Capitolo 25

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Paolo

Giustamente si è offesa, devo ricordarmi di non esagerare e di darle quello che le spetta la prossima volta. Devo ammettere che mi sono comportato da perfetto stronzo.

- Perdonami Elena, ho esagerato. Sussurro rammaricandomi.

- Non fa niente, portami a casa per favore, ho bisogno di stare un po' da sola. Mi risponde con tristezza. Ma io non ho intenzione di portarla a casa e così le prendo la faccia stringendole le guance con la mano destra portando i suoi occhi sui miei.

- Capisco che ti sei offesa ed hai tutte le ragioni del mondo per esserlo, ma vuoi rinunciare a te, a me, a noi e a tutto ciò che abbiamo costruito? Solamente perché  ho esagerato e mi sono fatto prendere la mano? È davvero quello che vuoi dimmelo con sincerità, dimmi che non mi vuoi più. Esclamo con possessione.

Lei mi guarda non dice nulla per interi secondi, forse perché la stringo forte. Troppo forte. La lasciò è non le do il tempo per riprendersi perché di nuovo la incalzo portandola verso di me e donandole un bacio sulle labbra.

- Elena, ti prometto che come arriviamo al centro benessere mi prenderò cura delle tue esigenze. Promesso. Adesso per favore legati i capelli e rimettiti il collarino.

Accendo la macchina e parto, lei da brava aspetta qualche secondo ma, poi si arrende all'evidenza che senza di me non sa stare e si lega di nuovo i capelli per me, allacciando anche il collarino dietro alla nuca ed infine si toglie la scarpa e mette il suo piede tatuato sulla mia gamba.

- Brava! Esclamo accarezzandole le dita una ad una, guardando la strada e pensando che non riusciremo mai ad arrivare per le otto.

Elena mi sorprende, è magnifica quando lo fa, tira su con il naso e mi guarda, mentre io la guardo con la coda dell'occhio.

- Ti chiedo scusa per prima, non so cosa mi sia preso. Sussurra con una tenerezza che mi riempie il cuore.

- Eri offesa perché ti ho negato l'orgasmo che meritavi, stasera rimedierò ai miei errori.

- È da stamattina che ti desidero. Bofonchia lasciandosi scappare un mezzo sorriso. Raccoglie il suo perizoma dal tappetino e con una nuova domanda mi riempie d'orgoglio.

- Cosa devo fare con questo? Vuoi davvero che lo prenda in bocca?

- Lo faresti? Chiedo per vedere fino a dove saprebbe spingersi per me.

- Lo farei pur di renderti felice e orgoglioso di me.

Prendo il perizoma dalla sua mano, è secco, il suo nettare si è seccato. Lo porto sul naso e lo annuso. L'odore dei suoi ormoni è forte e delicato allo stesso tempo e me lo fa tornare duro. Stasera però le mie attenzioni saranno tutte su di lei e non posso permettermi di chiederle l'ennesimo pompino o stasera rischierei di non avere abbastanza energie.

Le mie preoccupazioni si avverano quando parcheggio l'auto perché siamo arrivati a destinazione con mezz'ora di ritardo.

Scendo dall'auto e una sferzata d'aria fredda mi solletica il viso, c'è freddo, del resto siamo in montagna e non mi aspettavo di trovare una temperatura mite, ma questo freddo no. Le mie attenzioni si spostano su Elena che ha solamente una gonnellina e la camicetta. Tolgo la giacca e gliela metto sulle spalle.

Lei mi ringrazia e mi dona un bacio e mi chiede come faremo domani ad uscire per fare una passeggiata con questo freddo. Ci daranno tutto loro spero. Rispondo perché qui non sono mai stato.

Prendo il mio trolley e la borsa verde della mia compagna e lascio la borsa con il tablet nel baule in modo che non si veda e prendendo per mano la mia principessa la conduco dentro a questo maestoso centro, illuminato a giorno e veramente grande.

IL SOGNO DI UNA BAMBOLA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora