Capitolo 29 ♡ Cora

455 25 2
                                    

Le due ore passate ad aspettare che Dana e gli altri finissero la loro parte di sfida furono le due ore più lunghe della mia vita. Eravamo stati chiusi nel camerino del teatro, un piccolo spazio con pochissime sedie le quali non bastavano per tutti noi. Alcuni, dalla disperazione, si erano seduti per terra. Non conoscevo nessuno: Christian, Kamira e perfino Rachele si erano dati alla pittura, quindi ero completamente da sola. Non potevamo nemmeno usare i nostri telefoni perché il professore venuto a controllarci ce li aveva sequestrati tutti. Così mi ritrovai ad ascoltare le chiacchiere degli altri, mentre facevo finta di essere occupata nei miei pensieri, senza avere il coraggio di unirmi alle loro conversazioni.
Quando la vicepreside tornò, un'ora e cinquantaquattro minuti dopo averci lasciato, per l'esattezza, non ero mai stata così felice di vederla.
«Okay, tutti i disegni dei vostri compagni sono stati presi in custodia e sono pronti perché voi li giudichiate. Vi inizierò a chiamare in ordine alfabetico e voi mi seguirete» disse, con una cartelletta alla mano in cui poteva leggere tutti i nostri cognomi. Per primo portò via con lei un ragazzo dai capelli rossi. Speravo di essere fra i primi, ma già sapevo che sarei dovuta rimanere lì a lungo. È quello che succede quando hai la fortuna di avere un padre il cui cognome inizia per la quintultima lettera dell'alfabeto.
Come previsto, solamente una ragazza era rimasta nella stanza quando fui chiamata anch'io. La vicepreside mi fece strada, tornando nel piccolo teatro. Mentre passavamo fra le file di sedie, alcune vuote, alcune occupate da ragazzi, cercai di incrociare lo sguardo di Dana, nella speranza che con uno scambio di occhiate avrei potuto capire quale fosse il suo quadro. Poi mi accorsi che il suo gruppo non c'era, erano solo i ragazzi che prima si trovavano con me nel camerino.
Per fortuna, non c'era alcun bisogno di Dana.
Le sedie che erano disposte sul palco erano ora adibite ad una specie di piedistalli: appoggiate contro gli schienali erano state messe in mostra tutte le opere. Se così le si voleva definire.
Qualcuno aveva lasciato solamente le linee di matite o pennarelli, senza colorare l'opera, altri avevano optato per colori ad acqua, ma nessuno sembrava eccellere nell'arte del disegno. C'erano linee astratte, macchie di colore, quelle che forse dovevano essere delle auto e quella che forse poteva essere una rosa. Non ci feci molto caso, le scorsi tutte molto velocemente, solamente per paura di essermi sbagliata. Ma non mi ero sbagliata. C'era un disegno che aveva attirato la mia attenzione e di cui ero sicura di conoscere sia l'autrice che la destinataria.
La vicepreside mi disse di salire sul palco, per studiarli più da vicino. E anche se non avevo bisogno di farlo, lo feci. Avevo paura che sembrando troppo decisa avesse sospettato che avessimo barato in qualche modo.
Mi fermai qualche secondo di più davanti a quello di Dana.
Era diviso in tre parti orizzontali, ognuna di un colore diverso: rosa, giallo e azzurro. Ero sorpresa che conoscesse la bandiera dei pansessuali, ma ero sicura che non potesse essere un caso.
Partendo dal basso, aveva trasformato la fascia azzurra in un fondale marino, con qualche corallo e un paio di pesci stilizzati che facevano le bolle. Nella fascia gialla era disegnato un altro animale. Ero sicura dovesse essere Lenticchia, anche se non sembrava per nulla lui. Non sembrava nemmeno essere un gatto, in tutta onestà. In cima, nella fascia rosa, con la maestria di un bambino dell'asilo, c'era una semi-replica di Flora delle Winx. La riconoscevo solamente dalle ali e dai fiori che la circondavano. Mi chiesi se la vicepreside sapesse chi fosse e se le avesse fatto storia per aver disegnato una persona. In teoria non si potevano fare ritratti e quello - tecnicamente - non lo era, ma poteva sembrarlo.
Guardandolo iniziai a provare una strana sensazione. Una sensazione calda che dal cuore si stava facendo spazio in tutto il corpo, raggiungendo ogni più piccola parte di me.
Mi sentivo vista come non avevo mai fatto prima di allora.
«Devi decidere i cinque che credi possano essere il tuo quadro» mi avvisò la vicepreside, alle mie spalle. Ne indicai quattro a caso, tenendo quello di Dana per ultimo.
«Molto bene» replicò in risposta lei, segnandosi qualcosa su un foglio, picchiettando la penna contro la sua guancia. «Il tuo quadro si trova tra questi cinque. Vuoi provare ad indovinare? Ti devo avvisare che, se sbaglierai, non riceverai alcun punto.»
Quella specifica regola non c'era stata spiegata prima. Rimasi per qualche momento immobile, pensando a cosa avrei dovuto fare.
Ero sicurissima che quello fosse il mio quadro, sicuramente non poteva essere quello con la macchina rossa. Speravo.
Ma non sapevo se potevo permettermi di tentare. Pochi punti erano meglio di niente, no?
«Quanti punti ci verranno assegnati se mi fermo qui?» chiesi titubante.
«Quindici punti» mi rispose lei.
Quindici punti. Quindici punti non bastavano per nulla. Avrei dovuto buttarmi e avere fiducia in Dana e in me stessa. Se mi fossi fermata lì saremmo rimaste in fondo alla classifica, in ogni caso.
«Okay, allora credo che andrò fino in fondo. Credo che sia questo, il mio quadro» conclusi indicando l'opera di Dana.
La vicepreside non mi guardò nemmeno mentre tornava a scrivere sulla sua cartelletta. Presi un respiro, cercando di calmare il mio cuore che aveva iniziato a pompare all'impazzata. Speravo solamente di non aver fatto una cavolata.
Quando anche l'ultima ragazza ebbe fatto la sua scelta, la vicepreside chiamò qualcuno al telefono - probabilmente il professore che prima stava controllando noi era andato a controllare gli altri. Dopo pochi minuti ci raggiunsero, prendendo posto fra di noi. Vidi Rachele passare per prima, sembrava leggermente alterata, come se le cose non stessero andando secondo i suoi piani. Pochi passi più indietro c'era anche Christian, lo stesso sguardo turbato in volto. Forse era successo qualcosa fra di loro. Flora mi aveva raccontato che si erano lasciati da settimane ormai.
Poi arrivò anche Dana che, con mia grande sorpresa, non raggiunse la sua amica del cuore, ma mi si sedette vicina. Sembrava molto più rilassata di prima, come se non fosse più arrabbiata con me. Quando prima avevo preso posto al suo fianco mi aveva rivolto un'occhiata truce, ora invece la sua espressione era neutra, il che era l'equivalente di un piccolo sorriso, per lei.
Non riuscii a trattenermi e le lanciai le mani al collo. Non mi importava degli altri che ci osservavano o della maniglia del sedile che mi premeva sulla pancia. Avevo bisogno che sapesse.
«Quindi mi ascoltavi quando parlavo» le dissi all'orecchio, mentre mi allontanavo dall'abbraccio. Stavo quasi facendo fatica a trattenere le lacrime. Lacrime felici.
«Ne hai mai dubitato?» mi chiese lei, il dubbio reale nella sua voce. Aveva le sopracciglia corrucciate e le guance rosse.
«Sto scherzando» ridacchiai in risposta, dandole una piccola pacca sulla spalla. «Sembra che sia io quella che non ti ascolta» aggiunsi poi, lo sguardo puntato dritto nei suoi occhi. «Mi dispiace se ti ho fatto sentire come se volessi prendere controllo sulla tua vita.»
«È tutto okay, non ti preoccupare. Ne parleremo dopo» concluse lei, facendo segno alla vicepreside sul palco. Stava per dirci chi aveva ricevuto più punti e la nuova classifica aggiornata.
«Sono molto felice di annunciare che la maggior parte di voi è riuscita a superare la missione di quest'oggi. Anche se mi rammarico del fatto che la maggior parte di voi si è fermata alla selezione dei primi cinque. Solamente due squadre sono riuscite a trovare l'opera precisa: la coppia formata da Rachele Cavalleri ed Alessia Fiorini, e la coppia formata da Carlotta Vedda e Dana Sy.»
Applausi non molto convinti si fecero spazio fra i ragazzi, qualcuno si girò anche a guardarci, quasi sorridendo o rivolgendoci occhiatacce.
Dana mi prese una mano, intrecciando le sue dita fra le mie e sorridendomi raggiante. «Sapevo che saresti riuscita a trovarlo» mi sussurrò.
«Come avrei mai potuto non trovarlo?» le dissi, ma in realtà il mio cuore stava battendo fortissimo, emozionato dal fatto che, forse, avevamo una possibilità di passare all'ultima fase della competizione.
«Non starò a stilare una classifica completa, se siete curiosi la potrete trovare domattina in segreteria, ma vi annuncerò le squadre che passeranno alla fase finale di questa nostra competizione. Quest'anno abbiamo deciso di diminuire il numero di possibili candidati alla vincita, normalmente ci sarebbero stati sette nomi che i vostri compagni avrebbero potuto votare negli ultimi giorni di scuola per decretare il vincitore, ora invece ci saranno solamente tre squadre» continuò a dire la vicepreside, la voce che si faceva sempre più emozionata più andava avanti nel suo discorso. Certe volte mi chiedevo se tutta quella tiritera per la borsa di studio non fosse solamente una sua idea per intrattenersi durante l'anno scolastico. Se fossi stata un'insegnante non avrei certo potuto biasimarla. Ero sicura che insegnare potesse essere gratificante fino ad un certo punto.
Strinsi più forte la mano di Dana, ancora intrecciata nella mia, cercando in quel tocco la forza di sentire se eravamo state eliminate oppure no. Strizzai gli occhi chiusi, aspettando il momento della verità.
«Le tre squadre sono: Rachele Cavalleri ed Alessia Fiorini, Christian Licata e Giuliana Morello, ed infine Carlotta Vedda e Dana Sy» annunciò lei. A sentire quelle parole mi sentii come se svuotata da ogni peso corporeo, come se mi fossi trovata sulla luna. Ero così felice che avrei potuto iniziare a volteggiare per aria.
Mi alzai dal sedile, portando con me Dana, ancora ancorata nella mia presa salda. La abbracciai ancora più forte di prima. All'inizio stette rigida fra le mie braccia, ma dopo poco si lasciò andare, stringendomi a sua volta. Potevo annusare il suo profumo al limone. Non ero mai stata così estasiata in vita mia. «Sei la migliore» feci in tempo a sussurrarle prima che la vicepreside ci riprendesse, dicendoci che comprendeva la nostra felicità, ma chiedendoci di festeggiare più tardi, fuori da scuola possibilmente.
«Ho solamente un'ultima cosa da aggiungere, poi vi lascerò andare» continuò lei. «Ci sarà un'altra novità per quest'ultima prova. Gli anni scorsi i punteggi di tutte le prove si sommavano per decretare i vincitori, ma ci troviamo davanti ad una situazione particolare: due squadre hanno raggiunto lo stesso numero di punti, quindi abbiamo deciso di azzerarli. Ripartirete da capo.»
«Cosa? Ma non è giusto!» urlò Christian da un angolo della sala, le mani a coppa intorno alla bocca per farsi sentire. «È come se non avessimo fatto nulla fino ad adesso, così!»
«Non è vero, signor Licata, il vostro impegno nelle prime prove vi ha portato fino a qui. Stiamo dando a tutti coloro che si sono dimostrati meritevoli la stessa opportunità di vincere» spiegò leggermente stizzita la vicepreside.
Mi girai verso Dana e con nessuna sorpresa trovai lo specchio della mia stessa espressione: la vittoria per noi era fuori discussione.

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora