Capitolo 8 - Un fottuto labirinto

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La signora Eliot ci guardò negli occhi per un tempo infinito, prima di dare il suo assenso a ciò che io e mio fratello avevamo già progettato nel dettaglio nelle nostre menti.

Non era stato semplice convincerla: Mike era a un passo dalla laurea e avrebbe dovuto di lì a qualche mese tenere diversi provini per alcune delle squadre di basket più importanti dell'NBA. Pertanto, era più che lecito temere che, a causa di quell'avventura improvvisata, lui perdesse di vista il suo obiettivo.

Alla fine, complice anche la nostra determinazione comune, fu costretta ad accettare la nostra partenza. Tuttavia, quando iniziammo a parlare di fondi, l'unica cosa che ottenemmo dai suoi genitori fu il permesso di utilizzare la loro seconda auto. Tutto il resto sarebbe stato a carico nostro, malgrado concretamente non possedessimo che poco più di un centesimo.

Forse non era stata una grande idea presentarmi ai loro occhi come una ricca ereditiera...

Mio fratello, infatti, disponeva soltanto di cinquecento dollari, mentre io, oramai, ne avevo conservati, rispetto ai trecento di partenza, poco meno di duecento.

Non ci sembrava che fossero così pochi prima di intraprendere il nostro viaggio, in realtà, al contrario, si sarebbero rivelati, molto più avanti, soltanto una piccola goccia in un mare infinito dei dollari che ci sarebbero serviti per portare avanti la nostra missione.

Inoltre, fu complicato spiegare a Sally e a Carl perché non potessimo semplicemente prendere un aereo, senza dire loro che i miei genitori non sapessero nulla di ciò che stessi facendo. 

Mia madre, non so come ci riuscisse, anche dopo il compimento dei miei diciotto anni, sapeva sempre tutto riguardo i miei spostamenti. 

Era necessario, proprio per questa ragione, partire senza avere nessun biglietto che fosse direttamente ricollegabile al mio nome; perciò avremmo dovuto evitare mezzi di trasporto con prenotazioni nominali.

La prima tappa sarebbe stata Fargo, avremmo cercato in ogni modo di scoprire di più sui nostri fratelli. Poi, dopo questa prima visita, avremmo raggiunto Jamestown per ricongiungerci ancora meglio alle nostre radici e per indagare più a fondo la reale motivazione che sedici anni prima aveva portato i nostri genitori ad abbandonarci. 

Mike la ricordava come una cosa talmente tanto improvvisa, un'unica macchia in un'esistenza perfetta, che non poteva essere stata in alcun modo premeditata; e io dal canto mio, sebbene non ne avessi memoria alcuna, fin da subito fui d'accordo con lui.

Quando finimmo di spiegare ogni spostamento ai suoi genitori e di ispezionare la strada insieme al signor Eliot, mi allontanai per contattare l'unica persona con la quale, inspiegabilmente, sentivo fosse giusto parlare di ciò che stava avvenendo.

«Hey... so che a quest'ora sarai molto impegnato e mi auguro davvero che tu lo sia insieme a lei... volevo soltanto condividere con te un altro tassello di questo mio viaggio. Io e mio fratello abbiamo appena deciso di partire per il North-Dakota. Se mai dovesse accadermi qualcosa, voglio che tu sia l'unico a saperlo. Mi sei stato d'aiuto più tu in un solo giorno che i miei amici o i miei genitori in una vita. Ciao Jay, appena puoi, chiamami» spostai il pollice dal simbolo del microfono e inviai la registrazione. Mi sembrò molto strano che non l'avesse neanche ricevuta e che il suo ultimo accesso fosse ormai risalente al giorno precedente, ma non ci diedi grande peso, perché venni distratta dalla presenza di Chris.

Quest'ultimo stava avanzando verso casa con le spalle flosce e la testa abbassata. 

Mi colpii vederlo così affranto.

Alzò il capo solo quando fu abbastanza vicino per accorgersi di me, seduta sui gradini del portico.

«Ciao», è tutto ciò che mi disse, prima di oltrepassarmi.

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