Capitolo 31

541 2 13
                                    

Elena

Le uniche parole che risuonano nella mia testa sono perversione ed obbedienza.

Quando la porta si apre, vedo entrare un ragazzo sui trenta tutto palestrato, biondo e virile in costume ed infradito.

Lascio le gambe della mia padrona e mi volto mettendo in mostra i miei tatuaggi e le mie tette non ché parti intime depilate al nuovo arrivato.

Non provo nessun tipo di vergogna e il suo sorriso sadico non mi scalfisce in alcun modo.

E non provo nemmeno vergogna quando la donna che sta al mio fianco, che chiamo padrona, prende il guinzaglio facendomi diventare ancora più cagna di quello che già sono.

- Perché mi cercava signora?

- Perché questa lurida cagna deve dimostrare tutta la sua obbedienza alla sottoscritta. Vuole farti un pompino per aggraziarsi le mie attenzioni, il tutto sotto ai miei occhi.

- Io sono fidanzato signora.

- Questo è forse un problema per te?

- No però vorrei rimanesse dentro a queste quattro mura.

- Non preoccuparti nessuno verrà mai a sapere niente e non preoccuparti nemmeno di fartelo diventare duro, ci penserà a tutto lei.

- Non voglio sapere da dove viene e non voglio sapere niente, meno so e meno problemi avrò.

- Te l'ho già detto non ci saranno complicazioni future, tra un quarto d'ora tornerai al tuo lavoro.
Da brava cagna di a questo signore come ti chiami e quanti anni hai?

- Mi chiamo Elena e ho diciannove anni padrona.

- Brava adesso fagli il servizietto e dimostrami la tua totale obbedienza.

Io avanzo verso il ragazzo che sorride con le mani sui fianchi e con le mie ferme e sicure gli abbasso il costume, scoprendo il suo membro molle e poco disponibile.

Non c'è nessun sentimento a spingermi, nessun ricatto, soltanto la promessa della mia padrona che ha promesso di appagarmi e donarmi un altro bicchierino di vodka e sono le uniche cose che desidero.

Gli accarezzo il pisello con le dita giocandoci senza patemi con il mio volto a pochi centimetri.

Lo accarezzo e lo adoro lentamente, senza avere fretta, come se le mie mani non avessero mai tenuto tra loro un bene più prezioso, finché non diventa vellutato al tatto e duro come una roccia.

E solo quando diventa duro vi appoggio sopra le mie labbra, baciando la sua cappella con un sonoro schiocco di apprezzamento.

Lo strofino sulle mie guance tenendolo stretto con le mani e poi lo appoggio sul mio mento prima di donargli un altro bacio.

Bacio ogni centimetro della sua pelle vellutata fino ad arrivare alle palle, che lecco con avidità reggendone una alla volta sulla mia lingua impregnata di saliva, facendogli sfuggire un gemito di piacere e osservando una contrazione sul suo pene.

Lascio le sue palle e con una scia arrivo fino al glande, spalanco la mia bocca e prendo in bocca la cappella tenendola stretta e succhiandola con impegno e devozione.

E solo a quel punto inizio a spingere la mia bocca sempre più in profondità per averne sempre di più, mentre lui geme e si contrae dal piacere che gli sto regalando.

Lo masturbo delicatamente con le dita, non ho fretta di farlo venire, non mi dà fastidio tenerlo in bocca e intanto succhio ma, lui è arrivato al culmine e viene nella mia bocca con piccole spinte riversando il suo piacere sulla mia lingua.

IL SOGNO DI UNA BAMBOLA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora