Capitolo 12

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Mi sdraio accanto a lei mettendole una mano in mezzo alle gambe coprendo tutta la sua fessura e un braccio dietro al collo per tenerla abbracciata a me, prendendole tra i denti un capezzolo, senza farle provare eccessivamente dolore. Geme poggiando le sue mani sulla mia schiena.

- Paolo... Paolo, puoi fare piano è la mia prima volta, io... sono ancora vergine. Sussurra con occhi lucidi, mandando in frantumi la mia voglia di sfondarla e per uno strano motivo tentenno. Non posso rubarle la verginità non stasera.

- Sei ancora vergine? Chiedo sperando di non aver capito bene. Portando i miei occhi indagatori sui suoi.

- Si... è un problema? Risponde passando da un mio occhio all'altro, in evidente imbarazzo. Le sorrido per rassicurarla dato che capisco il suo disagio. No. Rispondo baciandole le labbra.

Devo cambiare programma, non voglio che perda la sua verginità stasera avendola costretta a seguirmi in questa stanza con un inganno. Voglio che sia lei ad offrirsi quando si sentirà pronta.

Le bacio il collo, il suo petto sale e scende nervosamente quando le prendo il capezzolo sinistro tra pollice ed indice strizzandolo e premendolo con forza, mentre con l'altra mano le apro le labbra stuzzicandole il clitoride con il pollice.

Scendo, le bacio la pancia infilandole la lingua nell'ombelico e lei sussulta mentre continuo a stuzzicarle le parti intime piene del suo nettare che mi hanno ricoperto due dita.

Ottimo penso posizionando la testa tra le sue gambe aprendole di nuovo le labbra con le dita, scoprendole di nuovo il clitoride rosso e gonfio, oramai pronto e sensibile.

Lo prendo tra le labbra e succhio passandoci la lingua sopra strofinandola con forza, percependo il gusto afrodisiaco che spazia tra l'avogado e il mango che lei sta producendo copiosamente per me.

Ha degli spasmi, sento le contrazioni e la voglia di stringere i suoi muscoli vaginali, mentre le sue terminazioni nervose partendo dal suo utero mandano segnali al cervello, tornando poi indietro di nuovo nella sua vagina rendendola fradicia dei suoi stessi umori, accompagnandola sempre più verso l'orgasmo che oramai desidera.

Voglio accontentarla, voglio che il suo corpo impari quanto si sta bene tra le mie braccia fino a renderlo dipendente dalle mie attenzioni.

Elena infila le mani tra i miei capelli, inarca la schiena portando indietro la testa lasciando che i suoi gemiti riempiano la stanza e le mie orecchie che godono ugualmente assieme a lei.

Con un forte brivido raggiunge l'orgasmo tremando tutta, mentre le dono un ultima succhiata sul clitoride portandolo quasi a toccare i miei denti, oramai ipersensibile e a pezzi.

Non voglio lasciarla con un unico orgasmo stasera, gliene voglio dare altri e tornando con il viso davanti al suo, inizio a tormentarla nuovamente infilando due dita dentro al suo canale.

Lei mi lecca la bocca prima di baciarmi assaporando il suo stesso gusto stringendomi il viso tra le mani, mentre con la mano libera la stringo a me passando sotto la schiena. Facendo combaciare la sua schiena al mio petto.

Continuo a tormentarle l'utero per diversi minuti, più di quanto pensassi, finché di nuovo non la sento gemere tendendo le sue gambe oltre il letto, tendendosi tutta, esplodendo con un nuovo e lungo gemito che mi scalda il cuore.

Posa la sua mano sulla mia e mi chiede di smetterla, non c'è la fa più è arrivata al limite. L'accontento ritrovandomi il palmo carico di tutto il suo nettare che le spalmo sul seno, senza sentirla obiettare data la sua stanchezza.

Si gira sul fianco e si assopisce posando i suoi capelli scompigliati sul mio cuscino.

È bellissima in questa posizione. Mi alzo e la guardo, ossevando le piante dei suoi piedi immacolati e le sue cosce di un bel rosa pallido.

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