Capitolo 32

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Paolo

Sono le sette e un quarto, appoggio il bicchiere sul bancone e vado in cerca di Camilla, sperando di trovarla il prima possibile.

La cerco in ogni corridoio finché gemiti mi inducono a dirigermi in quella direzione anche se appoggiato su entrambi i lati due cartelli indicano, divieto di accesso ai non operatori. Me ne infischio, voglio capire a chi appartengano tutti quei gemiti.

Svolto l'angolo e dal riflesso di un enorme specchio scorgo Camilla intenta ad osservare le sottomesse che si apprestano a quattro zampe a darsi appagamento leccandosi l'una con l'altra, leccandosi a vicenda in evidente stato confusionale.

Rimango inorridito e paralizzato cercando con i miei occhi di scorgere Elena in mezzo a tutto quel puttanaio, mentre la voce della hostess Sabrina le invita ad impegnarsi maggiormente.

Uno schiocco di frusta ed un lamento gutturale mi invitano a fare un passo indietro, ma i miei occhi si incatenano con quelli di Camilla che scorge la mia figura dallo specchio.

Faccio un altro passo indietro ma non serve mi ha visto e sento i suoi passi avvicinarsi seria in volto.

- Cosa ci fai qui? È vietato assistere agli allenamenti delle sottomesse. Sussurra.

- Allenamento? Mi sembra più un puttanaio questo.

- Le stiamo allenando ad avere rapporti lesbo per quando eventualmente i loro padroni lo vorranno.

- E loro, le ragazze sono d'accordo tutte? Sussurro sperando che Elena non si sia fatta toccare e non abbia partecipato attivamente.

- Le abbiamo drogate. Sospira. Le abbiamo drogate con il GHB. Il GHB le rende schiave del sesso e allo stesso tempo le priva di ogni inibizione ed in più non ricorderanno niente. Solamente il loro subconscio ricorderà e se dovessero trovarsi obbligate ad avere un rapporto lesbo per il desiderio del loro padrone, lo accetteranno senza fare storie.

Rimango allibito e comprendo tutto il desiderio che aveva Elena oggi dopo pranzo.

- Elena è stata drogata ed è lì con loro? Chiedo perché non mi è sembrato di scorgerla.

Camilla, fa no con la testa sempre seria.

- Lei non c'è, è andata via con la padrona.

- Perché? Chiedo innervosendomi.

- Non lo so, ma temo che la voglia tenere qui, probabilmente domani ti chiederà di venderla.

- Non la lascerò mai qui. Affermo convinto al cento per cento e Camilla finalmente sorride.

- Mi avrebbe fatto piacere sentirle anche dal mio ragazzo queste parole.

- Tu vorresti andartene da qui vero?
Chiedo anche se conosco già la risposta.

- Mi farebbe piacere andarmene, lo sai, mi piacerebbe andarmene con te, ti seguirei ovunque e ti prometto di restarti accanto tutta la vita, ma non voglio che tu sacrifichi la tua ragazza per me. Risponde con tristezza.

Lei mi piace, ha tutto quello che ho sempre cercato in una donna. Le accarezzo la guancia e lei in risposta mi abbraccia e mi bacia sulla bocca.

Il suo sapore è buono, pulito, intenso come il suo stesso bacio che ricambio senza indugiare, spremendo le meningi per trovare un modo per portare entrambe fuori di qui domani e poi sarei ancora più incasinato non sapendo che cosa raccontare ad Elena. Ma questo è un problema che gestirò una volta uscito da qui.

- Dammi dieci minuti, giusto il tempo di portare le ragazze dai loro rispettivi padroni e poi ci vediamo nella hall. Sussurra ed io non ho dimenticato che vuole un passaggio per ritirare le lenzuola in paese.

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