Capitolo 26

455 3 17
                                    

Quindi da questo momento dovete obbedire anche a me, chiamandomi padrona. Esclama sorridente la signora vestita di verde mentre mi si drizzano i peli sulla nuca.

- Sabrina? ... Dai un numero ad ognuna di queste ragazze. Sabrina la ragazza dai capelli neri si muove soavemente a testa alta tenendo una teca in mano e partendo dalla mia destra la osservo mentre si piega sulle ginocchia appoggiando la teca sul pavimento davanti ad ragazza con i capelli, corti e neri, e dal naso appuntito.

Prende una targhetta rotonda e nera e la attacca all'anello che lei porta sul collare. Sei la numero sette, ripeti per favore. Sette dice lei in evidente imbarazzo.

Guardo la ragazza dopo, una bionda sui venticinque anni con i capelli mossi. Tu sei la numero due, ripeti per favore. Due risponde.

Guardo Alice e Camilla soffermandomi sulla seconda, alta un metro e settantacinque circa e molto attraente. Molto più alta di me che arrivo ad appena un metro e sessantadue. Paolo starebbe meglio con una come lei, invece si accontenta di me e non so nemmeno  perché.

I miei pensieri si interrompono quando Sabrina si abbassa davanti a me. Mi sorride prende una targhetta. Tu sei la numero tre. Ripeti. Tre rispondo, mentre la appende al mio collare e poi prosegue fino all'ultima che le tocca il quattro. Si alza sorride e torna al suo posto accanto alle altre.

- Molto bene adesso ognuna di voi ha un numero, non avrete altro nome che non quel numero. Domani mattina le mie hostess vi verranno a prendere verso le nove e un quarto per iniziare il vostro addestramento. Adesso vi libero dato che si è fatto tardi, ma ognuna di voi domani verrà punita con cinque scudisciate per aver detto il numero che vi è stato assegnato. Potevate indicarlo con le dita. Secondo, adesso verrete accompagnate nelle vostre camere da una delle mie hostess e lì consegnerete tutte la biancheria che vi siete portate appresso, tutte le calze e le scarpe. Tra voi e il vostro padrone non deve esserci nessun impedimento. Possono alzarsi e andare là numero uno, due e tre.
Batte le mani e sono felice di alzarmi e di essere la numero tre in modo che me ne vado per prima.

Infilo i piedi nelle ciabatte e prendo la mano di Paolo mentre Camilla ci viene incontro affogando negli occhi del mio ragazzo.

- È un piacere accompagnarvi nella vostra camera. Sussurra suadente guardando solamente lui, ignorandomi.

- È un piacere che sia tu ad accompagnarci. Risponde Paolo che ha tutta l'intenzione di rendermi gelosa.

- Lei mi lusinga e lo prendo come un complimento. Mi segua.

Adesso parla pure al singolare.

Seguiamo la ragazza fino davanti alla porta della nostra stanza, prende il badge e apre la porta entrando prima lei.

Sul letto vedo un contenitore rettangolare trasparente con dentro le mie ballerine quando Camilla rivolgendosi a Paolo gli chiede quale delle due sia la mia borsa.

- Quella verde. - Ho il permesso di prelevare quello che la padrona ha richiesto? - Certo.

Io rimango infastidita da tanta maleducazione, sono sempre una schiava è vero ma anch'io ho i miei diritti, faccio per avvicinarmi a lei che cammina verso la mia borsa, quando Paolo mi blocca tenendomi per un polso.

- Elena non comportarti da stupida o ti giuro che stasera le prendi.

- Ma lei sta frugando nella mia borsa. Mi lamento.

- È stata autorizzata e che tu lo voglia o no dobbiamo rispettare le regole che ci sono state imposte.

La guardo mentre appoggia la mia borsa sul letto ed aprire la cerniera e infine prendersi le mie scarpe col tacco e metterle dentro al contenitore. I miei mocassini e il mio perizoma rosso e quello bianco ancora unto dei miei umori e per fortuna non ha visto quello blu che Paolo si è infilato nella tasca interna della giacca.

IL SOGNO DI UNA BAMBOLA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora