Capitolo 43 ♡ Cora

488 24 0
                                    

Sembrava di star entrando in una foresta ghiacciata. Quello fu il mio primo pensiero quando, al fianco dei miei amici, entrammo nella palestra che era stata decorata per l'occasione.
Festoni e ghirlande bianche e azzurre scendevano dal soffitto della palestra e si allungavano su tutti i muri. Le luci erano state spente, lasciando solamente alcuni fari blu. Ai quattro lati della stanza erano stati messi in bella mostra quattro alberi finti, dai rami ghiacciati e pieni di neve.
Le casse pompavano a tutto volume una serie di canzoni famose, facendo quasi traballare il pavimento della palestra.
«Sembra proprio di essere in uno di quei film americani! Possiamo anche farci le foto, andiamo a farci le foto per favore!» iniziò a cinguettare Flora, aggrappandosi al mio braccio con tutta la forza che aveva in corpo e tirandomi verso un angolo della palestra dove uno sfondo innevato era stato posizionato davanti ad una macchina fotografica e un ragazzo molto emozionato stava scattando a tutto spiano.
«Mi stanno rubando il lavoro» borbottò Nicolò seguendoci, il quale non aveva lasciato la macchina fotografica a casa nemmeno per quell'occasione.
Almeno per una volta saremmo riusciti ad avere una foto ricordo di tutti e quattro, senza che lui si nascondesse dietro l'obiettivo.
La fila si muoveva velocemente e presto fu il nostro turno. Il ragazzo, con un sorriso smagliante, ci chiese di sfoggiare la nostra miglior faccia da "morte per ibernazione". Nessuno di noi era sicuro che cosa intendesse, quindi optammo per una posa classica.
Elia non fece nemmeno in tempo a chiedere dove avremmo potuto trovare la foto che Flora era già ripartita per la tangente, avviandosi verso il centro della palestra, trasformato in una pista da ballo.
«Adoro questa canzone!» esclamò lei, riferendosi al nuovo brano dei Måneskin che stava appena iniziando. Non potei far a meno di trotterellarle dietro, sorridendo contenta al solo vederla così genuinamente felice.
Arrivando a scuola, avevo pensato che avrei passato l'intera serata in un angolo, rinchiusa nella mia palla d'ansia e paura per i risultati della competizione per la borsa di studio, ma forse ballare con Flora mi avrebbe distratto da quel turbine di pensieri oscuri. Cosa avrei fatto senza la borsa di studio sarebbe stato un problema per il domani, non per quella sera.
Con mia grande sorpresa, in mezzo alle persone che si scatenavano sulle notte di The Loneliest, c'era anche Dana. Stava ballando con Christian, piroettando su se stessa mentre lui le teneva la mano. Vederli riavvicinarsi in quegli ultimi giorni era stato allo stesso tempo bello e orribile. Mi sentivo come se io e lui facessimo parte di due vite completamente differenti di Dana e che lei, prima o poi, avrebbe dovuto decidere quale delle due continuare a vivere. E non ero pronta a sapere quale sarebbe stata la risposta.
«Uh, sembra che ci sia la tua bella da quella parte» mi urlò Flora nell'orecchio, per farsi sentire sopra la musica.
«Ho visto» replicai io, gli occhi ancora incollati su Dana che sorrideva e cantava a squarciagola. Era così bella quando si divertiva che faceva quasi male.
«Allora perché non vai a parlarle?»
«È impegnata.»
Ma mentre lo dicevo le sue parole mi tornarono alla mente: non sarebbe mai stata troppo impegnata per parlare con me. Lo aveva detto solamente per gentilezza o lo pensava sul serio?
Flora alzò gli occhi al soffitto, trascinandomi verso Dana. Dopo pochi passi, presi un grosso respiro e mi decisi a continuare da sola. Aveva detto che potevo interromperla sempre e in quel momento volevo davvero interromperla, anche se mi continuava a sembrare estremamente sgarbato. Sapevo che se non lo avessi fatto avrei continuato ad usare quella scusa per non parlarle tutta la sera, a meno che non fosse venuta lei a cercarmi.
Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a cosa avrei potuto dirle, a come chiederle se magari avesse voluto ballare con me anziché con Christian senza sembrare cattiva nei suoi confronti, che lei si era girata per caso nella mia direzione e mi aveva sorriso facendomi segno di andare da lei.
Flora era sparita, alle mie spalle, da qualche parte e, grazie al cielo, anche Christian iniziò ad allontanarsi dalla pista da ballo, avvicinandosi al buffet a bordo pista.
«Sei davvero bellissima.»
Gli occhi di Dana brillavano mentre esaminavano il mio vestito dall'alto al basso. Non potei fare a meno di sentirmi troppo esposta sotto quello sguardo attento e cercai di stringermi le braccia al petto, inconsciamente.
Lei le prese e le rimise lungo i miei fianchi. «Non devi nasconderti. Ti sta davvero benissimo.»
«Grazie, anche tu sei meravigliosa» borbottai di rimando.
Era veramente meravigliosa. Indossava pantaloni e giacca elegante, entrambi di una tonalità di azzurro molto simile alla mia - il che mi fece pensare che ci fosse lo zampino di Flora in quella scelta. La giacca era leggermente aperta sul davanti, ma non indossava alcuna camicia sul petto, lasciando intravedere la curva dei suoi seni. Aveva lasciato i capelli sciolti, senza acconciarli in nessuna particolare maniera, ma erano lo stesso bellissimi. Mentirei se dicessi che non fosse così bella da togliere il fiato, perché lo era. Eccome se lo era.
«Vuoi ballare?» mi chiese, allungando una mano davanti a lei e portando l'altra dietro alla schiena, abbassandosi in un leggero inchino, come una specie di cavaliere.
Mi portai una mano davanti alla bocca, ridacchiando. «Certo.»
Non ero mai stata la persona che potevi trovare in mezzo ad una discoteca a scatenarsi, ma con Dana sembrava così naturale muoversi a ritmo di musica, mentre cantavamo e saltavamo e ci esibivamo in passi strani. Avevo sempre avuto paura che qualcuno potesse giudicare il mio modo di muovermi, ma in quel momento, al centro della mischia, in mezzo a decine di persone, mi sembrava di essere da sola con lei.
Ero quasi triste quando, alla fine della canzone, le casse fischiarono facendo risuonare la voce della vicepreside nelle nostre orecchie. Era salita su un piccolo palchetto preparato addosso al fondo della palestra e un singolo faro bianco la illuminava in mezzo alla stanza buia. «Spero che vi stiate divertendo, ma è arrivato il momento di annunciare i vincitori della borsa di studio.»
Il silenzio calato sulla palestra era quasi surreale dopo tutta quella musica a volume altissimo. C'era ancora qualche chiacchiericcio di qua e di la, ma tutta la mia attenzione era rivolta alla vicepreside e solamente a lei. Era come se avesse il mio destino fra le mani, scritto in quella piccola busta che teneva fra le dita.
«Per prima cosa, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, dal primo all'ultimo. Ognuno di voi è un motivo di orgoglio per la nostra scuola» iniziò a dire. «Sono ragazzi come voi, pronti a mettersi in gioco, che siamo fieri di istruire. Tuttavia, ci sarà sempre qualcuno che eccellerà fra di voi e stasera siamo qui per premiare questi ultimi.»
Prese una piccola pausa prima di continuare. «Purtroppo, delle tre coppie che erano state selezionate per questo ultimo passaggio ne sono rimaste solamente due. Ci tenevo comunque a congratularmi anche con Christian e Giuliana, che hanno dimostrato di essere all'altezza delle prove che vi abbiamo proposto e hanno superato ogni ostacolo con eccellenza. Fate un applauso ai vostri compagni che hanno deciso di ritirarsi dalla competizione.»
Le mani degli studenti iniziarono a far rumore, ma non sembravano troppo entusiasti. Volevano solamente che annunciasse i vincitori, così da poter tornare ai festeggiamenti. Anch'io ero con loro, da un momento all'altro sarei potuta scoppiare dall'ansia.
Allungai le mie dita verso la mano di Dana, alla mia destra, e lei la prese nella sua senza alcuna esitazione.
Presi un altro respiro profondo.
Era arrivato il momento della verità.
«Molto bene, vi risparmierò la pena di dover sentire chi si è classificato al secondo posto e passerò direttamente alla coppia vincitrice della borsa di studio. Ricordo che chi sarà selezionato questa sera dovrà trovarsi domattina nel mio ufficio per ufficializzare il tutto. Non scordatevelo.»
Ero sicura che se avessi vinto non me lo sarei scordato, mai al mondo.
Strinsi ancora di più la mia presa e Dana mi avvicinò a sé, un piccolo sorriso incoraggiante sulle sue labbra. «Mi sento che vinceremo» disse, in un sussurro. E anche se le sue parole non avevano alcun valore materiale, mi fecero subito sentire meglio.
Dopo quella che parve una pausa infinita, la vicepreside tornò a parlare. «La coppia più votata da voi studenti e da tutti i vostri compagni degli anni inferiori è stata: Dana Sy e Carlotta Vedda.»
Suonerà un cliché, ma mi sentivo veramente come se una montagna fosse appena stata tolta da sopra il mio petto. Vincere significava così tanto per me che nessuno in quella stanza avrebbe mai potuto capirlo. Nemmeno Elia, Flora o Nicolò, i miei amici, che conoscevano tutto di me.
Ripensai a tutto quello che era successo quell'anno, a come quel casuale incontro con Dana si era trasformato in una nuova e fantastica amicizia, a come si fosse impegnata per me, per far sì che potessi continuare a studiare.
Con il cuore che stava per uscirmi dalla gola, mi girai verso Dana, pronta a ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per me e lei mi strinse in un abbraccio stretto, affondando la sua testa fra i miei capelli. «Ce l'hai fatta» mormorò nelle mie orecchie.
«Ce l'abbiamo fatta» ripetei, ancora incredula di poterlo dire.
Intorno a noi i nostri compagni applaudivano e fischiavano, ma ben presto la musica tornò e tutti si scordarono della borsa di studio, intenti a festeggiare fino all'ultimo briciolo di notte. Non mi importava di quello che stavano facendo gli altri, in quel momento esistevano solamente io, Dana e la nostra vittoria.

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora