Lani mi stava facendo unire tutti i pezzi rosa di un puzzle, sdraiata sul pavimento della sua camera. Non ero ancora sicura di che cosa sarebbe dovuto uscire come immagine, ma per il momento sembrava solamente una grande macchia di diverse tonalità di cipria e fucsia.
Lei si stava divertendo a fare la cornice del puzzle - il suo pezzo preferito - mentre canticchiava fra sé e sé. L'avevo convinta a far partire una playlist di canzoni mentre lavoravano, ma aveva insistito perché fossero sigle dei cartoni animati con il risultato che ne conoscevo solamente un paio su le decine che erano già passate.
Rachele mi aveva chiamato almeno dieci volte nel giro di cinque giorni, così quando sentii il telefono vibrare nella mia tasca dei pantaloni non ci feci molto caso. Pensai che fosse lei, tornata alla riscossa per chiedermi di vederci.
Avevo saltato i nostri appuntamenti abituali a ricreazione, inventandomi delle scuse sempre diverse, ma sapevamo entrambe che fra di noi le cose non stavano più andando bene come un tempo e forse non lo avrebbero fatto mai più. Il solo pensiero delle sue mani che mi toccavano mi metteva ad estremo disagio.
Passarono cinque minuti e il telefono iniziò a squillare nuovamente. Lo tirai fuori dalla tasca, sotto gli occhi attenti di Lani che, per la prima volta nella sua vita, sembrava aver perso interesse nel puzzle.
Stavo per declinare la chiamata e spegnere il telefono, quando mi accorsi che il nome sullo schermo non era quello di Rachele, ma di Cora. Era strano che mi chiamasse. Odiava le telefonate, preferiva i messaggi. Iniziai subito a preoccuparmi. Che fosse successo qualcosa di grave?
«Pronto?»
Dall'altro lato della chiamata provenivano solamente dei singhiozzi.
«Cora? Dove sei? Cos'è successo?»
Sentii dei rumori, una voce in sottofondo e poi qualcuno tolse il telefono di in mano a Cora. «È a lavoro, non posso permettermi un commesso che non riesce neanche a stare in piedi da quanto sta piangendo. Puoi venire a prenderla?»
Mi sembrava di aver già sentito quella voce da qualche parte, ma in quel momento non riuscivo proprio ad associarla con un volto.
«Okay, arrivo. Ma si è fatta male? Cos'è successo?» tentai di chiedere, ma la telefonata era già stata terminata.
Lani mi stava guardando con un sopracciglio alzato. «Immagino che dovrò finire da sola.»
«Scusa, Lani. Se vuoi puoi mettere tutto in pausa e continuiamo quando torno. Non ci metterò tanto.»
«Non metterò in pausa il mio puzzle per te. Possiamo farne un altro quando avrai tempo» disse, ritornando ai suoi piccoli pezzetti di cartone. Non era arrabbiata, stava solo cercando di farmi capire le sue priorità e certamente non potevo metterle in discussione.
Arrivai al cinema circa quaranta minuti dopo. Colpa della corriera.
Per tutto il viaggio non riuscii a far altro che guardare il mio telefono, la gamba che continuava a traballare per l'ansia, tempestando Cora di messaggi, ma lei sembrava aver staccato il telefono. Fuori stava piovendo e le strade si confondevano le une con le altre in un mare di ombrelli colorati.
Quando arrivai il suo collega mi fece segno di andare sul retro. «Sta piangendo nel parcheggio, se chiedi a me è un po' troppo drammatica quella ragazza» disse, sembrando più emozionato di quanto avrebbe dovuto essere in una situazione del genere.
Corsi sul retro e la trovai seduta sul bordo del marciapiede, un ombrello rosa a coprirla dalla pioggia. Io non ero stata così intelligente da portarmelo, così finii per inzupparmi nel giro di pochissimi secondi.
Mi accucciai davanti a lei, incurante della pioggia che sembrava diventare sempre più forte e il vento che si alzava facendomi volare i capelli davanti alla faccia.
«Cora? Che succede?» le chiesi, cercando la risposta nei suoi occhi. Sembrava che le fosse appena morto Lenticchia, ma speravo che si trattasse di altro. Sembrava un bravo gatto.
«Ho appena lasciato Elia» rispose lei. «Ho rovinato tutto. Ma proprio tutto. Sono così stupida.»
Presi un piccolo sospiro di sollievo. Per qualche secondo avevo temuto che avesse scoperto di avere una malattia incurabile o che so altro. «Non sei stupida, Cora. Hai solamente fatto valere i tuoi sentimenti, non potevi certo continuare a fingere di amarlo.»
«Forse mi serviva solamente più tempo, forse se fossimo stati assieme più a lungo avrei iniziato a provare qualcosa per lui» singhiozzò lei. Sembrava aver smesso di piangere, ma la sua voce era ancora rotta dai singhiozzi. «Forse se mi fossi impegnata di-»
«Cora, fermati» la bloccai. Sembrava che stesse perdendo la testa e non avevo idea di come avrei potuto farla tornare a ragionare. «Non è così che funzionano le relazioni. Non devi impegnarti per amarlo, dovrebbe piacerti e basta. Anzi, ti dirò di più, non ci dovrebbe essere nessuna ragione per la quale dovresti voler stare con quella persona, dovresti solamente sentire il bisogno di starle accanto, sempre, senza un motivo apparente. Non ho idea di cosa ti abbia detto o come abbia reagito, è normale essere tristi o arrabbiati che una relazione sia finita, solo non dovresti assumertene tutta la colpa.»
Quelle parole, in un certo senso, erano rivolte anche a me stessa, non solamente a Cora. Capivo come si stesse sentendo, anche se ad un livello totalmente diverso e non volevo che cadesse nel tunnel oscuro da cui io stavo iniziando ad uscire in quei giorni.
Avrei tanto voluto che qualcuno mi dicesse qualcosa del genere il giorno in cui avevo deciso di lasciare Christian.
«Ma è mia la colpa. Sono io quella che non prova niente per lui» replicò acida, gli occhi grigi stretti in due piccole fessure.
«Okay, forse è colpa tua, ma hai fatto la cosa giusta. Te lo posso assicurare, ora ti sembrerà una difficoltà insormontabile, ma a lungo andare vedrai che cambierà tutto per il meglio» cercai di rassicurarla.
La pioggia mi stava ancora colpendo con forza sulla schiena, solo leggermente bloccata dall'ombrello di Cora. Sentivo la maglia attaccata alla mia pelle, i capelli appiccicati al collo e alla fronte e stava iniziando a fare davvero troppo freddo.
«Non lo so, Dana non mi sembra che le cose miglioreranno mai» mormorò lei. «E se lo avessi spaventato a vita e ora non avesse più il coraggio di innamorarsi? E se non mi parlasse mai più? E se Flora decidesse di odiarmi per sempre?»
«Sono sicura che non succederà nulla di tutto questo, chiunque ha avuto il proprio cuore spezzato da qualcuno, in un modo o nell'altro. Per quanto riguarda Flora, forse dovresti andarle a parlare. Si arrabbierà quando scoprirà che non hai chiamato lei, ma me.»
Una domanda mi stava premendo sulla punta della lingua da quando avevo ricevuto la sua chiamata: perché aveva chiamato me e non Flora? Ma stavo iniziando a realizzare che la motivazione fosse proprio stata la paura che Flora non le rispondesse.
Avrei potuto dirle che, qualsiasi cosa fosse successa con i suoi amici - anche se ero sicura non sarebbe cambiato nulla fra di loro - io sarei sempre stata al suo fianco. Ma non lo feci. Avevo paura che la mia presenza non fosse abbastanza per lei.
La feci alzare, tirandola per una manica della felpa e mi accucciai sotto il suo ombrello.
«Sei zuppa» constatò lei, come se avesse notato solo in quel momento che mi stessi facendo una doccia all'aperto.
«Lo so.»
La avrei accompagnata da Flora, poi sarebbe stato meglio se fossi tornata a casa prima di prendermi un accidente.
«Scusa» mormorò lei, guardandosi le punte dei piedi. «In questo periodo sono così concentrata su me stessa che sto perdendo contatto con la realtà.»
«Va bene così, mi piacciono le persone narcisiste» scherzai io, tirandole la cravattina della sua divisa. «Penso sia molto attraente quando qualcuno non fa altro che pensare a se stesso. Sono una bandiera rossa ambulante, lo so.»
Lei cercò di sorridere, ma non era ancora pronta per farlo. La capivo.
L'aria intorno a noi sembrava essere diventata quasi elettrica, impregnata di tutte quelle emozioni che i nostri cuori avevano sopportato negli ultimi mesi, ormai pronti al collasso.
Se non si fosse appena lasciata con il suo ragazzo, se non avesse appena smesso di piangere, avrei potuto baciarla, in quel momento. Ma sapevo che sarebbe stata la cosa peggiore che poteva mai venirmi in mente. Così la portai dentro al cinema e dissi al suo collega che l'avrei accompagnata a casa.
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Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}
Teen FictionGira voce che Dana, ex-capitana delle cheerleader, abbia tradito il suo fidanzato. I pettegolezzi crescono a dismisura e arrivano alle orecchie di tutta la scuola, comprese quelle di Cora. Cora preferirebbe restare nell'ombra e lontano dalla tempest...