Elena
Esco da quella stanza delle torture e giro l'angolo diretta nella hall frastornata.
Mi soffermo un secondo appoggiando la schiena al muro e sospirante mi chiedo come posso essermi trasformata in questo modo.
Mi sento strana, ho voglia di rivedere la padrona mettendo Paolo in secondo piano e questo è sbagliato.
Ho voglia di umiliarmi baciando i piedi a quelle ragazze per compiacerla ed avere quindi le sue attenzioni.
Credo che mi abbia plagiata facendo uscire il lato perverso che ho sempre evitato di considerare, tenendolo custodito nel cassetto più profondo del mio cervello e bramo ancora di più, di potere assaporare il suo veleno come se ne fossi oramai dipendente, pensando anche di chiederle il permesso per averne dell'altro, riuscendo già a sentirne il gusto in bocca.
Sospiro, sono già bagnata, ancora bagnata e all'idea di mostrarle la mia devozione mi eccita oltre ogni umana comprensione e senza volerlo mi accarezzo sopra alla piega della gonna blu, toccandomi la mia parte più intima e sensibile.
Sospiro di nuovo e mi incammino, passo dopo passo, silenziosa fino a sentire le voci provenire dalla hall. Svolto l'angolo con sicurezza e la vedo seduta di fronte a tre coppie, le stesse che ho incontrato nel corridoio a mezzogiorno.
Lei sentendo i miei passi si volta e mi sorride compiaciuta e io la spiazzo, credo, donandole la mia sottomissione, abbassando la testa e mettendo le mani dietro alla schiena.
- Mi perdoni padrona se l'ho fatta aspettare.
Lei sempre affabile mi risponde con dolcezza ed un sorriso compiaciuto vedendo quanto mi abbia piegato rendendomi docile e obbediente come piace a lei, serva di ogni suo pensiero.
- Non è un problema mia cara Elena. Stai benissimo così vestita. Apostrafa ed io arrossisco mettendo un piede davanti all'altro, fasciato dal mocassino nero che tutte indossiamo, fermandomi davanti a lei.
- Grazie padrona... le chiedo il permesso di scusarmi con le sottomesse qui presenti per la scena patetica che ho messo in piedi a mezzogiorno.
Lei con un gesto del capo mi invita a farlo, dandomi il suo benestare, guardo le ragazze una ad una e mi inginocchio davanti a loro, posando le ginocchia fasciate dal collant nero e coprente sul pavimento bianco, abbassando il capo come gesto di sottomissione.
- Se... mi permettete... vorrei baciarvi i piedi, per dimostrarvi che ho esagerato e scusarmi per il mio atteggiamento poco serio e imbarazzante. Affermo sentendo una contrazione dei miei muscoli vaginali che si chiudono alla ricerca di attenzioni che non riesco ad assopire, trovando in quella nuova umiliante situazione un piacere nuovo, che mi porta dritta dove desidera la padrona, sempre più ai suoi piedi.
Le tre sorridono, ridacchiano, si guardano e annuiscono dandomi il loro permesso placido, godendosi la scena comodamente sedute sulle poltroncine.
A carponi mi avvicino alla prima che tiene le gambe accavallate e che mi guarda con attenzione diventata seria tutto d'un tratto.
Con entrambe le mani, una sulla punta e una sul tacco le sfilo la scarpa, lentamente la poso per terra diritta e accarezzandole il tallone e le dita le chiedo scusa guardandola negli occhi e posando le mie labbra sul dorso del suo piede, schiocco sonoramente un bacio, in modo che sia udibile all'orecchio della padrona.
Ma non mi sento appagata e alzando di nuovo lo sguardo verso gli occhi della ragazza che ho di fronte, mi umilio ulteriormente, per compiacere la padrona che mi sta guardando alle mie spalle.
- Le basta un mio bacio o desidera qualcosa in più per poter avere il suo perdono?
La ragazza guarda le altre due e la mora con i capelli a cespuglio le dice di farmelo leccare.
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IL SOGNO DI UNA BAMBOLA
Chick-LitElena diciannove anni insegue un desiderio, vuole seguire le orme del padre scomparso di recente. Diventare agente di commercio, girare tutto il paese e conoscere persone nuove. Paolo è il suo tutor colui che ha l'incarico di insegnarle il lavoro...