesse non lo saresti nemmeno tu.»
«Perché non facciamo che nessuno dei due userà Bowser? Scegliete qualcun altro» proposi io, sull'orlo di un forte mal di testa. Quella serata si prospettava una serata molto lunga.
«Waluigi!» esclamarono loro due all'unisono per poi fulminarsi a vicenda con lo sguardo.
«Non ne usciremo più vive» borbottò Flora di fianco a me. Mi appoggiò la testa sulla spalla, condividendo con me il peso di essere le uniche sane di mente in quella stanza.
«Quindi, come va sul fronte Dana?» mi chiese, a bassa voce, così che solo io la potessi sentire mentre i due ragazzi continuavano a litigare.
«Non c'è nessun fronte Dana» mi limitai a rispondere io.
«Se dici così sembra proprio che ci sia un fronte Dana.»
«Non c'è. E poi mi ha praticamente ghostata da prima di Natale. Non mi importa» conclusi io, finendo lì il discorso.
Intanto Nicolò ed Elia erano arrivati ad un accordo. Per la prima partita uno avrebbe usato Waluigi e l'altro Bowser e poi si sarebbero dati il cambio.
Non ero molto brava nei videogiochi, ma con Mario Kart me la cavavo abbastanza bene, certe volte riuscivo anche ad arrivare fra i primi due. Tuttavia avevo presto imparato che, quando Flora voleva scommettere del cibo per chi avrebbe vinto, era meglio rifiutare. Qualche anno fa si era allenata per giorni, cercando la pista più difficile e tutti i suoi trucchetti, per batterci con minuti di anticipo. Diceva che era il suo spirito competitivo che certe volte prendeva il sopravvento. Se volete la mia opinione, era un po' sleale.
Alla fine, i ragazzi non riuscirono a scambiarsi i personaggi perché, solamente dopo il primo torneo, Flora si era già stancata di giocare alla switch - in realtà era solo arrabbiata perché aveva perso contro suo fratello - e aveva proposto di passare ad un gioco da tavolo.
La serata continuò così, fra chiacchiere e risate, mentre ci avvicinavamo sempre di più alla mezzanotte. Giocare a monopoli non si rilevò una scelta vincente, tuttavia: Elia si addormentò più o meno a metà partita, intorno alle undici.
«Lo sapevo che non avrebbe resistito nemmeno quest'anno» commentò Nicolò, tirando fuori la sua macchina fotografica, pronto a immortalare Elia mentre se la russava rannicchiato sotto una coperta a scacchi blu e rossi.
«È abbastanza imbarazzante. Ormai ha diciott'anni e non sa nemmeno comandare il suo corpo» aggiunse Flora, le labbra contorte in una smorfia.
«La sera della festa è rimasto in piedi fino a tardi, però» mi intromisi io, cercando di salvarlo da quelle due carogne.
«Comunque, ora che è fuori gioco possiamo finalmente parlare di cose serie!» esclamò lei di rimando. Ero abbastanza sicura non mi stesse nemmeno ascoltando. Mi stava guardando impaziente, come se da un momento all'altro avessi potuto rivelarle il segreto alla vita eterna o qualunque altra cosa qualcuno avesse potuto desiderare ardentemente.
«Cosa?» chiesi acida.
«Possiamo parlare d'amore! Di cotte! Di Dana! Lui non capisce nulla di queste cose, è meglio tagliarlo fuori da conversazioni del genere» rispose gesticolando in direzione del fratello.
«Sei sicura che ci fosse solamente dell'acqua nel tuo bicchiere?»
«Aspettate, aspettate. Perché stiamo parlando di Dana?» domandò Nicolò, abbastanza confuso dalla parlantina di Flora.
Flora scosse la testa, quasi delusa. «Dovresti imparare a leggere i segnali d'amore, Nicolò. È davvero possibile che l'unica che si intende di relazione fra di noi è quella aromantica?»
Si stava comportando in modo stranissimo. Qualche giorno prima, a scuola, mi diceva che dovevo stare attenta con Dana e ora voleva che le parlassi dei miei sentimenti per lei? Dove voleva andare a parare con quella storia?
Nicolò si alzò dal divano letto su cui era seduto. «Onestamente, non ho idea di cosa tu stia dicendo, ma se dobbiamo parlare di cose che lui è meglio non senta ci conviene almeno andare in un'altra stanza. Potrebbe sentirci» disse per poi aggiungere in un sussurro: «E poi sarei io quello più stupido fra noi quattro.»
Una volta messi comodi sulle sedie da giardino sul piccolo spiazzo di mattonelle proprio fuori il salotto, Nicolò e Flora mi fissarono, in attesa che io raccontassi tutto quello che il mio cuore stava provando in quei giorni.
«Dobbiamo davvero renderla una questione di stato? Non c'è nulla di cui valga la pena parlare.»
Flora si portò una mano alla bocca, scandalizzata. «Certo che bisogna parlarne! A noi importa della tua felicità.»
«Sai che non mi piace Dana. E sai anche benissimo che ho una cotta per tuo fratello da anni, nonostante tu mi abbia sempre chiesto di non metterti al corrente di nulla perché ti avrebbe fatto senso pensare di Elia innamorato» replicai io.
Nicolò sgranò gli occhi azzurri, non so se perché non sapesse della mia cotta - abbastanza evidente - per Elia o se perché non si aspettasse che lo buttassi in mezzo alla conversazione.
«Sto solo cercando di tastare tutte le opzioni. Non sono nella tua testa, ma vorrei comunque sapere che cosa stai pensando. Immagino sia arrivato il momento di chiamare il filtro» disse lei, allungandosi sul tavolo verso di me. Mi prese una mano fra le sue.
Presi un respiro tremolante, prima di mentirle. «Dana e io non siamo nemmeno amiche, stiamo solo passando più tempo del previsto assieme per la borsa di studio, tutto qua.»
So che non dovresti mentire a nessuno, sopratutto ai tuoi migliori amici, ma questa era una bugia bianca, non avrebbe fatto del male a nessuno, se non a me stessa. Era già da tempo che pensavo a Dana come un'amica e avevo paura che il mio cuore stesse cercando anche qualcos'altro in quella relazione, ma sapevo di non dovermi spingere in quel territorio.
Insomma, se anche avessimo cancellato il fatto che aveva una storia di probabili tradimenti alle spalle e che i miei amici, pur quanto potessero fingere di non farlo, la odiavano; era comunque una delle ragazze più belle che io avessi mai incontrato - che chiunque nella mia scuola avesse mai incontrato - ed era estremamente etero. Ero praticamente senza speranze.
Quindi, stavo più mentendo a me stessa che ai miei amici. Lo stavo facendo nella speranza che la bugia diventasse realtà.
«Quindi sei ancora cotta di mio fratello?» chiese Flora, un leggero sentore di disgusto nella sua voce. I suoi occhi, tuttavia, sembravano sorridermi.
«Sì» mi limitai a mormorare. E quella non era una bugia, Elia mi era sempre piaciuto e non c'era alcun motivo per cui non mi dovesse più piacere.
«Allora devi sapere che ho avuto delle informazioni dall'interno, ho scoperto cose che mi hanno fatto pensare che voi due foste pronti per una relazione. Ma sappiamo entrambe che non farà mai la prima mossa. Doveva chiederti di uscire alla festa di Halloween e, guarda un po', siamo praticamente a Gennaio.»
Annuii, perché sapevo già quello che voleva fare alla festa, me lo aveva detto lei. In seguito al mio silenzio Flora sembrò un po' titubante.
Non so se si aspettasse che io rimanessi sorpresa a quella rivelazione o se si aspettasse che facessi i salti di gioia, non ne avevo veramente idea. «Che cosa vuoi che ti dica? Che farò io la prima mossa? Lo sai che non posso farcela.»
Ormai Nicolò era diventato un mero spettatore di quella conversazione e si era appoggiato contro lo schienale della sedia, con le mani incrociate. Spostava lo sguardo da una all'altra, come se stesse seguendo una partita di tennis.
«Certo che ce la puoi fare! Lui ti piace, a lui piaci tu, devi solo chiedergli di uscire. Non è difficile.»
«È davvero tanto difficile, invece. Innanzitutto, siamo davvero sicure che io gli piaccia in quel modo?»
«Cora, lo sai quanto bene ti voglio, se non fossi sicura che mio fratello straveda per te non ti avrei mai detto di buttarti in una confessione d'amore. Voglio solamente che voi due siate felici» rispose lei, gli occhi ambrati sembravano quasi velati di lacrime.
«Quindi pensi che gli dovrei chiedere io di uscire?»
«Se non te la senti non devi farlo, non voglio certamente obbligarti. È solo che conosco i sentimenti di entrambi e credo che sareste veramente felici se vi metteste assieme. Tutto qua» concluse lei, la voce ormai flebile.
«Se volete la mia onesta opinione di maschio alfa della situazione, credo anch'io che dovresti buttarti, Cora. Una volta ogni tanto Flora ha ragione.»
«Non sei un maschio alfa» esclamammo praticamente all'unisono io e Flora, io ridendo e lei sorridendo.
Il mio telefono iniziò a squillare proprio in quel momento. Era il numero di mia mamma. Mi scusai per poterle rispondere, allontanandomi verso la recinzione del giardino.
«Pronto, mamma, qualcosa non va?» le chiesi appena sentii la sua voce dall'altro lato.
«Certo che c'è qualcosa che non va!» Suonava arrabbiata, quasi infuriata. Non avevo alcuna idea di cosa sarebbe potuto essere successo quindi il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, aspettandosi il peggio del peggio.
«Perché sei scappata di casa? Non sono più abbastanza per te?»
A sentire quelle parole mi calmai leggermente. Per un momento avevo avuto paura che fosse successo qualcosa a Lenticchia.
«Non sono scappata di casa, mam-»
«E allora perché non sei qui?» mi interruppe lei. La sua voce era così impanicata che sembrava stesse per mettersi a piangere. «È notte fonda, dovresti essere nel tuo letto, a dormire. Quando sono entrata in camera tua per vedere se avevi bisogno di qualcosa non c'eri più.»
«Sono a casa di Flora ed Elia, mamma. Lo faccio tutti gli anni a capodanno.»
«No, non ti ho dato il permesso di andare da loro. Sarà meglio che torni subito a casa se non vuoi che chiami la polizia.»
«Va bene, va bene. Sto tornando a casa mamma, ci vediamo fra pochissimi minuti.»
Tornata dai miei amici, loro sembravano aver già capito che qualcosa non stesse andando bene. Non fecero nessuna domanda quando chiesi a Nicolò se poteva riportarmi a casa con la sua moto. Quell'anno, per la prima volta dall'inizio della nostra amicizia, mi avrebbero fatto gli auguri per l'anno nuovo attraverso un messaggio.
STAI LEGGENDO
Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}
Teen FictionGira voce che Dana, ex-capitana delle cheerleader, abbia tradito il suo fidanzato. I pettegolezzi crescono a dismisura e arrivano alle orecchie di tutta la scuola, comprese quelle di Cora. Cora preferirebbe restare nell'ombra e lontano dalla tempest...