Capitolo 2

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Che stronzo mi ha abbandonato all'ipermercato. Realizzo sconvolta con il cuore che mi cade sotto alle ginocchia.

Non ho il suo numero, ma quello di Cosentino si e per questo scherzo me la pagherà cara.

Prendo il telefono e chiamo il titolare e dopo tre squilli mi risponde grazie a Dio. Adesso la pagherà.

- Buongiorno signor Cosentino sono Elena, la informo che il signorino Paolo mi ha bellamente mollata all'ipermercato, mi ha lasciato qui, non so nemmeno dove sono.

- Come? Perché?

- Perché abbiamo avuto una discussione e lui si è offeso.

Non voglio dirgli che la discussione era sessista, che voleva che io mi vestissi come piaceva a lui solo per guardarmi le gambe.

Dall'altra parte del telefono sento uno sbuffo.

- Lo chiamo, tu rimani lì.

E riattacca, dopo cinque minuti mi richiama.

- Mi ha detto Paolo che tra un'ora torna a prenderti, il tempo di fare una visita e poi torna, tu aspettalo lì.

- Grazie.

Rispondo rinfrancata tornandomene dentro alla galleria.
Guardo l'ora è mezzogiorno, aspetto su una panchina, non ho fame perché ho un nodo allo stomaco. All'una torno nel parcheggio pensando che dobbiamo chiarire, avrei dovuto essere più diplomatica.

Aspetto fuori fino alle due ma di Paolo nessuna traccia, vorrei richiamare Cosentino ma, temo che possa essersi coricato come fa mia mamma.

Rientro e torno seduta sulla stessa panchina in galleria guardando malinconicamente la gente che passa e il mio smartphone, sbuffando annoiata davanti al supermercato. Ho un brutto presentimento, temo che non tornerà a prendermi lo stronzo in giacca e cravatta.

Alle tre con un ansia mai avuta prima in vita mia richiamo Cosentino.

- Sono Elena, Paolo non è ancora tornato.

- Come non è tornato? Adesso lo richiamo... (cinque secondi di silenzio e poi un sospiro) ... Elena mi faccia una cortesia non discuta con Paolo, cerchi di non andare allo scontro con lui perché non le gioverà, cerchi di mediare, cerchi di andarci d'accordo, lo faccia per me.

Dice ed io capisco al volo, è lui che comanda.

- Va bene grazie ci proverò.

Rispondo riattaccando pensando alle sue parole, il mio futuro dipende da Paolo, se Paolo mi vuole con una gonna devo assecondarlo altrimenti non mi renderà la vita facile.
Il mio futuro dipende da lui, ripeto sconsolata perché è lui che poi andrà a parlare con Cosentino.

Il telefono squilla è ancora Cosentino.

- Pronto?

- Elena, Paolo mi ha detto che finisce le visite e torna a prenderti, rilassati. Io lo ringrazio con il cuore per il suo interessamento.

Aspetto le quattro e lui ancora non è tornato, mi viene da piangere, ho il pianto facile ultimamente, gli occhi si fanno lucidi, voglio che nessuno mi veda e quindi vado in bagno, mi chiudo dentro e piango per la frustrazione tutte le lacrime che riesco a versare, perché davvero non pensavo che il mio primo giorno fosse così in salita.

Alle cinque ancora non c'è, non è tornato, così inizio a pensare tristemente di tornarmene in treno da sola ma, ho solo cinquanta euro e basterebbero appena per chiamare un taxi.

Arrivano le sette, sono stanca di rimanere seduta e con borsa e borsetta cammino avanti e indietro per la galleria più e più volte fino a quando mi squilla il telefono. È mamma uffa.

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