Capitolo 14

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Paolo

Non riesco a credere a quello che sono riuscito a farle fare all'autogrill.
È entrata scalza come se fosse una cosa normale, camminando tra la gente con disinvoltura anche se qualche commento negativo l'ho sentito, ignorandolo per non mettere altra pressione su Elena che ne aveva già troppa.

Non sono pentito proprio per niente, prima imparerà le mie regole e prima potra trovare appagamento sottomettendosi.

Del resto è la prima cosa che mi è piaciuta di lei essendo una sottomessa nata.

Adesso è mogia seduta accanto a me e ancora non sa cosa le aspetterà stasera quando la porterò all'hotel, perché le darò il colpo di grazia, se non si spezzerà si piegherà una volta per tutte.

Guido fino ad arrivare al primo negozio che abbiamo in programma accarezzandole la coscia fino ad arrivare al ginocchio anche se credo che non lo stia apprezzando e come parcheggio la vedo sussultare all'idea di scendere e camminare ancora senza scarpe ma, lo dovrà fare perché adoro vederla camminare scalza ma, adoro di più vederla nuda ed obbediente.

Scendo chiudendo la portiera mentre lei scende guardandosi attorno in cerca di qualcosa o qualcuno che possa vederla e giudicarla. Mi intrigano le sue paure, più di quanto possa immaginare.

Faccio il giro della macchina con non curanza, voglio metterle ancora un po' di pressione,ma non molta, voglio capire a che punto sono i suoi nervi.

- Elena vuoi aspettarmi in macchina?

- Non posso, non oggi. Risponde tristemente a testa bassa senza guardarmi aprendo la portiera posteriore afferrando la borsa con il tablet. È arrivata al limite, devo fermarmi l'ho capito dal suo sguardo mogio, anche perché qui c'è gente che mi conosce e non farei una gran bella figura portandomi appresso Elena senza scarpe.

Prendo dal sedile le sue scarpe e se ne accorge subito.

- Non le metto, lasciale lì. Esclama avvilita ma, non l'ascolto prendendo anche un espositore di cartone dal baule.

Cammino senza prenderla per mano e lei mi segue come un cagnolino fino ad arrivare al mio fianco.

- Paolo non le metterò mai in queste condizioni. Saltella facendomi vedere in che condizioni sono i suoi piedi uno alla volta, ammettendo con me stesso che sono davvero luridi ed è stata brava a compiere ciò che ha fatto senza lamentarsi nemmeno una volta, prima di uscire dall'autogrill

Mi fermo e la guardo scavandole dentro con severit, perché ho bisogno che non mi consideri come un suo ipotetico fidanzato ma come il suo tutor padrone .

- Adesso andiamo in bagno, ti lavo i piedi e poi ti vado a prendere delle calze nuove mentre mi aspetti. Quello che abbiamo fatto in autogrill era solamente un gioco e il gioco è bello finché dura poco. Adesso siamo qui per lavorare.

Lei subito sembra non capire ma, poi realizza quanto le ho detto e smette di parlare, seguendomi dentro al centro commerciale come un cane bastonato.

Andiamo nel bagno delle donne, dove manco farlo apposta c'è ne sono due sulla quarantina che mi guardano storto, senza dire una parola, appoggiate alla parete.

Incurante della loro presenza, con le scarpe di lei nella mano destra le ordino di togliersi il collant con le due donne che ci guardano, anche se sembrano pronte per uscire e lei anche se imbarazzata dopo qualche secondo di tentennamento, lo sfila alzandosi leggermente la gonna con le mani, mostrando a me e forse alle altre due un pezzo delle sue mutandine rosse.

Riempio una mano di sapone e guardo le due parlando con Elena, aprendo l'acqua finché non diventa calda.

- Alza il piede e mettilo sul lavandino. Ordino con rabbia perché le due donne non se ne vanno e questo momento per me è molto più che intimo è un istante che vorrei durasse un secolo, perché gli laverò i piedi e loro, con la loro presenza lo stanno rovinando e questo non lo potrò più avere indietro. Elena in difficoltà tentenna, dal suo sguardo capisco che vorrebbe farlo lei ma, non glielo permetterò mai. Per fortuna non se lo fa ripetere ed io vorrei premiarla con un bacio, cazzo non siamo soli.

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