Capitolo 29

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Spegne la luce, mi lascia al buio e chiude la porta. Questo posto non mi piace, questo posto è troppo da sopportare. Anch'io ho un orgoglio ma qui viene solamente calpestato. Non ho diritti! Non posso esprimere pensieri e desideri! Non vedo l'ora sia domani pomeriggio per andarmene e dimenticare questa pessima esperienza!!!

Penso con ancora la costina di maiale inserita nella mia fessura.

Mi dà fastidio, mi ha dato fastidio per tutta la strada e se non avessi le mani legate la sfilerei subito.

Ma io non sono mai da sola e quando lo sono non sono in grado di poter fare niente, non posso toccarmi e la padrona lo fa di proposito. Possibile che si sia accorta dell'osso che Paolo mi ha inserito?

Dopo un quarto d'ora inizio a boccheggiare, ho caldo, ho tanto caldo e la mia vagina mi prude non sopporta più quella intrusione per nulla desiderata e mi dimeno cercando di liberarmi le mani.

Stringo le cosce e le strofino l'una sull'altra cercando di far uscire quel maledetto osso, chiudendo pure gli occhi per concentrarmi anche se sto al buio.

Boccheggio mi prude in modo insopportabile, incrocio le braccia e mi metto a quattro zampe fino a portare la mia vagina contro la testiera del letto ma non riesco ad arrivare alle dita e mi maledico iniziando a piangere.

- Paolo? Sussurro.
- Paolo vieni ti prego! Chiamo con le lacrime agli occhi.

Ma dove diavolo è finito?

- Paolo mi prude la figa. Dico di nuovo sussurrando, non voglio che mi sentano oltre alla porta.

- Mi fa male e pulsa, ti sta chiamando, mi sto bagnando. Sono fradicia per colpa tua e mi cola il nettare sulle cosce. Sono indegna e non resisto ti prego. Dico tornando in ginocchio senza coprirmi perché ho davvero caldo.

- Cazzo! Hanno alzato la temperatura di questa cazzo di stanza è un forno ed io sto impazzendo!

- Paolo! La mia figa ti vuole. Piagnucolo. Dove cazzo sei?

- Padrone la tua schiava sta reclamando il tuo cazzo! Sono le una e mezza dove cazzo sei? Grido piangendo. Non curandomi se fuori dalla porta mi possano sentire.

E se mi avessero sentito?

- E chi cazzo se ne frega! Non me ne frega un cazzo! Voglio qui il mio padrone! Grido strattonando i cinturini per liberarmi le mani, senza riuscirci, perché ho bisogno di togliermi quell'osso che mi sta facendo gocciolare miele sul letto.

Mi guardo tra le gambe, sono indecente, sembro una ninfomane in crisi perché non fa sesso, apro le gambe e mi struscio sul lenzuolo imbrattandolo tutto per trovare appagamento, ma io non ci riesco, ho bisogno di un cazzo duro.

Guardo l'ora mancano un quarto alle due e Paolo non è ancora rientrato e la mia voglia non si placa. Sono ancora in ginocchio ancora gocciolante e sconcia, sconcia da far vergogna ad una troia mangia cazzi.

A quel pensiero scoppio in una risata isterica mettendomi in ginocchio, mentre la figa mi prude in modo esasperante, peggio di avere la candida.

- Paolo scopami.

- Padrone scopami, vieni a scoparti la tua lurida schiava. Sussurro guardandomi ancora le parti intime che annegano le mie cosce di fluidi, guardando poi verso la porta, speranzosa di vederlo tornare.

La porta si apre come fosse un miracolo e Paolo accende la luce chiudendo la porta alle sue spalle e si avvicina sorridendo, sedendosi sul bordo del letto, con una strana luce negli occhi e ancora quella fragranza che fiuto infilandosi prepotentemente nel mio naso.

- Dove cazzo sei stato? Lo minaccio con uno sguardo colmo di collera mentre lui sembra beato.

- Attenta a come parli schiava.

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