Capitolo 27 ♡ Cora

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«So che Dana non ti piace troppo, però ho davvero bisogno che tu le parli» supplicai Flora, non appena lei ed Elia arrivarono davanti a scuola.
«È per questo che ti stai comportando in modo strano in questi giorni? È successo qualcosa con Dana?» chiese di rimando lei.
La campanella stava già suonando e saremmo presto dovute entrare in classe, ma non potevo lasciar cadere così il discorso.
Scossi la testa. «No, quello... riguardava mia mamma, ma non è nulla che non si risolverà con il tempo. Le solite cose. Invece ho davvero bisogno che tu parli con Dana. Ho provato a farlo io, ma non sono brava con le parole, non mi ha voluto dare retta» le spiegai.
Flora incrociò le braccia al petto, un'espressione scettica in viso. «E di cosa le dovrei mai parlare?»
«Okay, beh, ecco il problema: non posso veramente dirti che cosa sta succedendo, non penso che lei vorrebbe. Ma la devi fare ragionare.»
«E come pensi che possa farlo se non so qual'è il problema?»
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. «Va bene, diciamo che il problema è che si rifiuta di ammettere di aver bisogno di aiuto. Parlale e basta, okay? Ma non farle capire che ti ho mandato io.»
Sbuffò anche lei. «Ti voglio un mondo di bene, Cora. Lo sai meglio di chiunque altro. Ma non puoi chiedermi di fare una cosa del genere. Qualunque cosa sia successa tra di voi dovete lavorarci voi due, assieme, non posso intromettermi io.»
«Perché sei così saggia?» bofonchia io.
Lei mi prese sottobraccio, alzando le spalle. «Mi piacerebbe dire che ci sono voluti anni ed anni di allenamenti, ma la verità è che ce l'ho nel sangue da quando sono nata. Sono praticamente un piccolo genio.»
Okay, ora penserete: se hai dato ragione a Flora, vuol dire che sei arrivata alla conclusione che non potevi cercare degli intermediari che avrebbero aiutato Dana al tuo posto. Giusto?
Sbagliato.
Era solo la persona sbagliata, dovevo chiedere a qualcun altro.

Trovare Christian non fu per nulla difficile. Era in classe con Dana, quindi era escluso andarlo a trovare durante le ore di lezione o la ricreazione, sarebbe stato troppo rischioso se mi avesse vista con lui. Ma era martedì e Dana non faceva più parte delle cheerleader. Sarei potuta andare in palestra, agli allenamenti della squadra di basket, senza dare troppo nell'occhio. Potevo far finta di essere andata a dare supporto ai miei amici, lo facevo spesso, nessuno ci avrebbe fatto caso.
Così, mi ritrovai a cancellare il mio turno al cinema all'ultimo minuto. Ivan si alterò un pochino, ma alla fine non poté dirmi nulla - gli avevo raccontato che era stata indetta una verifica speciale per il giorno seguente e avevo bisogno di studiare. Era sempre stato lui il primo a dirmi di mettere al primo posto la scuola e non strafare mai durante la settimana.
Era la prima volta che non mi presentavo al lavoro da sempre. Non l'avevo mai fatto e un pochino mi sentivo in colpa. I giorni di malattia e di vacanza erano compresi nel mio contratto, ma non mi sentivo mai intitolata ad usarli.
Quel pomeriggio Rachele sembrava abbastanza agitata mentre spiegava al gruppo di cheerleader le nuove formazioni per la canzone che avevano appena scelto di preparare. Oltre che capitana della squadra era anche una delle coreografe, ma in quel momento non sembrava troppo attenta a quello che stava facendo. Ma non mi soffermai troppo a guardare le loro prove: dovevo guardare la squadra di basket e aspettare il momento giusto per prendere Christian da parte senza sembrare una psicopatica.
L'unico problema? Elia.
Lo so, lo so, il tuo fidanzato non dovrebbe mai essere un problema. Non era quel tipo di problema. Ovviamente. Era solo più difficile riuscire ad approcciare Christian con la mano di Elia intrecciata nella mia.
Quando, dopo quella che era sembrata un eternità, il coach decise che era il momento di una pausa per i giocatori di basket, girai la testa verso Elia, di scatto. «Posso chiederti un favore? Mi è venuta sete, potresti andarmi a prendere dell'acqua? Ovviamente ti do i soldi, non voglio che me la paghi tu.»
Iniziai a frugare nello zaino alla ricerca del borsellino, ma lui mi bloccò prima che lo trovassi. «Non ti preoccupare, posso offrirti una bottiglia d'acqua. Non conterà contro la lotta al patriarcato e alla stupida legge che gli uomini devono sempre offrire.»
Quello non era il motivo per cui volevo dargli i soldi, pensavo solamente che fosse giusto pagarmi quello che dovevo comprare per me stessa, ma non mi fermai a sottolinearlo. Annuii e basta e quando sparì nei corridoi fuori dalla palestra, mi fiondai sulle panchine a bordo campo dove alcuni dei giocatori si erano seduti a chiacchierare.
«Ti devo parlare» dissi, una volta trovato Christian. Stava avendo una conversazione con Diego e Nicolò, il quale mi inviò un'occhiataccia. Probabilmente stava pensando che stavo cercando di lasciare lui e il ragazzo che gli piaceva da soli, non avrebbe letto nient'altro nel mio gesto. Forse mi avrebbe chiesto perché lo avevo fatto, ma sarebbe stato un problema per dopo.
«Oh, okay.»
Christian mi seguì fino ad un angolo della palestra, nascosto dietro i materassini blu che venivano usati per il salto in alto.
«Hai scoperto qualcosa su quello che ti avevo chiesto?» mi chiese appena fuori dalla visione degli altri.
«Più o meno. Non posso darti i dettagli, ovviamente. Però penso che tu debba veramente insistere per parlare con lei.»
Lui inclinò la testa verso destra, facendo ballare i capelli scuri. «Quindi ti ha detto perché l'ha fatto.»
Scossi la testa con forza. «Non ho detto questo, ho detto che ho fatto delle scoperte e che credo tu debba parlare con lei. Dana... lei sta molto peggio di quanto sembri. Fuori fa tutta la dura, ma credo sia perché pensa di meritarsi di essere odiata da tutti o qualcosa del genere. Magari, se tu riuscissi a farle raccontare cosa è successo, e poi riuscissi a perdonarla, potrebbe sentirsi meglio.»
«Non so se parlare con me possa veramente aiutarla» replicò lui. Si passò una mano fra i capelli, un tic che aveva anche Dana quando era nervosa. Mi chiesi se era stato lui ad attaccarglielo o se era stato il contrario. «Anche quando stavamo insieme odiava parlare dei suoi sentimenti. Pensi davvero che sia pronta a raccontarmi tutto?»
Non sapevo se era pronta, ma credevo che quella fosse l'unica soluzione fuori dal tunnel della auto-commiserazione in cui era entrata. Doveva capire che si stava giudicando troppo duramente.
«Probabilmente no, però vale la pena provare.»
«Non sembri molto sicura, non penso sia una buona idea. Mi sono anche da poco lasciato con Rachele, non so quanto Dana possa prendere bene il fatto che mi riavvicini a lei.» Lui mi guardò con fare scettico, mangiucchiandosi l'interno della guancia destra.
«Di quello non so proprio cosa dirti, però penso che ne varrà la pena. Devi provarci.»
«Vedremo cosa succederà» concluse lui. «Devo tornare in pista, la pausa è finita.»
Quando uscimmo dal nostro nascondiglio, per poco non mi presi un colpo. Elia era tornato, era proprio davanti all'ingresso della palestra, con una bottiglietta d'acqua in mano. E al suo fianco c'era Dana. Stavano parlando e la cosa mi scombussolò alquanto. Era come se due mondi completamente diversi fossero appena entrati in collisione. E che cosa ci faceva lei lì?
Solamente dopo essermi avvicinata a loro mi accorsi che Dana stava indossando la divisa delle cheerleader. Era la prima volta, da quando la conoscevo, che la vedevo indossare una gonna. Anche quando era in divisa scolastica metteva sempre i pantaloni.
«Ah, eccola!» esclamò Elia non appena mi vide, il tono di voce di chi era stato appena salvato da una conversazione molto imbarazzante. «La tua acqua» disse poi, allungandomi la bottiglietta.
Io la presi, sotto gli occhi giudicanti di Dana. Alzò un sopracciglio, come se il fatto che il mio fidanzato mi avesse portato da bere fosse la cosa più strana che avesse mai visto.
«Dana mi stava chiedendo di informarti che hanno annunciato la data per la terza prova» continuò Elia. «Ma ora sei qui, potete parlarne fra di voi: ti aspetto sulle gradinate.» Mi diede un piccolo bacio sulla fronte e se ne andò con passo svelto.
Come poteva essere così vigliacco e così carino allo stesso tempo?
«Non dirmi che speravi di evitarmi parlando con lui invece che con la sottoscritta» le dissi, incrociando le braccia al petto. Ero ancora ferita per quello che mi aveva urlato addosso la sera precedente, ma non avrei lasciato che il suo lato irascibile mi avesse scalfito così tanto. Alla fine, c'eravamo ferite a vicenda, quindi potevamo dire di essere pari. Sapevo che non sarei mai riuscita a tenerle il muso a lungo, ma Flora mi aveva sempre detto che per vincere un litigio dovevo mostrarmi decisa.
«Non sapevo nemmeno che fossi qua. L'ho visto e ho pensato che fosse buona educazione dirglielo» spiegò lei stringendosi nelle spalle.
«Sei tornata nella squadra delle cheerleader» cambiai argomento. «Cos'è successo?»
«Ho le mie conoscenze» si limitò a rispondere lei. «Se ora vuoi scusarmi, sono già arrivata in ritardo, non posso perdere altro tempo in chiacchiere.»
Si avvicinò al gruppo di cheerleader con passo lento, lasciandomi lì da sola a bordo campo. Le ragazze non sembravano esser state avvisate del ritorno di Dana. Tutte sembravano confuse o sconvolte, alcune persino disgustate. Quando qualcuna iniziò a lamentarsi e a fare domande, fu Rachele a prendere la parola.
Ovviamente, fu Rachele.
Che altre conoscenze potevo aspettarmi che Dana avesse dentro la quadra delle cheerleader?
Flora stava dicendo qualcosa, gesticolando con le mani in direzione di Dana, Rachele scuoteva la testa. In pochi secondi Rachele riuscì a zittire tutte, anche se la maggior parte di loro non sembrava ancora convinta che riportare Dana nel team fosse la scelta vincente. Comunque sia, tornarono ai loro allenamenti e io tornai da Elia.
«Sono davvero sorpreso che l'abbiano fatta tornare nella squadra» commentò Elia. «A metà anno, poi.»
«Non dirlo a me.»
Quando gli allenamenti furono finiti e la maggior parte degli atleti se ne furono andati, presi da parte Flora.
«Rachele ha detto qualcosa sul perché Dana è tornata nella squadra?» le chiesi.
Lei sembrava non star aspettando altro, si portò le mani ai capelli, esausta. «Anche tu non puoi crederci, vero? Io sono completamente basita. Sembra che il mondo si sia capovolto nella notte. Era stata Rachele quella a proporre di buttarla fuori e ora se ne ritorna dicendo che la rivuole dentro? Senza nemmeno una motivazione, poi.»
«Non vi ha dato nessuna motivazione?»
«No, certo che no! Diceva che era il meglio per la squadra, ma non penso che portare Dana sia il meglio per la squadra. Sai cosa, penso che abbia qualcosa a che fare con Christian. Lui e Rachele si lasciano e poi, tutto di un colpo, Rachele e Dana sono di nuovo migliore amiche? Ci deve essere qualcosa sotto. Ci scommetto la mia paghetta che ha a che fare con la storia del tradimento.»
Flora era come un fiume in piena, continuava a parlare senza sosta e fui quasi sorpresa che, in mezzo a tutta quella roba, fosse riuscita a capire una parte della verità.
Avrei potuto scommetterci anch'io che aveva a che fare con la storia del tradimento. La questione si faceva sempre più complicata. Ricordate quando vi dissi che non avrei voluto immischiarmi in quel casino? Beh, sembra che avessi cambiato idea molto in fretta. O forse, non avevo mai avuto un'opzione.

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora