Capitolo 49

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- Ho chiuso a chiave amore. Le dico con un ghigno sul volto facendole vedere la corda.

Torno in cucina e apro il primo cassetto, trovando una forbici e con quella taglio la corda in quattro pezzi, lunghi mezzo metro e uno più lungo di almeno due metri, sotto al suo sguardo attento e terrorizzato.

E poi sposto le sedie da sotto al tavolo, liberandolo da quell'inutile ingombro, posandole contro il muro.

- Amore vorrei che ti sdraiassi sul tavolino, vorrei che collaborassi, se non lo farai con le buone dovrò usare la forza.

- Mmm.

Lei scuote la testa ma poi si rassegna abbassandola e spontaneamente si avvicina a me e al tavolino, perché sa, perché ha capito, che non può scappare e assecondarmi, magari mi distogliera dai miei intenti ma, non sarà così.

L'aiuto a sdraiarsi di pancia fino a posare le tette sul bordo del tavolino. Le allargo le gambe legandele le caviglie alle gambe fini di ferro della tavola, come se fosse una rana.

E poi le alzo il vestito giallo che indossa da una settimana, portandolo fino a scoprirle il culo mentre lei si lamenta.

Sbuffo quando mi devo inginocchiare per legarla al tavolo, perché non si faccia del male cercando di scappare o solamente per muoversi, con il pezzo più lungo della corda, facendola passare sulla parte bassa della schiena, stringendola quanto basta, non troppo.

Ed infine le libero le mani dalla costrizione delle manette, soltanto per legarle i polsi alle gambe davanti della tavola, bloccandola su di essa definitivamente.

E poi la giro in modo che il suo volto guardi il muro e il divanetto a due posti. Prendo una sedia, la giro al contrario e mi siedo davanti a lei con le gambe aperte e con le braccia sullo schienale.

- Adesso ti spiego quello che accadrà, io ti farò delle domande e tu mi risponderai con tutta sincerità. Ma non voglio risposte da te, ma dal tuo sesso, lui risponderà per te e così capirò se sei sincera o meno.

- Mmm mmm m mamm.

- Non ho capito amore. Rispondo sorridendole, mentre lei abbassa la testa che sta fuori dal tavolo lasciandola penzolare.

- Comunque la mia prima domanda è, mi ami ancora?

Lei alza la testa e per due volte annuisce guardandomi con gli occhi lucidi.

- Lo dici per farmi contento?

- Mm. Risponde scuotendola ed io di nuovo sorrido.

- Anche se ti ho legata sul tavolo mi ami ancora? Lei di nuovo annuisce guardandomi con i suoi occhioni belli.

- Anch'io ti amo e mi costa parecchio quello che sto per farti. Se Chiara fosse qui le leccheresti i piedi?

Lei china la testa guardando il pavimento e poi la rialza dopo qualche secondo annuendo. Sospiro ma la ringrazio perché è sincera.

- E leccheresti anche quelli di mia sorella? Lo faresti davvero? Lei di nuovo annuisce dopo qualche secondo sconfortata.

- E i miei li leccheresti? E subito scuote la testa guardandomi con paura.

- I miei piedi ti fanno schifo? La sento sospirare e infine mi guarda ed annuisce.

- Cioè, spiegami, preferiresti leccare quelli di mia sorella che nemmeno conosci dopo una giornata di lavoro, piuttosto che i miei dopo essere uscito dalla doccia? Lei sospira e di nuovo annuisce, tornando con la testa china.

- E tutto ciò ti eccita. E anche prima eri eccitata. Parole tue, quindi dobbiamo trovare una soluzione... Se adesso ti sculaccerei non otterrei nessun risultato.

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