Capitolo 38

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Paolo

Quando mi sveglio è già buio.

Mi alzo, accendo la abat jour e guardo Camilla ancora addormentata ed è bellissima sdraiata di pancia con una gamba fuori dal letto e con il dorso del piede appoggiato sul pavimento.

Sebbene sia venuto tre volte e lei quattro c'è l'ho ancora maledettamente duro, quel veleno che ci ha somministrato è veramente potente e ti porta a fare sesso fino allo sfinimento.

Ho ancora voglia di scoparla e sentire i suoi gemiti e mugugni o di vedere le sue smorfie di dolore sul viso, quando non riusciva più a sopportare le mie spinte troppo forti.

Lei mi ha ingannato, ma non le porto rancore ma, compassione, non è semplice accettare di essere una escort per compiacere il portafogli di quella donna, mentre a lei dà soltanto cento euro al mese.

Le guardo il piede appoggiato sul pavimento e non resisto, ho bisogno di leccarlo, ho bisogno di abbandonarmi e di sottomettermi al mio desiderio feticista.

Ancora nudo mi inginocchio davanti al suo piede, lo annuso e con delicatezza senza toccarlo portando il mio volto quasi sul pavimento socchiudo la bocca e lo bacio.

Adoro i piedi, adoro quelli di Chiara, quelli di Elena e infine questi in ordine di bellezza anche se non erano male anche quelli di quella ragazza alla quale ho dato duecento euro per leccarli.

Adesso leccherò quello di Camilla finché non verrò da solo, riversando il mio seme sul pavimento.

Apro la bocca e partendo dalle dita lecco tutta la sua pianta fino ad arrivare al tallone, provando un eccitamento che mi fa godere come poche volte ho sperimentato, se non prima, venendole anche dentro, anche se non voleva, senza precauzioni, perché tanto lo so che prende per forza un contraccettivo.

Lei non si muove, lecco di nuovo, vorrei si svegliasse e mi chiedesse lei di leccargli i piedi.

La immagino vestita, seria e con occhi furbi e attenti, seduta con le gambe coperte dai leggins e immagino me nudo inginocchiato, mentre mi ordina di leccarle i piedi.

Lecco di nuovo assaporando il gusto salato che la sua pianta emana guardandole le lunghe gambe e l'incavo del suo sedere percependo il suo profumo mescolato al mio fare un tutt'uno sulla mia pelle.

Lei ha un brivido e me ne rallegro ma non si sposta e così le lecco di nuovo il piede lasciando una scia di saliva sulla sua pianta.

Mi piace questa donna penso ma, non abbandonerò Elena al suo destino, tornando a stuzzicarle il piede desideroso di svegliarla per cavalcarla ancora, abbandonando l'idea di masturbarmi ai suoi piedi. Un altro orgasmo me lo deve.

La porta della stanza si apre improvvisamente, cogliendomi impreparato. La luce si accende e mi abbaglia e dopo qualche secondo dietro di me scorgo la figura della padrona di questo bordello, che mi paralizza impedendomi di alzarmi, perché dietro di lei si staglia la figura del pugile che mi guarda con la stessa intensità della donna.

- Rimanga dov'è e mi ascolti attentamente. Voglio che si vesta e se ne vada subito.

Sorrido per la rabbia che mi assale ma, che devo sopprimere perché non avrei nemmeno il tempo di alzarmi che subito tornerei per terra a causa del bestione che ha dietro alle spalle.

- È fuori discussione, io non me ne andrò senza Elena.

Lei sbuffa senza staccare il contatto visivo.

- Elena è mia, ha firmato il contratto, può andare e denunciare a chi vuole che non sia corretto ma, lei ugualmente resterà mia e se non lo sarà pagherà un prezzo che le rovinerà la vita per sempre. Se ne vada adesso.

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