Capitolo 6

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Elena.

Per un attimo i nostri sguardi si incontrano e immediatamente ho l'impressione che qualcosa in me non gli piaccia, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato.

Ho subito distolto lo sguardo ovviamente arrossendo.

Gli sono grata per avermi comprato delle scarpe nuove anche se non deve spendere tutti quei soldi per me, però ho preferito non contraddirlo troppo, con lui si è sempre appesi ad un filo.

A dire il vero gli sono grata anche per avermi detto che gli piacerebbe se mettessi lo smalto rosso sulle unghie dei piedi invece di ordinarmelo, lo ritengo un passo avanti significativo, ha dimostrato empatia nei miei confronti. Sempre se entro sera non me ne farà fare tre indietro. Penso.

Poi quel massaggio sensuale inginocchiato davanti ai miei piedi mi ha totalmente destabilizzata, a tal punto che ho dovuto saltellare per far sparire il piacere proibito che si è irradiato tra le mie cosce. Piacere che sento crescere dentro di me, a tal punto che mi viene da chiedermi se saprei farne senza quando lui non ci sarà più.

Mi alzo, prendo la borsa e lo guardo in attesa di ordini.

- Adesso cosa dobbiamo fare? Sussurro preoccupata perché mi sembra serio,  pensieroso. Lui scrolla le spalle e sorride con le labbra chiuse ed io sospiro senza che se ne accorga, probabilmente non ero io nei suoi pensieri.

- Adesso semplicemente andiamo a mangiare. Afferma incamminandosi con me al suo fianco verso l'uscita del supermercato.

Una volta fuori osservo il cielo, le temperature di giorno sono sempre più gradevoli e oggi c'è pure il sole, si potrebbe anche passeggiare sulla battigia e farsi bagnare dal mare, senza per questo sentire freddo.

Carico la borsa dietro assieme al sacchetto con le mie scarpe col tacco, pensando a quello che avrà da dire mia mamma quando mi vedrà tornare con un nuovo regalo.

Salgo e infilo la cintura aspettando che parta senza mettere il mio piede sulla sua gamba, non perché non voglia farlo ma, perché sono curiosa di sapere in quale centro andremo a mangiare un sandwich, giusto per capire se ci saranno tanti o pochi chilometri.

- Dove andiamo a mangiare? Chiedo guardandolo, mettendo una ciocca di capelli dietro all'orecchio sinistro, mentre esce dal parcheggio ma, lui non mi risponde continuando a guardare la strada.

Capisco all'istante, prima devo donargli il mio piede e poi posso fargli tutte le domande che voglio.

Sfilo il piede dalla scarpa e lo infilo sulla sua gamba ma, non lo tocca, aver tergiversato qualche minuto lo ha fatto irritare.

- Ti spiace se ho messo il mio piede sulla tua gamba? Chiedo sporgendomi verso di lui.

- No. Solo che devi imparare a farlo subito. Devi imparare che se obbedirai alle mie richieste avrai regali e coccole altrimenti soltanto punizioni. Mormora ancora senza guardarmi.

Sono delusa dal suo atteggiamento ma, cosa mi posso aspetto da Paolo se non questo. Ha messo le cose in chiaro fin da subito, io sono la bambola e non ho altra scelta. Devo rimediare al mio errore anche se sono consapevole di non essere dalla parte del torto.

- Comunque volevo ringraziarti per oggi, per non avermi ordinato ma, soltanto chiesto di assecondare una tua richiesta. La risposta è si, domani mi farò trovare con lo smalto rosso sulle dita dei piedi. Affermo, avendolo già deciso nello stesso momento nel quale me l'ha chiesto.

Lui sorride, si volta e mi mangia letteralmente con il suo sguardo penetrante.

Mette la sua mano sul piede e capisco che non è più irritato ed io tiro un sospiro di sollievo. Sono letteralmente nelle sue mani, se saprò essere obbediente non avrò nulla da temere, sempre se sarò in grado di sostenere le sue richieste.

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