Elena
A quelle sue parole un brivido mi attraversa dalla testa ai piedi e abbasso il capo. Quello era ciò che volevo, quello che ho sempre sperato ma sentirselo dire in faccia mi sconvolge.
Anch'io lo amavo ma il mio era un'amore malato. Io non volevo più il suo amore io volevo che lui mi rivendicasse come sua.
Invece avevamo seguito percorsi inversi, io mi ero lasciata trasportare dal desiderio di essere comandata a bacchetta per far uscire il mio lato masochista che sentivo sempre più esplodere dentro di me e che gridava di essere liberato. Lui invece si era lasciato fuorviare soffrendo perché mi aveva persa, finendo per innamorarsi e quindi non desiderava più seguirmi nel mio percorso interiore alla ricerca di me stessa. Ma cullarmi tra le sue braccia e donarmi se stesso, quindi tra di noi le cose non sarebbero più state le stesse.
Ma proprio in quel momento sento un rumore di passi, un ciabattare familiare, il ciabattare di Chiara che sale le scale, mentre io sono scalza, sono perennemente scalza perché è l'unica cosa che mi ha obbligato a fare.
E come ci vede non aspetta nemmeno un secondo a farsi sentire.
- Mi sono persa qualcosa?
- No. Risponde Paolo.
- Si... Rispondo invece io. Vorrei seguirvi quando andrete a vivere nella casa nuova per servirvi.
- Purtroppo non è possibile Elena il tuo posto è qui.
- Perché?
- Perché saresti una distrazione per Paolo, lui ha bisogno di allontanarsi da te, comunque ti verremo a trovare spesso.
- Allora tornerò da mia mamma.
- No rimarrai qui a servire la sua famiglia. Paolo si mette tra noi due e scuote la testa.
- Non voglio che Elena rimanga qui a fare da sguattera.
- È ciò di cui ha bisogno e ho sbagliato ad assecondarti e stasera metteremo tutto in chiaro sia con tua mamma che con tua sorella è ora che anche loro sappiano.
Paolo sbuffa e la guarda minaccioso.
- Lascia fuori loro due da tutto questo. Lei sorride in risposta, guardando me.
- Io desidero non allontanarmi troppo da Elena perché per Elena sono importante come lo sei tu e quindi è giusto che lei rimanga qui quando noi andremo via e quando arriverà quel giorno lei apprezzerà perché ho deciso così. Poi compie un gesto che mi destabilizza e mi corrompe fino ad arrivare alle viscere e dentro di me non posso fare nulla per impedirlo, perché lei schiocca le dita ed io trasalisco e i miei muscoli vaginali si chiudono all'istante come se tutto il mio sangue defluisca nelle mia parti intime.
Mi inginocchio davanti a lei, perché la riconosco come un autorità, come colei che può fare tutto di me e il pensiero di essere stata ignorata per tre giorni interi non fa altro che enfatizzare questo momento e sotto allo sguardo attento di Paolo le tolgo le infradito e senza aspettare le bacio il dorso dei piedi che rimangono appoggiati sul pavimento.
- Hai visto di cosa ha bisogno Elena? Tu l'hai tediata in questi ultimi giorni mentre con me si diverte. Con me esce ciò che la fa stare bene, quindi rimarrà qui con tua madre a farle compagnia. Tua sorella che lavora in pasticceria tutto il giorno ha bisogno di una persona che la sera la accolga come una principessa ed Elena sarà felicissima di farlo, ma per farlo loro devono sapere come accendere il suo interruttore.
Io non perdo nemmeno una parola di quello che dice, mentre inizio ad adorarle il dorso dei piedi sentendomi finalmente di nuovo accettata. Lecco con una quantità assurda di saliva che non riesco a smettere di produrre come il nettare che cresce dentro di me e che mi porta a sentirmi a mio agio, finché lei non alza il piede allontanando il mio viso spingendomi indietro in cattivo modo e io ho un attimo di smarrimento perché pensavo che le piacesse.
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IL SOGNO DI UNA BAMBOLA
ChickLitElena diciannove anni insegue un desiderio, vuole seguire le orme del padre scomparso di recente. Diventare agente di commercio, girare tutto il paese e conoscere persone nuove. Paolo è il suo tutor colui che ha l'incarico di insegnarle il lavoro...