Capitolo 42

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Dopo quasi cinque ore di strada finalmente arriviamo all'hotel dove dorme il mio padrone, il mio fidanzato, il mio tutto, unica ragione di vita e indossata una sua maglietta bianca scendo dall'auto vestita soltanto di quella e del collare della padrona e con il guinzaglio ancora al collo che lui tiene nella sua mano destra.

Lo seguo tirandomi appresso il suo trolley come se fossi la sua schiava e fattorina, ma sono felice di questo onore che mi concede che non scambierei con nessun'altra donna.

Entrati nella hall io muoio d'imbarazzo presentandomi in quelle condizioni, ma a Paolo non sembra importare perché mi sorride con un ghigno compiaciuto, tanto da fermarsi a parlare con l'uomo di colore che sta dietro al bancone.

Gli ordina di servirci la cena in camera e chiede scusa per il mio abbigliamento inappropriato, promettendo che non accadrà mai più che io entri vestita con solamente una maglietta bianca, la prossima volta non avrò nemmeno quella ed io sprofondo per l'imbarazzo, perché ci sono anche altre persone che sentono e vedono tutto.

Vedono me nuda ma quel che è peggio è che vedono lui tenermi per il guinzaglio mentre io tengo il suo trolley.

- Schiava preferisci camminare eretta o vuoi metterti a quattro zampe? Chiede divertito mentre io cerco di abbassare la sua maglietta il più possibile perché non si veda niente, incrociando per un istante lo sguardo di un signore che mi guarda con stupore.

- Eretta padrone, vorrei camminare eretta. Sussurro tenendo abbassata la sua maglietta tenendola dal davanti a testa bassa ma eccitata da morire.

Lui schiocca la lingua sul palato e saluta l'uomo con un gesto del capo trascinandomi dietro di sé, come se fossi la sua schiava, anzi mi correggo, essendo la sua schiava ed essendone anche fiera.

Lo seguo fino ad arrivare in camera ed una volta dentro mi lascio scappare un sospiro compiaciuto non credendo a quanto mi abbia fatto fare, però con enorme soddisfazione. Sentendo dentro di me una gioia che mi porta ad essere felice perché sto con l'uomo che amo.

Ma il mio uomo ha in serbo per me qualcosa che mi scombussola tutta, solo che non me lo vuole dire finché non avrò riposto tutte le sue cose nell'armadio.

Ovviamente sfilo anche la maglietta che mi ha prestato pensando che non possiedo più nulla, nemmeno un paio di mutande per coprirmi o uno stupido spazzolino da denti.

La prima volta che sono entrata qui mi ha obbligato a mettere tutti i miei vestiti nel cassettone della cassettiera penso mentre ripongo le sue camicie nell'armadio.

Adesso non ho più niente se non lui o viceversa e ciò mi fa eccitare come non mai.

Ripongo le sue cravatte sull'appendino e le sue calze e i suoi boxer non usati nel cassetto del comodino il tutto in assoluto silenzio, mentre lui sta sdraiato comodamente sul letto guardandomi compiaciuto.

Porto le cose da lavare in bagno e come finisco riponendo anche il trolley mi inginocchio al suo fianco tra il comodino e la finestra della camera anche se vorrei saltargli addosso e fare l'amore fino a che non arrivi l'alba, anche se deve ancora tramontare il sole di questa giornata assurda, che quasi mi vedeva diventare definitivamente una prostituta e se non lo sono divenuta è solamente perché lui ha usati il suo carattere rimettendomi al mio posto, cioè tra i suoi piedi.

- Schiava toglimi le scarpe e le calze.

Io obbedisco senza sorridere ma dentro di me esplodo di gioia senza darlo a vedere e lui lo sa.

Tolgo le sue scarpe e le ripongo nell'armadio mentre le calze le porto in bagno con tutto il resto, tornando poi in ginocchio accanto a lui.

Paolo si siede mettendosi davanti a me ed io spero che non mi chieda di leccargli i piedi, quando lui prende fiato e mi guarda attentamente.

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